AI e servizi funebri. Una nuova opportunità?

Da novembre dell’anno scorso, il 2022, tutti quanti noi abbiamo sicuramente sentito parlare almeno una volta di intelligenza artificiale. Se il termine esiste da tempo, la possibilità di toccare con mano e testare questi strumenti è questione di pochi mesi fa, cioè da quando la società openAi ha rilasciato la sua chat gpt.

Vero, le nuove tecnologie all’inizio fanno sempre un pò di paura, e tendiamo a essere diffidenti, soprattutto quando si tratta di strumenti così potenti. Però, se ci ragioniamo, superata la diffidenza iniziale, possiamo immediatamente capire che queste possono essere utili e apportare un significativo aiuto in qualunque settore, anche nel nostro delle onoranze funebri.

L’intelligenza artificiale può essere utilizzata in diversi modi, nel nostro settore, e ci può aprire delle nuove prospettive e nuove tipologie di servizio.
Quando si parla di morte bisogna sempre ricordarsi che il contatto umano, la vicinanza e una voce rassicurante fanno la differenza, ma pensiamo che questa nuova tecnologia possa essere utile per diversi scopi.

In particolare possiamo portare alcuni esempi significativi:

  • Identificazione automatica di persone decedute: l’AI può essere utilizzata per riconoscere in modo preciso le caratteristiche di una persona deceduta, come la sua età, il sesso, la forma del viso e altre caratteristiche, in modo da facilitare l’identificazione della persona da parte dei parenti e dei conoscenti. Pensiamo alle vittime di un incidente o di una valanga, che potrebbero essere identificati velocemente, in modo da rendere più veloce questa triste operazione, e poter riconsegnare più velocemente le salme alle famiglie.
  • Previsione della durata di conservazione del corpo: l’AI può essere utilizzata per prevedere quanto tempo un corpo può essere conservato in modo da poter essere esposto alla famiglia e ai parenti per l’ultimo saluto. Vero, questo utilizzo può sembrare macabro, ma dobbiamo ricordarci che, in un mondo sempre più globalizzato, le culture potrebbero mischiarsi, rendendo importante questo tipo di valutazioni.
  • Consulenza sulle pratiche funebri: l’AI può essere utilizzata per fornire consigli sulla scelta di pratiche funebri appropriate, come il tipo di urna, la scelta del cimitero e il tipo di cerimonia funebre. Questo potrebbe essere un servizio implementabile nelle pagine web delle agenzie funebri, in modo da poter offrire a un utente futuro tutte le informazioni di cui ha bisogno. Inoltre, un servizio del genere potrebbe velocizzare i tempi di risposta per queste informazioni, rendendole immediatamente disponibili.
  • Ottimizzazione delle operazioni di gestione funebre: l’AI può essere utilizzata per ottimizzare le operazioni di gestione, come la pianificazione dei servizi funebri e il trasporto del corpo, in modo da garantire una maggiore efficienza e una migliore gestione delle risorse. Questo vale soprattutto se ci si deve interfacciare con delle richieste particolari, che magari richiederebbero del tempo per essere soddisfatte appieno. Grazie a un AI, gli operatori funebri, potrebbero ridurre i tempi di studio del servizio ed essere ancora più efficienti di quanto sono normalmente.

Tuttavia, è importante notare che l’utilizzo dell’AI nel settore funebre potrebbe anche sollevare alcune preoccupazioni etiche e culturali, e quindi deve essere gestito con attenzione per rispettare le esigenze e le sensibilità dei parenti e dei conoscenti del defunto.

Come tutte le cose, non bisogna abusare, soprattutto in questi ambiti così delicati. Niente potrà mai sostituire l’empatia umana, la presenza e il calore delle persone che dovranno rendere onore a un nostro caro nel migliore dei modi possibili.

Anche gli esempi che abbiamo voluto portare, in parte, riguardano degli aspetti tecnici e non meramente organizzativi. Le persone, la nostra presenza discreta, il nostro aiuto a chi vive il dolore di quel momento, non verrà mai e poi mai sostituito da una impersonale intelligenza artificiale, ma le tecnologie non sono brutte, le innovazioni vanno capite e sfruttate se possono aiutare a offrire un servizio sempre migliore e preciso.

Offrire sempre un servizio eccellente dovrebbe essere la consuetudine se si parla di onoranze funebri. E noi delle onoranze funebri Emidio e Alfredo De Florentiis non facciamo sicuramente eccezione. La nostra ricerca, la nostra storia, il rispetto delle tradizioni, con un occhio sempre rivolto al futuro e al progresso, ci portano a essere sempre costantemente aggiornati e a potervi offrire ciò che di meglio può dare il nostro servizio.

Il ricordo per sempre, la lapide

Una lapide è una targa o una pietra incisa che viene posta su una tomba o in un luogo di sepoltura per commemorare una persona deceduta. La lapide può contenere informazioni come il nome, le date di nascita e di morte, e talvolta anche un breve epitaffio o un’immagine.

Le lapidi sono state utilizzate per secoli come parte delle pratiche funerarie in molte culture diverse. Oggi, le lapidi sono comunemente utilizzate come segno permanente di rispetto e ricordo per una persona deceduta e spesso vengono personalizzate per riflettere la personalità e gli interessi del defunto.

Infatti, a seconda del caso, queste possono essere fatte di diversi materiali, come il marmo, il granito, la pietra calcarea, il bronzo, il vetro, il legno o il cemento. Le informazioni e le immagini possono essere scritte o incise sulla lapide utilizzando diverse tecniche, come l’incisione e l’ossidazione. Le lapidi possono essere poste sopra la tomba, all’interno di una cripta o in altri luoghi di sepoltura, come gli spazi dedicati alle ceneri cremate.

I materiali più comuni con i quali vengono fatte le lapidi sono: 

  1. Marmo: il marmo è il materiale più comune per le lapidi, è resistente alle intemperie e offre una buona superficie per l’incisione.
  2. Granito: il granito è un materiale duro e resistente alle intemperie, quindi è spesso utilizzato per le lapidi in aree con un clima più severo.
  3. Pietra calcarea: la pietra calcarea è un materiale poroso che può essere facilmente scolpito, ma non è resistente alle intemperie come i due precedenti.
  4. Bronzo: il bronzo è un materiale resistente alle intemperie e alla corrosione, quindi è spesso utilizzato per le targhe commemorative e per le placche
  5. Vetro: il vetro può essere utilizzato per creare lapidi traslucide, con testi e immagini incise su di esso.
  6. Legno: il legno può essere utilizzato per creare lapidi temporanee o per sepolture naturali.

Ci sono anche altri materiali, come il cemento e l’acciaio inossidabile: la scelta del materiale dipende spesso dal budget, dalla durata prevista della lapide e dalle preferenze personali della famiglia.

Una delle alternative più comuni è l’uso di materiali ecologici e sostenibili, come il legno, la canna di bambù o la pietra naturale. Questi materiali sono biodegradabili e meno impattanti sull’ambiente rispetto al marmo, al granito o ad altri materiali sintetici.

Alcune alternative moderne includono l’uso di materiali compositi, come la resina o il cemento rinforzato con fibra di vetro, che possono offrire maggiori opzioni di design e durata rispetto ai materiali naturali.

Un’altra alternativa, ma che difficilmente vediamo, sono le lapidi digitali, che utilizzano schermi digitali incorporati nella lapide per visualizzare immagini, video e altri contenuti digitali. Queste lapidi possono essere utilizzate per creare esperienze più interattive e personalizzate.

Le scritte sulle lapidi, come già accennato, sono fatte per incisione o per ossidazione. 

L’incisione è la tecnica più tradizionale per scrivere sulle lapidi: consiste nell’usare uno scalpello o uno strumento simile per intagliare i caratteri nella superficie della lapide. L’incisione può essere effettuata a mano o con l’ausilio di macchine elettroniche a controllo numerico. Questa tecnica può produrre caratteri con linee nitide e dettagliate, ma richiede una certa abilità e precisione.

L’ossidazione è una tecnica più moderna che utilizza sostanze chimiche per creare una scritta sulla superficie della lapide. In questo processo, i caratteri vengono disegnati su una maschera adesiva, che viene applicata sulla lapide. La lapide viene poi esposta a sostanze chimiche che creano un’ossidazione controllata sulla superficie esposta. Dopo che la maschera adesiva viene rimossa, i caratteri appaiono come aree non ossidate sulla superficie. Questa tecnica può produrre caratteri con bordi morbidi e uniformi.

Come visto esistono diverse tipologie di lapidi che possono soddisfare ogni esigenza. 

Il consiglio che diamo sempre noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo De Florentiis è di rivolgersi sempre ai professionisti del settore, che lavorano a stretto contatto con noi. In questo modo si può offrire la soluzione migliore e più rapida per questo importante elemento commemorativo. 

Quattro chiacchiere sulla morte: i death caffè

Anche se non c’è niente di sbagliato, parlare di morte non è ancora semplice e, anche se non è più considerato un tabù, potrebbe causare un poco di fastidio in qualche ascoltatore che ritiene l’argomento “sconveniente”.
Per ovviare a questi problemi, Jon Underwood, un consulente di salute mentale britannico, ha pensato di creare dei luoghi dove poter dialogare in libertà di questo argomento così delicato: così nel 2011, riprendendo l’esperienza dei cafés mortels, nacquero i death café.

I death café sono riunioni che offrono uno spazio sicuro dove poter discutere della morte e del morire attraverso conversazioni leggere o più tecniche, davanti, appunto, a un caffè.
Sono un luogo dove persone di tutte le età e di tutti i background possono condividere le proprie esperienze, preoccupazioni e sentimenti sui temi della morte e dello stato eterno. Il fine del death café è di aumentare la consapevolezza e l’accettazione della morte come parte naturale della vita e sostenere tutti nella ricerca della vera pace della mente rispetto al tema.

Gli eventi sono organizzati da diversi volontari, tra cui consulenti di salute mentale, dottori, operatori sanitari e persone con esperienza personale o professionale su questo tema. Le riunioni vengono organizzate in luoghi pubblici  e forniscono occasioni di apprendimento informale su una varietà di argomenti come la pianificazione dei funerali, le tematiche legate all’eutanasia, la religione e la spiritualità, e tutto ciò possa ruotare intorno al tema della morte.

Gli incontri furono un successo e, dall’Inghilterra, questo tipo di incontri si diffusero rapidamente in tutto il mondo. In Italia il primo fu a Verona e la sua organizzatrice, Elisabetta Lucchi lo definisce come:
uno spazio accogliente e protetto dove persone, spesso sconosciute tra loro, si incontrano per parlare della morte, condividendo sentimenti, emozioni, esperienze, una tazza di tè e una fetta di torta. Parlare della morte e del morire non è certo cosa facile, soprattutto se non si intende cadere in grotteschi umorismi o in scaramantici luoghi comuni. Come ben sappiamo, si tratta di un tabù della cultura occidentale. Tuttavia il tema della morte affascina molte persone, in Italia e nel mondo, desiderose di affrontare l’argomento avvicinandosi ad esso senza pregiudizi, con curiosità e con naturalezza. Il successo dei Death Café lo dimostra.”

Da semplici incontri presto i death cafè divennero un vero e proprio format, che prevede alcune regole fondamentali:

  • i Death Café sono sempre gratuiti, non hanno scopi terapeutici o commerciali, è sempre necessaria la presenza di cibo e di bevande, preferibilmente non alcoliche,
  • è fondamentale il facilitatore, ovvero una persona in grado di stimolare la conversazione e di controllare che non vengano infrante le poche regole prestabilite
  • proporre la compilazione di un test di valutazione che ha lo scopo, oltre a quello di esprimere un semplice giudizio di gradimento, di creare una sorta di guida su come condurre al meglio i successivi incontri, su quali siano i temi più frequentemente emersi, quali i toni e quali le novità introdotte dai singoli. I risultati dei test, compilati in forma anonima, vengono condivisi dai facilitatori attraverso un sito internet.

Oltre a questi assunti, per organizzare uno di questi incontri, bisogna contattare l’organizzazione di riferimento che, come si legge sul sito ufficiale www.deathcafe.com, è un social franchise, ovvero una associazione senza scopo di lucro che mette a disposizione il logo e il nome dell’evento in cambio della sottoscrizione dei principi e delle linee guida per la loro realizzazione.

L’obiettivo primario dei death café è dunque quello di parlare della morte per riflettere sulla vita, rompendo così questo tabù. Questo avviene grazie all’incontro di un gruppo aperto di persone, mai troppo affollato, in cui la parità tra i partecipanti fa da padrone, anche se, naturalmente, non tutti sono allo stesso livello di consapevolezza; per questo motivo il compito del facilitatore è quello di stimolare la conversazione e rompere il ghiaccio tra i partecipanti, ma non deve mai indirizzare la discussione verso una fine prestabilita e soprattutto non deve influenzare le conclusioni personali. 

Non si tratta di un gruppo di sostegno dedicato al superamento del lutto e non ha velleità terapeutiche, come non sono luoghi di promozione per i professionisti. Ma, come ripetiamo spesso noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, la condivisione di stati d’animo e di opinioni aiuta la riflessione, la crescita personale e facilita l’elaborazione del lutto.

La cremazione in Italia: le ultime statistiche

Se analizziamo la situazione delle sepolture in Italia, ci rendiamo conto che negli ultimi anni c’è stato un uso sempre più costante delle pratiche di cremazione. Questo è dovuto anche all’aumento della mortalità causata dalla pandemia di Covid, ma ci sono anche altri fattori che hanno contribuito all’aumento delle richieste di cremazione in Italia negli ultimi anni:

  • Cambiamenti culturali: la cremazione sta diventando sempre più accettata come modalità di sepoltura alternativa alla sepoltura tradizionale.
  • Costi: la cremazione è solitamente più conveniente rispetto alla sepoltura tradizionale e richiede meno spazio per la sepoltura delle ceneri.
  • Urbanizzazione: la crescita delle città e la scarsità di terreno disponibile per le sepolture stanno spingendo sempre più persone a scegliere la cremazione.
  • Preoccupazioni ambientali: la cremazione è percepita come un’opzione più ecologica rispetto alla sepoltura tradizionale, poiché non richiede la preparazione di una tomba e la costruzione di una lapide.

Questi sono solo alcuni dei fattori che stanno contribuendo all’aumento delle richieste di cremazione. Tuttavia, è importante sottolineare che le preferenze personali, culturali e religiose giocano ancora un ruolo importante nella scelta delle modalità di sepoltura.

Analizzando le statistiche, possiamo notare un quadro di indubbia crescita, soprattutto per quanto riguarda la cremazione di feretri che, nel 2020, hanno raggiunto la quota di 247.840 cremazioni, con una crescita del 27,31% rispetto all’anno 2019. Una piccola inversione di tendenza c’è stata nel corso del 2021 che ha visto una diminuzione dell’1,47%, con un decremento numerico corrispondente a 3.654 unità, mentre la mortalità è diminuita del 4,97% (pari a -37.111), segno, comunque, che la tendenza a scegliere la cremazione ha avuto una accelerazione anche nel 2021.

In netto calo, invece, la cremazione di resti mortali: nel 2020 siamo scesi a 29.266 (con un calo di 9.039 rispetto all’anno 2019). Il motivo di questo calo, però, è presto spiegato: nel corso della pandemia, gli impianti per la cremazione si sono ritrovati ad affrontare un numero di defunti molto superiore alla media e le norme ministeriali hanno deciso di posticipare, a data da destinarsi, le cremazioni dei resti mortali.

Continuando a guardare le statistiche, notiamo che il 70% circa del totale delle cremazioni avviene nelle regioni del nord Italia, e si concentrano soprattutto nelle grandi città, dove grava anche il problema dello scarso spazio a disposizione per i cimiteri. 

Il lato oscuro dei dati:

Ma non tutti gli aspetti relativi alla disciplina della cremazione sono positivi: infatti, tra i tanti, si possono evidenziare i seguenti aspetti, taluni anche nuovi:

  • La diffusione di crematori di cintura urbana nelle aree metropolitane (ad. es. di Milano, Torino, Napoli).
  • Una sovra-dotazione di impianti in talune zone (del Nord), dove le autorizzazioni date per la costruzione di nuovi crematori sono superiori alle necessità effettive; si avverte così il fallimento della legge n. 130 del 2001, che imponeva piani di coordinamento regionali, poiché ben poche sono le regioni che vi hanno ottemperato.
  • L’avvio di numerose pratiche per la realizzazione di impianti nel Centro e Sud Italia, in buona parte stoppati dal rifiuto, spesso immotivato, delle popolazioni interessate dalle nuove localizzazioni (fenomeno cosiddetto NYMBY, not in my back yard, cioè non nel mio giardino), con conseguente rallentamento della installazione di nuovi crematori. In qualche caso anche le normative regionali hanno temporaneamente bloccato la realizzazione di impianti aggiuntivi rispetto a quelli esistenti o creato barriere legislative particolarmente pesanti all’ingresso di nuovi soggetti.
  • La cremazione non solo è ormai pratica funebre maggioritaria e scelta normale in ampie zone d’Italia, ma sta crescendo sempre più nel Centro e nel Sud a causa di carenze di posti feretro e per economicità del costo complessivo di un funerale.
  • La creazione di network organizzati di gestori di impianti di cremazione, che possono contare non su un singolo crematorio, ma su una rete di questi.

Non è la prima volta che parliamo di cremazione, l’abbiamo analizzata in diversi suoi aspetti, da quello tecnico a quello psicologico, ma la crescita non è mai stata così sostenuta. Infatti, anche le agenzie funebri come le Onoranze Funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, si sono attrezzate per soddisfare questo tipo di richieste, organizzandosi in tal senso per gestire la parte sia burocratica sia tecnica. 

Le strutture per il fine vita

Le strutture per il fine vita, o case di cura per il fine vita, sono luoghi dove le persone con malattie terminali possono andare a ricevere cure specializzate e assistenza nella gestione del dolore e dei sintomi. Questi posti offrono un ambiente confortevole e sostenitivo per le persone che stanno vivendo questa ultima fase, e cercano di fornire una qualità di vita il più elevata possibile in queste circostanze. Spesso le case di cura per il fine vita forniscono servizi come cure mediche, assistenza spirituale e psicologica, supporto per i familiari e per gli amici, e servizi di assistenza alla vita quotidiana.

Non ci sono linee guida standard per la struttura delle case di cura per il fine vita, poiché possono variare in base alla località e alle preferenze dei pazienti e dei loro familiari. Tuttavia, sono progettate per fornire un ambiente confortevole e discreto per le persone che vi abitano. Questo può includere ad esempio camere private per i pazienti e aree comuni per incontrare amici e familiari. Inoltre hanno una equipe di personale altamente qualificato e attento alle esigenze dei pazienti e dei loro cari. 

I servizi più importanti offerti dalle case di cura per il fine vita sono le cure mediche specializzate per gestire il dolore e i sintomi dei pazienti, nonché l’assistenza nella gestione della loro vita quotidiana. Altri servizi comuni offerti dalle case di cura per il fine vita includono:

  • Assistenza spirituale e psicologica per aiutare i pazienti e i loro familiari a gestire le emozioni e le sfide legate alla malattia terminale
  • Supporto per i familiari e gli amici, per aiutarli a comprendere meglio la malattia del paziente e come supportarlo al meglio
  • Servizi di assistenza alla vita quotidiana, come la preparazione dei pasti, il trasporto, e l’assistenza nei compiti domestici
  • Attività ricreative e sociali per aiutare i pazienti a mantenere una buona qualità di vita
  • Consulenza sulla pianificazione delle cure e su come affrontare le decisioni difficili legate alla fine della vita.

Quando un paziente muore in una di queste strutture, il personale si occuperà di preparare il corpo per la sepoltura o la cremazione, a seconda delle preferenze del paziente o dei suoi familiari. Inoltre, il personale può offrire supporto e consulenza ai familiari in questo difficile momento, e può aiutarli a organizzare i funerali o altri servizi funebri. Dopo la morte del paziente, i suoi familiari possono scegliere di portare il corpo a casa per la veglia o di lasciarlo in obitorio sino al momento del funerale, a seconda delle loro preferenze.

Le agenzie di pompe funebri non hanno un ruolo diretto nelle case di cura per il fine vita, poiché queste strutture si concentrano principalmente sulla fornitura di cure mediche e assistenza per le persone con malattie terminali. Tuttavia, le agenzie di onoranze funebri possono essere coinvolte nei servizi per i pazienti, come la preparazione del corpo per la sepoltura o la cremazione, e l’organizzazione dei funerali. Inoltre, le agenzie funebri possono offrire consulenza sulla pianificazione del funerale e su come affrontare le decisioni legate alla fine della vita.

Questo particolare momento deve essere gestito con discrezione e professionalità; infatti, i pazienti ricoverati, sono quasi sempre malati terminali, e questa condizione permette ai familiari di poter richiedere in anticipo il servizio funebre. Il compito delle onoranze funebri come la Emidio e Alfredo De Florentiis, sarà quello di soddisfare le loro esigenze e mettersi in contatto con la struttura per coordinarsi perfettamente quando arriverà il momento. 

Tutelare le nostre volontà: il testamento

“Quando la morte mi chiamerà
Forse qualcuno protesterà
Dopo aver letto nel testamento
Quel che gli lascio in eredità
Non maleditemi non serve a niente
Tanto all’inferno ci sarò già”
(Il testamento)

Con questo testo iconico ed ironico, il grande Fabrizio De Andrè, raccontava il suo testamento.

Già, il testamento, il nostro ultimo lascito, che può essere scoperto solo dopo la morte. Ma, anche se ne sentiamo parlare ogni giorno, anche se ci appassionano le storie delle liti sui testamenti, solo il 12% degli italiani ne ha redatto uno. E questo, se raffrontato con gli altri paesi del mondo, è un dato  molto basso. Sembra che gli italiani siano poco sensibili al tema del testamento, che nell’immaginario comune è strettamente associato alla morte, e può anche darsi che per motivi scaramantici gli italiani decidano di evitarlo quanto possibile. Eppure, anche un testamento redatto in giovane età può evitare molti problemi.

Infatti questo strumento permette di evitare diversi problemi e, in alcuni casi, programmare una successione “ordinata” in caso di grandi patrimoni e possedimenti, ed è anche l’unico possibile per poter disporre dei propri beni dopo la morte. In Italia, il testamento, è regolamentato dall’art. 587 del codice civile, che lo definisce come:

“un atto revocabile con il quale taluno dispone, per tutto il tempo in cui avrà cessato di vivere, di tutte le proprie sostanze, o di parti di esse”. 

Il testamento può contenere sia disposizioni patrimoniali che disposizioni morali. Le disposizioni patrimoniali si dividono in:

  • istituzioni di eredi, con cui il testatore attribuisce tutto o parte del proprio patrimonio ad uno o più beneficiari, pro quota;
  • legati, con cui il testatore attribuisce ad uno o più soggetti beni o diritti determinati.

Tralasciando forme particolari e molto rare di testamento, come il testamento segreto ed i testamenti speciali, il testamento può assumere due forme fondamentali: il testamento pubblico e il testamento olografo.

Il testamento pubblico è quello redatto con atto notarile: il testatore, alla presenza di due testimoni, dichiara le sue volontà al notaio, che le riduce in forma scritta, traducendo in corretta forma giuridica la volontà espressa dal testatore. L’originale del testamento pubblico viene conservato in luogo sicuro nello studio del notaio, una copia in busta chiusa viene dallo stesso trasmessa all’Archivio notarile, e contemporaneamente il notaio provvede a far inserire in un archivio informatico tenuto dal medesimo Archivio notarile (il cd. Registro Generale dei Testamenti) la notizia che presso il suo studio si trova il testamento pubblico di quella certa persona. Il tutto è coperto da un assoluto segreto fin quando il testatore è in vita; dopo la morte del testatore, chiunque può recarsi all’Archivio Notarile ed, esibendo un certificato di morte, chiedere ed apprendere se la tale persona ha fatto testamento pubblico e presso quale notaio del distretto il testamento è depositato.

Il testamento olografo è invece redatto direttamente dal testatore e conservato dal testatore medesimo, a meno che il testatore medesimo non ritenga di affidarlo ad altra persona. Chiunque sia in possesso di un testamento olografo, ha poi l’obbligo di portarlo da un notaio per la pubblicazione appena ha notizia della morte del testatore.

Elementi essenziali per la validità del testamento olografo sono:

  • l’olografia (da cui deriva il nome): esso deve essere scritto interamente di pugno dal testatore, non con mezzi meccanici (macchina da scrivere, computer ecc.), né da altri, sia pure sotto dettatura del testatore;
  • la data, che deve essere apposta parimenti di pugno dal testatore;
  • la firma del testatore.

Il testamento olografo, se ha i requisiti suindicati, è perfettamente valido, anche se non presenta i suddetti vantaggi del testamento pubblico.

Il testatore può anche depositare il testamento olografo presso un notaio, che in tal caso redige un verbale di deposito e lo conserva, allegato al verbale di deposito, insieme ai testamenti pubblici, nel fascicolo degli atti di ultima volontà, e comunica l’esistenza del testamento al Registro Generale dei Testamenti.

È importante ricordare che, ai fini della sua piena leggibilità, la persona che non sia in grado di scrivere di proprio pugno e sottoscrivere il testamento, ad esempio per malattia, età avanzata o analfabetismo, non potrà redigere un testamento olografo, mentre potrà fare un testamento pubblico, che dovrà però essere redatto dal notaio con particolari formalità.

 La leggi individua degli elementi essenziali che valgono per tutti i testamenti, che sono:

  • la revocabilità fino al momento della morte: il testatore può sempre, fino all’ultimo istante di vita, modificare o revocare il proprio testamento;
  • l’efficacia differita: il testamento non ha mai efficacia immediata, ma solo dopo la morte del testatore; fino a quel momento è coperto da un assoluto segreto e non produce nessun effetto: il testatore rimane padrone dei beni di cui ha disposto con testamento e può alienarli liberamente; l’alienazione di un bene assegnato a un erede o ad un legatario con testamento costituisce una revoca implicita della disposizione testamentaria.

Come abbiamo detto, all’interno del testamento possono esserci anche disposizioni morali e, non è raro trovare anche i desideri per l’ultimo saluto. Questi, devono essere rispettati per onorare appieno le volontà del nostro caro. Perciò, visto che i desideri possono essere variegati, è fondamentale rivolgersi a un’agenzia come le Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, che sarà sicuramente in grado di soddisfare le ultime volontà del vostro caro.

L’immobiliare dei defunti

Tutti noi sappiamo che il cimitero ha due funzioni essenziali e importanti: la prima è essere un luogo del ricordo dei nostri cari defunti, e la seconda è quella di essere il luogo nel quale si compiono i processi trasformativi del cadavere, in modo controllato, per tutelare la sanità e l’igiene pubblica. Purtroppo il sistema di tumulazione italiano non ha mai tenuto conto di un possibile aumento dei decessi e, di conseguenza, della necessità di nuovi spazi per le sepolture. La fragilità del nostro sistema cimiteriale, purtroppo, è emersa durante il periodo più duro del covid, dove l’eccesso di mortalità ha messo in difficoltà molti comuni italiani, soprattutto i più popolosi. 

Le difficoltà saranno sempre maggiori, soprattutto nelle grandi città, che registrando un aumento di popolazione, dovranno attrezzarsi per accogliere, si spera il più tardi possibile, ancora più defunti. Vero, la cremazione sta dando una grande mano al sistema, ma anche per questa pratica i tempi di attesa si stanno allungando sempre di più. È necessario ripensare all’intero sistema cimiteriale, in modo da evitare qualunque collasso e attesa, ridurre la burocrazia al minimo e, al contempo, occorre ripensare profondamente al ruolo del cimitero nelle città di questo secolo, comprendere i bisogni del lutto e integrarli con altri bisogni della nostra società.

Per tornare ad essere rilevanti per le loro comunità, i cimiteri devono creare spazi e memoriali progettati non solo per scopi funzionali, ma anche e soprattutto per attrarre le famiglie, e preservare la memoria dei nostri cari. Per muoverci su questa nuova direttiva, bisogna avere una comprensione approfondita della comunità, dei dati demografici, delle preferenze della popolazione e dei modelli di sepoltura e commemorazione. Infatti il sistema napoleonico di sepoltura, ancora usato nei nostri cimiteri, sta iniziando a mostrare tutti i suoi limiti, facendo allontanare sempre più i cittadini dalle opzioni seriali, portandoli alla ricerca di qualcosa di unico e personalizzato.

Abbiamo già parlato delle sepolture alternative e visto come i luoghi di inumazione, o gli impianti di cremazione, possano diventare dei luoghi nei quali la commemorazione del defunto assume un nuovo significato. Ed è anche guardando a questi esempi che la crisi cimiteriale italiana può trasformarsi in un’opportunità urbana.
Infatti, la grande diffusione della cremazione, permetterà di liberare negli anni delle aree nei cimiteri, che potrebbero essere destinate a un sistema di inumazione o tumulazione, in aree a prevalenza verde, non più viste come meri luoghi di sepoltura, ma come parti integranti del tessuto urbano, come spazi di rispetto, ma anche di comunità. 

È arrivato il momento di capire realmente cosa fare del sistema cimiteriale italiano, visto che molte aree destinate a questo uso hanno terminato la loro funzione, perché è finito lo spazio fisico a disposizione, e generano solo spese e non più introiti, necessari per la manutenzione ordinaria. Su questo aspetto occorre puntare i riflettori e varare rapidamente una riforma legislativa della normativa cimiteriale, affinché i cimiteri italiani possano avere un futuro che non sia, come oggi purtroppo si intravede, di abbandono quasi certo.

Le soluzioni ci sono, ma a volte difficilmente applicabili: si parla del sistema americano, dove i cimiteri sono gestiti da fondi terzi, che gestiscono una parte degli introiti e, in cambio, grazie agli interessi maturati da questi fondi, si fanno carico del decoro e del mantenimento del cimitero, oppure lasciare l’incombenza ai comuni, facendoli gestire al pari di uno spazio verde urbano, o ancora destinare una parte dei ricavi cimiteriali a questo scopo. Ci sarebbe anche una soluzione, estrema, alla quale non dovremmo mai arrivare, cioè il tassare l’uso degli spazi cimiteriali.

Noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis questo problema riusciamo a toccarlo con mano ogni giorno. Il nostro lavoro sarà sempre svolto ai massimi livelli, con una cura maniacale di ogni dettaglio e il rispetto di tutte le richieste del cliente, ma siamo consapevoli della situazione di alcuni cimiteri. Vero, la soluzione non è facile e deve contemplare una nuova visione del sistema cimiteriale italiano, coinvolgendo tutti gli attori presenti. Di sicuro bisogna ripensare questi spazi, renderli più vicini possibile alle città e ai centri abitati e, grazie anche alla cremazione, individuare, e costruire, luoghi nei quali il ricordo e il rispetto possano fondersi con la società dei vivi.

London bridge is down

Quattro parole, un codice che è diventato familiare nei giorni precedenti al 8 settembre, annunciavano la morte,  nel castello di Balmoral in Scozia, della sovrana più longeva, la regina Elisabetta II. Già, davanti alla morte siamo tutti uguali, e anche se la regina sembrava immortale nelle carni, il tempo ha fatto il suo decorso anche con lei, rendendola definitivamente un’icona immortale. Tutti noi, successivamente, abbiamo potuto assistere ai suoi monumentali funerali, frutto di una minuziosa organizzazione durata circa 60 anni.

Lunedì 19 settembre, a 10 giorni dalla morte, si sono svolti i funerali, monopolizzando la stampa e la TV mondiale. Si stima che la cerimonia, trasmessa da tutte le principali testate mondiali, sia stata seguita da 4 miliardi di persone, cioè quasi tutto il mondo. Un evento planetario e che sicuramente segnerà la nostra storia. Se questi dati fossero confermati, si tratterebbe dell’evento più seguito di sempre. Ma come si sono svolti questi funerali?

Le esequie si sono svolte nella grande Abbazia di Westminster solo dopo che tutte le persone invitate al funerale si fossero accommodate. A questo punto, seguendo un rituale rigidissimo, il feretro della regina è stato trasportato, da un carro trainato dai cadetti della marina, sino al centro della navata, davanti all’altare, dove il reverendo David Hoyle ha celebrato il rigido rito funebre anglicano. Il sermone, invece, è stato affidato all’arcivescovo di Canterbury.

Dopo la funzione a Westminster la bara è stata portata in processione lungo il Mall, il vialone alberato che conduce a Buckingham Palace accompagnata, in silenzio,  da migliaia di persone che da ore attendevano di salutare la regina ai lati della strada. Prima di raggiungere il Mall, il feretro era transitato attraverso il cortile di Horse Guards Parade, nel complesso di St James Palace.

L’ultima tappa della parata è stata Wellington Arch. Qui, la bara è stata trasferita su un carro funebre per il suo viaggio verso il castello di Windsor, quella che sarà l’ultima residenza e luogo di sepoltura della sovrana. La processione si è arrestata al suono dei fischietti dei reparti di scorta della Royal Navy, seguita a piedi, come in moltissime fasi sia della veglia sia della cerimonia, dalla famiglia reale.

Intorno alle 18 (ora inglese) le spoglie della regina Elisabetta hanno raggiunto la cappella di St George, annessa al castello di Windsor, per una breve cerimonia di suffragio officiata dal reverendo David Conner, rettore della complesso religioso locale prima della sepoltura. La bara è stata accolta in chiesa dall’inchino dei fedeli e dal suono di un organo.

Dentro c’erano 800 ospiti scelti e fuori, con militari e collaboratori della casa reale, la pony Emma e alcuni cani Welsh Corgie cari a Sua Maestà. Il cerimoniale liturgico finale segue nei dettagli le volontà di Elisabetta: previsto anche il canto di un inno della tradizione ortodossa, Russian Kontakion of the Departed, scelto dal principe consorte Filippo per il proprio funerale nel 2021.

Prima della sepoltura di Elisabetta, le insegne reali, cioè la corona, lo scettro e il globo d’oro, sono state tolte dalla bara e consegnate al celebrante che le ha deposte sull’altare. La cerimonia si è conclusa quando re Carlo III si è avvicinato a deporre sulla bara il vessillo che tradizionalmente serve a identificare il comandante in capo in battaglia e il Lord Ciambellano della casa reale ha spezzato la bacchetta di comando, simbolo della fine del potere terreno di un sovrano defunto. Sia il vessillo, sia il bastone spezzato sono stati sepolti assieme a Elisabetta.

In seguito la regina Elisabetta è stata tumulata nella cappella di St George, nel corso di una cerimonia privata a cui hanno preso parte re Carlo III e i membri più stretti della famiglia reale. La sovrana riposa in una piccola cappella della chiesa, la King George VI Memorial Chapel, accanto al principe consorte Filippo e vicino al padre Giorgio VI, alla regina Madre e alla sorella, la principessa Margaret. Secondo i media sulla lastra di marmo della tomba appare la scritta: “Elizabeth II 1926-2022”.

Un funerale importante, organizzato negli anni e dai toni che si addicono a una sovrana come Elisabetta. Una cosa accomuna però questo evento a un funerale come quelli che vediamo tutti i giorni, a quelli che anche noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis contribuiamo a organizzare, cioè il rispetto dei riti, del momento triste e delle volontà del defunto.  E, alla fine, anche se non siamo regine o re, il momento dell’ultimo saluto deve essere importante, ricordare la memoria del defunto nel rispetto delle sue ultime volontà, perché questa possa resistere in eterno nel cuore dei nostri cari.

I bambini d’acqua

La scomparsa di un figlio, soprattutto in tenera età è sempre una tragedia tremenda che genera molto dolore. Ma non dobbiamo dimenticarci che, purtroppo, esistono anche i bambini nati morti o i feti abortiti. Anche a questi, naturalmente con le dovute attenzioni e sensibilità, si possono rivolgere riti e credenze.

Di sicuro la più suggestiva è quella buddista, dove un bambino che muore prima di nascere non può andare in paradiso perché non ha mai avuto l’opportunità di accumulare un buon karma, ma viene mandato in un luogo chiamato sai no kawara sulle rive del fiume Sanzu. Questi riti prendono il nome di mizuko kuyō.

L’immaginario che circonda queste credenze è variegato, ed anch’esso è il risultato di evoluzioni storiche, ma possiamo dire che nella maggior parte dei casi la rappresentazione ricorrente è quella che vede gli spiriti dei bambini radunarsi lungo il fiume dei morti, e, incapaci di attraversarlo, perché alcuni demoni gli intralciano la strada, le piccole anime giocano, e cercano di costruire dei piccoli templi con i sassi del fiume, nella speranza che questa azione permetta loro di accumulare meriti e di raggiungere l’altra sponda del fiume o una rinascita immediata. 

Immancabilmente i demoni arrivano e distruggono senza pietà le costruzioni, e immancabilmente i piccoli spiriti ricominciano da capo. È un’immagine molto triste, dove la piccola anima è rappresentata sola, spesso dimenticata dai genitori, e incapace di liberarsi da questo luogo di pena, per certi versi simile al Limbo cristiano, a metà tra la vita e la morte. Questa situazione tragicamente senza uscita è tuttavia interrotta in diverse tradizioni dalla comparsa del bodhisattva Jizō, figura estremamente popolare in Giappone, che distrugge i demoni e salva i piccoli dal loro stato di tristezza e miseria. 

L’azione di Jizō contro i demoni, in difesa delle piccole anime solitarie, è estremamente rapida e totalizzante, e non lascia spazio alla descrizione dell’effettivo scontro tra queste due figure: in altre parole, non esiste un vero scontro tra bene e male, tra demoni e dio salvatore, ma anzi l’azione di Jizō è assoluta e totalizzante, garantendo alle anime dei piccoli bambini l’immediata salvezza. 

Nella pratica contemporanea, i mizuko kuyō si articolano in diverse attività culturali, che variano a secondo del rito. Un primo genere di riti è quello gestito dalle donne della comunità locale, spesso organizzate in associazioni informali dedicate a Jizō. Si tratta di una sorta di cura perpetua rivolta ad una statua collocata agli incroci o sul ciglio della strada: si posano dei fiori di fronte alla statua, la si lava di tanto in tanto, e si accende qualche bastoncino di incenso. Questi piccoli altari di Jizō, la cui protezione si rivolge tanto ai bambini morti in tenera età quanto ai bambini abortiti, sono spesso il più vicino possibile alle diverse comunità locali.

Esistono inoltre riti più complessi che esulano dalla sfera domestica o privata e sono di maggiore complessità. Tra i più diffusi troviamo il posizionamento di una statua ad immagine di Jizō all’interno di uno degli ormai numerosi cimiteri adibiti al culto dei mizuko. Tali cimiteri sono nati in origine all’interno di templi di diverse scuole buddhiste, ma si è assistito negli ultimi anni alla nascita di luoghi indipendenti che si occupano esclusivamente della commemorazione dei mizuko.

Vero, è una cultura molto diversa dalla nostra, che tende a celebrare il ricordo in maniera più intima. Possiamo trovare comunque due punti di incontro con la cultura italiana: il primo è che queste anime stanno in una zona dell’aldilà paragonabile al Limbo dei Bambini che, anche se non più menzionato nel catechismo di San Giovanni Paolo II, rimane un’ipotesi teologica possibile; il secondo è che queste anime sono in un posto neutro, in attesa di poter completare il proprio percorso nel buddismo o aspettando la misericordia di dio nel cristianesimo.

Questi riti, carichi di simbolismo e significati, appaiono molto diversi dai nostri, e effettivamente lo sono. Noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis riteniamo comunque importante far conoscere queste tradizioni che arricchiscono il nostro bagaglio culturale e ci danno uno spunto di riflessione diverso rispetto al nostro.

Open chat
Posso aiutarti?
Salve,
posso esserti di aiuto?