Il rito funebre

Il rito funebre_

il rito funebre

I riti funebri sono sempre stati celebrati sin da quando l’uomo esiste sulla terra. Nelle grotte dello Shanidar in Iraq, ad esempio, sono stati scoperti degli scheletri di Neanderthal coperti da un caratteristico strato di polline: ciò ha suggerito che i morti potessero essere sepolti con un minimo di cerimoniale in cui il presunto omaggio floreale potrebbe rappresentare una sorta di simbolismo. 

Come già accennato, l’uomo ha sempre avuto un’attenzione particolare verso la morte e il rendere omaggio ai propri defunti. Ogni popolo, sin dall’antichità, ha avuto, e ha ancora, propri riti e tradizioni che si sono tramandate e si sono adattate ai tempi. 

Le somiglianze che interessano le diverse culture sono tante, ma sono profonde e radicate anche le differenze, ed è giusto e doveroso rispettarle in un momento tanto delicato. 

Sul nostro blog abbiamo già visto come vengono svolti i riti funebri laici o in determinate culture nel mondo, ma oggi vi vogliamo raccontare i riti funebri delle maggiori religioni nel mondo.

Rito funebre cattolico

Il cristianesimo è la religione più diffusa nel mondo con oltre 2 miliardi di fedeli. In generale, il funerale cristiano è il rito che viene realizzato per il trapasso dell’anima del defunto dalla vita terrena a quella dei cieli. Il cristianesimo crede nell’esistenza dell’inferno, del purgatorio e del paradiso e, in base alle azioni svolte in vita, l’anima buona e senza peccato potrà andare in paradiso, mentre i peccatori che non hanno intenzione di redimersi andranno all’inferno. Il purgatorio è una zona di passaggio per le anime che devono ancora ripulirsi del tutto per poi poter accedere al paradiso. 

Tre sono i momenti principali organizzati durante il rito funebre cattolico: il commiato durante il quale la salma è esposta davanti ai visitatori, la veglia e, infine, la sepoltura. 

Negli ultimi anni si sta affacciando sempre più nel rito funebre cattolico anche la cremazione. Benché la chiesa preferisca la sepoltura, non è contraria alla cremazione della salma.

La durata di un intero rito funebre cristiano è di circa tre giorni, dalla veglia fino alla sepoltura o alla cremazione, e la messa vera e propria in chiesa può durare da un’ora a un’ora e mezza in base all’orazione del sacerdote. 

 

Rito funebre musulmano

La seconda religione più diffusa al mondo dopo il cristianesimo è l’Islam. Il rito funebre musulmano prevede delle regole più rigide per la sua realizzazione rispetto a quello cattolico. 

Come molte religioni del mondo, anche l’islam crede nell’aldilà ma, a differenza del cristianesimo, i musulmani pensano che ci si andrà nel Giorno del Giudizio, ossia quando il mondo finirà e le anime dei defunti potranno finalmente entrare in paradiso se sono state buone in vita o, al contrario, essere relegate all’inferno. 

Nella religione islamica la cremazione non è prevista perché la resurrezione non sarebbe possibile con l’eliminazione del corpo materiale. Alla sepoltura generalmente partecipano solo gli uomini.

Secondo la Sharia, la legge sancita dall’Islam, i rituali per onorare il defunto devono essere organizzati subito dopo la sua morte. Gli occhi e la bocca del defunto vengono chiusi, come accadeva anche in molti rituali dell’antichità, e il corpo viene coperto con un lenzuolo. 

Dato che le abluzioni sono fortemente radicate nel credo islamico, anche il corpo del defunto deve essere lavato per tre volte da parte dei suoi familiari, essere posizionato con le mani sul petto e infine chiuso all’interno di lenzuola. 

Durante il funerale le persone care e i membri della comunità si riuniscono nella moschea per pregare e chiedere il perdono per il defunto, affinché possa entrare in paradiso. Il rito viene guidato dall’imam e può durare fino a un’ora, mentre il periodo di lutto dura tre giorni, anche se le vedove lo portano per mesi. 

Rito funebre ebraico

Un funerale ebraico è una cerimonia ricca di rituali e di leggi che devono essere rispettate. Un aspetto molto interessante dell’ebraismo è che i fedeli non credono in un aldilà, come fanno i credenti delle altre due maggiori religioni, ma pensano semplicemente che la morte debba essere accettata.

Nel momento in cui una persona muore, il suo corpo deve essere lavato e poi avvolto in un sudario insieme a un gruppo di persone che veglierà su di lui finché non verrà sepolto e il tutto deve avvenire nell’arco di un’unica giornata, e le persone che desiderano fargli visita dovranno recarsi nel luogo prescelto per la cerimonia che può essere la sinagoga oppure un luogo reso disponibile dall’impresa di pompe funebri. 

Durante il rito funebre le persone quindi si riuniscono, vengono recitate le preghiere, viene fatto un elogio e il corteo si muove verso il cimitero dove sarà recitata un’altra preghiera. Al termine della sepoltura, i familiari e i visitatori si recheranno alla sinagoga o alla casa del defunto per un ricevimento dove verrà accesa una candela in memoria del defunto. 

Per quanto riguarda la sepoltura o la cremazione, alcuni movimenti permettono solo la prima mentre altri ammettono anche la seconda. 

Il rito funebre, che sia civile o religioso, è il momento più ricco di significato, in cui viene commemorata la persona defunta, dandole l’ultimo saluto e esprimendo solidarietà alla famiglia attraverso la partecipazione.

Le tradizioni, il credo religioso, l’appartenenza ad un gruppo sociale, le particolari volontà dei congiunti e quelle lasciate dall’estinto, rendono unico ogni atto funebre. Noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis offriamo un servizio in grado di rendere omaggio al defunto nel rispetto di tutti i maggiori riti funebri.

Tra paganesimo e cristianesimo: Ognissanti e il Giorno dei morti

Come ogni anno, quando arriva novembre, non possiamo dimenticarci delle due ricorrenze con le quali si apre il mese, cioè la festa di Ognissanti e il Giorno dei morti. Anche se cadono in giorni successivi queste sono due feste separate, sono festeggiate per diversi motivi e hanno al loro interno diversi riti.

La Festa di Ognissanti o di Tutti i Santi cade il 1° novembre di ogni anno. Le origini di questa ricorrenza sono lontanissime e si possono rintracciare al tempo dell’antica cultura delle popolazioni celtiche. I processi storici e culturali che hanno portato questo giorno ad avere un’importanza assoluta nel mondo cattolico, sono molti. In alcuni testi, però, appaiono controversi e discordanti.

Tutto sembrerebbe risalire alla cultura celtica la cui tradizione divideva l’anno solare in due periodi. Quello in cui c’era la nascita e il rigoglio della natura e quello in cui la natura entrava in letargo passando un periodo di quiescenza.

“Se il vostro nome non ha un santo corrispondente nel calendario, oggi è la giornata migliore per festeggiare, ci sono tutti.”

Nel VII secolo, con l’avvento al soglio pontificio di Papa Bonifacio IV si tentò di andare oltre, ovvero di cambiare la festa pagana in festa cristiana dandone così un significato puramente religioso. Per togliere ogni residuo di paganesimo, l’idea originale fu quella di abolire la festa pagana. Questa decisione, però, avrebbe scatenato le ire del popolo ancora molto ancorato alle antiche tradizioni. Si optò quindi per la compensazione e il giorno di festa religioso venne chiamato Tutti i Santi, giorno in cui poter onorare i santi e che cadeva il 13 di maggio.

La conseguenza di questa decisione fu quella di avere due feste affiancate, una pagana e una cristiana. Circa due secoli più tardi, e più precisamente nell’835, Papa Gregorio IV fece coincidere la data della festa cristiana con quella pagana per diminuire ancor di più il peso dell’antico culto precristiano. Il giorno della festa di Tutti i Santi da quel momento sarebbe stata quindi il 1° novembre di ogni anno. 

Ma anche questo non bastò a sradicare del tutto il culto pagano. La Chiesa, così, introdusse nel X secolo una nuova festa, quella dedicata ai morti, che cadeva il 2 novembre. Questo diventa così il giorno dedicato a commemorare i nostri cari che non ci sono più. Secondo il calendario liturgico romano è considerata alla stregua di una solennità e ha precedenza sulla domenica; prima della riforma liturgica, invece, quando il 2 novembre cadeva di domenica la commemorazione dei defunti veniva spostata al giorno successivo, lunedì 3 novembre.

La ricorrenza è preceduta da un tempo di preparazione e preghiera in suffragio dei defunti della durata di nove giorni: la cosiddetta novena dei morti, che incomincia il giorno 24 ottobre. Alla commemorazione dei defunti è connessa la possibilità di acquistare un’indulgenza, parziale o plenaria, secondo le indicazioni della Chiesa cattolica. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la commemorazione dei defunti non è mai stata ufficialmente istituita come festività civile.

In tutti i paesi di tradizione cattolica ci sono feste nel giorno dei santi e in quello dei morti e anche in quelli che precedono, come, ad esempio, las dias de los muertos in Messico o quella di San Simone in Guatemala (ma anche in  Nicaragua e molti altri paesi dell’America Centrale) che hanno preso questo nome con la conquista cristiana, ma erano comunque già presenti nei riti delle popolazioni precolombiane. 

Non possiamo negarlo, col cristianesimo molte tradizioni precristiane sono mutate e sono state sostituite da riti più vicini alla chiesa. Fortunatamente, questi riti, non sono stati dimenticati del tutto e hanno continuato a esistere parallelamente ai nuovi riti cristiani. Grazie a questo oggi abbiamo un insieme di riti e tradizioni che si intrecciano tra di loro, rendendo questi due giorni densi di significato e storia.

Per altre curiosità sul nostro lavoro e sul nostro mondo, continua a seguire il blog delle  Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis.

Chiese e riti religiosi, al via una nuova normalità

Con la Fase 2 operativa dallo scorso 4 maggio abbiamo cominciato a vedere barlumi di riapertura: riprendere a tornare nei luoghi di culto, i funerali con massimo 15 persone, sempre rispettando le regole del distanziamento sociale e delle mascherine.

Dal lunedì 18 maggio ancora di più cominciamo a sentirci liberi, perché molte sono le novità dell’ultimo DPCM del 17 maggio, che permettono a tante attività di rialzare le saracinesche, mettendo in atto tutte le indicazioni di sicurezza necessarie.

L’emergenza c’è ancora, il Coronavirus è sempre nella nostra Italia, quindi massima attenzione ovunque. Anche nei luoghi di culto, anche nelle chiese, dove però possiamo finalmente tornare.

Come si potrà assistere a un rito religioso? Le linee guida sono chiare in materia e oggi vogliamo proprio darvene conto.

In primis il distanziamento sociale è la priorità: infatti in tutte le chiese, sulle panche, sono stati messi dei bollini adesivi che indicano dove è possibile sedersi.

Mascherine da indossare obbligatoriamente, in alcune città c’è anche l’obbligo dei guanti.

Sarà necessario anche igienizzarsi le mani: così verranno sistemati “distributori” di gel all’ingresso: altra precauzione anti contagio necessaria anche in tutte le attività commerciali.

E quando c’è un funerale, come ci deve comportare?

In base al DPCM del 17 maggio 2020, la Federazione nazionale imprese onoranze funebri (Feniof) ha spiegato gli articoli relativi alle disposizioni della chiesa durante le esequie, che si dovranno seguire dal 18 maggio al 14 giugno.

In esso, tra le altre cose, si stabilisce che:

“Può essere prevista la presenza di un organista, ma in questa fase si ometta il coro. Tra i riti preparatori alla Comunione si continui a omettere lo scambio del segno della pace. La distribuzione della Comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi – indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza – abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli. Le eventuali offerte non siano raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo.”

A ciò va aggiunto che:

  • non è consentito accedere al luogo della celebrazione in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° C;
  • Viene altresì ricordato ai fedeli che non è consentito l’accesso al luogo della celebrazione a coloro che sono stati in contatto con persone positive a SARS-CoV-2 nei giorni precedenti;
  • Va favorito, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente;
  • Si continuano a mantenere vuote le acquasantiere della chiesa.

Tante disposizioni che possono essere viste come limitazioni ma che sono comunque necessarie per tutelare la salute pubblica, la salute di tutti, il bene più prezioso che abbiamo.

Per noi e per i nostri colleghi, sono stati mesi duri: abbiamo visto morire persone da sole, senza che nessuno potesse salutarli. Non è stato facile lavorare con una pandemia in corso ma:

“Abbiamo scelto sì un lavoro spesso deriso, offeso… del quale faremmo volentieri a meno se il momento non richiedesse la nostra presenza. Ci esponiamo ai rischi, anche di un contagio, ritenendo che la dignità di una persona debba essere rispettata anche dopo la morte. Per noi i defunti sono persone da onorare e non merce da smaltire, come troppo spesso vediamo fare. Ma noi non ci tiriamo indietro, siamo lì, anche di fronte alle difficoltà.”

Il Coronavirus ha stravolto il nostro modo di lavorare soprattutto ha mutato il rapporto con le famiglie, tutta l’empatia, la vicinanza e la comprensione che ci contraddistinguono: “I funerali erano anche il luogo in cui augurare alla persona cara di riposare in pace, sono diventati – con la pandemia – una semplice e veloce sepoltura. Un nuovo paradigma è entrato nelle nostre vite, e non c’è bisogno di essere cristiani e credenti per provare un ulteriore nodo in gola a dover rimanere soli nella propria sofferenza, le mani con i guanti, la mascherina sulla bocca, la voglia di piangere.”

Giornate, settimane, mesi in cui si è parlato di funerali da Codiv-19 in cui affetto, lacrime, dolore, tutto era nascosto, impossibile da sfogare sfiorando la bara del proprio caro.

Poi la Fase 2, dal 4 maggio, qualche sorriso in più, una parvenza di normalità in cui almeno 15 persone possono dare l’ultimo saluto al proprio caro.

Ora finalmente qualcosa in più: un altro passaggio importante, un respiro anche per noi che non ci siamo fermati un attimo ma che, dopo tanto silenzio e dolore, torniamo a risentire il rumore del traffico e riascoltare la voce delle persone, e questa è stata per noi un’emozione unica.

Da qualche giorno c’è una nuova normalità anche per noi fatta di sorrisi sotto le mascherine, occhi che si guardano e corpi che cercano un abbraccio ancora virtuale.

Da questa settimana vogliamo tornare a sperare, con tutte le precauzioni del caso, ma comunque tornare a sperare, e lo facciamo anche grazie alle parole del nostro Papa Francesco:

“Preghiamo oggi per le persone che si occupano di seppellire i defunti in questa pandemia. È una delle opere di misericordia seppellire i defunti e non è una cosa gradevole naturalmente. Preghiamo per loro che rischiano anche la vita e di prendere il contagio”.

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