La cremazione in Italia: le ultime statistiche

Se analizziamo la situazione delle sepolture in Italia, ci rendiamo conto che negli ultimi anni c’è stato un uso sempre più costante delle pratiche di cremazione. Questo è dovuto anche all’aumento della mortalità causata dalla pandemia di Covid, ma ci sono anche altri fattori che hanno contribuito all’aumento delle richieste di cremazione in Italia negli ultimi anni:

  • Cambiamenti culturali: la cremazione sta diventando sempre più accettata come modalità di sepoltura alternativa alla sepoltura tradizionale.
  • Costi: la cremazione è solitamente più conveniente rispetto alla sepoltura tradizionale e richiede meno spazio per la sepoltura delle ceneri.
  • Urbanizzazione: la crescita delle città e la scarsità di terreno disponibile per le sepolture stanno spingendo sempre più persone a scegliere la cremazione.
  • Preoccupazioni ambientali: la cremazione è percepita come un’opzione più ecologica rispetto alla sepoltura tradizionale, poiché non richiede la preparazione di una tomba e la costruzione di una lapide.

Questi sono solo alcuni dei fattori che stanno contribuendo all’aumento delle richieste di cremazione. Tuttavia, è importante sottolineare che le preferenze personali, culturali e religiose giocano ancora un ruolo importante nella scelta delle modalità di sepoltura.

Analizzando le statistiche, possiamo notare un quadro di indubbia crescita, soprattutto per quanto riguarda la cremazione di feretri che, nel 2020, hanno raggiunto la quota di 247.840 cremazioni, con una crescita del 27,31% rispetto all’anno 2019. Una piccola inversione di tendenza c’è stata nel corso del 2021 che ha visto una diminuzione dell’1,47%, con un decremento numerico corrispondente a 3.654 unità, mentre la mortalità è diminuita del 4,97% (pari a -37.111), segno, comunque, che la tendenza a scegliere la cremazione ha avuto una accelerazione anche nel 2021.

In netto calo, invece, la cremazione di resti mortali: nel 2020 siamo scesi a 29.266 (con un calo di 9.039 rispetto all’anno 2019). Il motivo di questo calo, però, è presto spiegato: nel corso della pandemia, gli impianti per la cremazione si sono ritrovati ad affrontare un numero di defunti molto superiore alla media e le norme ministeriali hanno deciso di posticipare, a data da destinarsi, le cremazioni dei resti mortali.

Continuando a guardare le statistiche, notiamo che il 70% circa del totale delle cremazioni avviene nelle regioni del nord Italia, e si concentrano soprattutto nelle grandi città, dove grava anche il problema dello scarso spazio a disposizione per i cimiteri. 

Il lato oscuro dei dati:

Ma non tutti gli aspetti relativi alla disciplina della cremazione sono positivi: infatti, tra i tanti, si possono evidenziare i seguenti aspetti, taluni anche nuovi:

  • La diffusione di crematori di cintura urbana nelle aree metropolitane (ad. es. di Milano, Torino, Napoli).
  • Una sovra-dotazione di impianti in talune zone (del Nord), dove le autorizzazioni date per la costruzione di nuovi crematori sono superiori alle necessità effettive; si avverte così il fallimento della legge n. 130 del 2001, che imponeva piani di coordinamento regionali, poiché ben poche sono le regioni che vi hanno ottemperato.
  • L’avvio di numerose pratiche per la realizzazione di impianti nel Centro e Sud Italia, in buona parte stoppati dal rifiuto, spesso immotivato, delle popolazioni interessate dalle nuove localizzazioni (fenomeno cosiddetto NYMBY, not in my back yard, cioè non nel mio giardino), con conseguente rallentamento della installazione di nuovi crematori. In qualche caso anche le normative regionali hanno temporaneamente bloccato la realizzazione di impianti aggiuntivi rispetto a quelli esistenti o creato barriere legislative particolarmente pesanti all’ingresso di nuovi soggetti.
  • La cremazione non solo è ormai pratica funebre maggioritaria e scelta normale in ampie zone d’Italia, ma sta crescendo sempre più nel Centro e nel Sud a causa di carenze di posti feretro e per economicità del costo complessivo di un funerale.
  • La creazione di network organizzati di gestori di impianti di cremazione, che possono contare non su un singolo crematorio, ma su una rete di questi.

Non è la prima volta che parliamo di cremazione, l’abbiamo analizzata in diversi suoi aspetti, da quello tecnico a quello psicologico, ma la crescita non è mai stata così sostenuta. Infatti, anche le agenzie funebri come le Onoranze Funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, si sono attrezzate per soddisfare questo tipo di richieste, organizzandosi in tal senso per gestire la parte sia burocratica sia tecnica. 

La morte, un’analisi sociologica

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Un lettore attento potrebbe chiedersi, cosa c’entra la sociologia con la morte? 

Infatti si nasce e si muore da soli, e la sociologia è la disciplina che studia i gruppi sociali, per quanto piccoli possano essere, e le classi che ritroviamo in una società.
Il pensiero della morte inevitabile, che possiedono solamente gli esseri umani, ha però una conseguenza sociologicamente molto importante: la paura.

Non potrebbero essere degli istinti a consentirci di assolvere a questo compito – di contrastare cioè, o neutralizzare, quella «paura secondaria», la paura che non viene dall’arrivo della morte, ma trasuda dalla nostra consapevolezza che sicuramente prima o poi essa arriverà. La soluzione di tale compito dev’essere trovata e attuata, se mai possibile, dagli uomini stessi. Ed è questo ciò che bene o male accade, con maggiore o minor successo. Tutte le culture umane possono essere decodificate come ingegnosi congegni che rendono la vita vivibile, nonostante la consapevolezza della morte» ( Zigmunt Bauman, Paura liquida, Laterza, Roma, ed. Digitale 2017, cap. Paura della morte). 

In queste righe, l’accademico polacco, ci descrive come la nostra società si impegni giornalmente a contrastare la paura della morte e come non ci sia ancora riuscita e mai ci riuscirà. Abbiamo tanti esempi di gestione della morte in giro per il mondo, più o meno allegri, ma il timore di lasciare questo mondo comunque pervade tutti. Senza entrare assolutamente nel merito, e ben consci delle grandi responsabilità che comporta questa analisi, per capire questa paura basti pensare a questi ultimi due anni flagellati dal covid. 

Infatti, comunicando quotidianamente il numero di morti, agitando queste statistiche corredate di opportune immagini e immancabili pareri di specialisti medici, agitando in sostanza la paura della morte, non è stato, per lo più, necessario l’utilizzo massiccio delle forze armate e della polizia.
Attraverso questa paura si sono temporaneamente annullati dei diritti individuali ritenuti inviolabili nella maggioranza dei paesi occidentali, con le uniche eccezioni dei casi definiti dalla legge e dietro un cosiddetto giusto processo, come le libertà di movimento, di decidere dove andare e chi frequentare. Si sono modificate anche modalità di interazione da sempre ritenute essenziali al buon funzionamento della società applicando il famoso o famigerato ”distanziamento sociale”. Si sono interrotti servizi fondamentali per la società come l’istruzione.

Ed è bastato mostrare la pericolosità del covid, poche immagini emblematiche, per far capire la pericolosità di questa malattia e convincerli ad accettare restrizioni e regole. 

C’è un altro aspetto di interesse sociologico nella morte: come la società decide di tramandare il ricordo di un proprio caro o di celebrare quello di una personalità importante.

I cimiteri sono storicamente i luoghi nei quali allontaniamo i morti dai vivi ma anche i luoghi funzionali del ricordo. La natura del cimitero, e delle sepolture in generale, è mutata nel corso degli anni, assumendo sempre più caratteristiche legate al ricordo e alla celebrazione dei nostri cari e allontanando la mera funzione sanitaria per la quale originariamente erano stati pensati: consideriamo ad esempio le urne cinerarie che ci permettono di tenere il nostro caro vicino a noi.

Anche il nostro lavoro è mutato nel tempo. Le onoranze funebri hanno acquisito sempre più una rilevanza sociale, svolgendo sia il compito di trasporto della salma, sia quello di tramite tra la società nel quale abitava il defunto e il suo ultimo viaggio.  

Ci sono ancora domande senza risposta e che hanno bisogno di essere indagate; è sempre difficile tramandare il ricordo di una persona in modo che non si dimentichi nel tempo, ma la società moderna si sta muovendo in questa direzione e, noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, siamo orgogliosi di poter essere attori partecipi di questa trasformazione. 

Salutare con un fiore

I fiori per funerali e condoglianze portano con sé un messaggio di cordoglio estremamente riguardoso e vogliono significare la vicinanza a chi sta soffrendo per la perdita. Per la sua stessa essenza e la sua carica espressiva, il fiore è un elemento ricco di significato, che indica un’immediata sensibilità, assolutamente necessaria in caso di lutto. 

Tuttavia, sono necessarie alcune accortezze sia nella scelta che nella modalità d’invio del mazzo di fiori: secondo la tradizione, infatti, i fiori non vanno consegnati di persona a chi soffre per la perdita di una persona cara, ma devono essere recapitati ai familiari prima del funerale.

Ma quali fiori scegliere?

Abbiamo già parlato di quali sono i fiori migliori da scegliere durante le varie stagioni dell’anno (qui gli articoli) e della loro incredibile importanza nel dare bellezza all’ultimo viaggio del nostro caro.

Poiché i fiori veicolano messaggi ben precisi, è importante sceglierli con cautela e criterio, affinché risultino appropriati e discreti. Nel linguaggio dei fiori, in Italia, a rappresentare prevalentemente il lutto è il crisantemo, ma bucaneve e ciclamino veicolano vicinanza, rassegnazione e danno un messaggio discreto. È inoltre molto importante aver presente chi andranno a ricordare e celebrare i fiori e la composizione che sceglieremo. Per questo motivo, si consiglia di tenere presente la personalità del defunto per la scelta, che potrà essere più splendente, nel caso di una persona molto vivace e sgargiante, o più discreta, qualora il defunto fosse al contrario piuttosto riservato. In questo caso, è possibile optare per colori dal significato universale, come il bianco, simbolo di pace, o il blu, simbolo di conforto, o qualunque altro fiore che rispecchi i gusti del deceduto.

Tra le composizioni più comuni  si trovano le classiche corone di rose rosse e i tradizionali cuscini e corone con crisantemi e garofani rigorosamente bianchi. Qualora il defunto fosse una persona molto giovane, è consigliabile optare per gigli e gladioli bianchi, mentre, nel caso di una persona prestigiosa con la quale, però, il rapporto non era di massima confidenza, consigliamo un’elegante composizione di piante.

I fiori rosa, generalmente, sono maggiormente indicati e utilizzati nel caso in cui la persona scomparsa sia una donna, mentre quelli gialli, raccolti in un cuscino, sono la scelta migliore per un uomo. In alcune circostanze, come ad esempio in questi anni segnati dal covid, può capitare che sia impossibile prendere parte al rito funebre di una persona conosciuta; in tal caso è consigliabile procedere con l’invio di un mazzo di fiori sui toni del viola, una scelta discreta e che sarà sicuramente gradita. (tgfuneral24.it)

Un funerale non è una festa, quindi è sempre meglio mantenere un’aria di riserbo, decoro e semplicità estrema, puntare all’essenziale senza fronzoli. È buona educazione evitare assolutamente di aggiungere ai mazzi o alle corone decorazioni che non siano puramente floreali. Mai regalare un mazzo di fiori avvolto in una carta vistosa, mai regalare corone di fiori con forme strane o particolari. Le forme delle composizioni possono mutare in base all’età del defunto, prediligendo fiori bianchi e composizioni poco articolate in caso di bambini o adolescenti, o composizioni più eleganti in base allo status del dipartito. In ogni caso, ripetiamo, la parola d’ordine deve essere sobrietà.

In quei momenti di concitazione e dolore è sempre difficile fare la scelta giusta. Affidarsi all’esperienza di un’agenzia funebre, come la Emidio e Alfredo De Florentiis, può rivelarsi la scelta migliore. L’esperienza e la conoscenza dei fiori, per ogni periodo dell’anno, permetteranno di non sfigurare e di dare un degno omaggio al caro scomparso.

Fase 2, le novità per i riti funebri

Ci siamo, la fase 2 è ufficialmente avviata e con essa la convivenza con il Covid-19. Attenzione però, come dice il presidente del consiglio Giuseppe Conte, non si tratta di un “liberi tutti”, ma di un periodo in cui il nostro senso di comunità deve essere ancora più forte di prima.

Il Coronavirus è ancora in giro, quindi i dispositivi di protezione individuale, insieme al distanziamento sociale, sono la priorità di tutti e per tutti.

Riepiloghiamo cosa è previsto di nuovo nel Dpcm operativo fino al prossimo 18 maggio:

  1. Saranno consentite le visite ai familiari ed ai c.d. “congiunti”;
  2. Resta il divieto di spostamento tra regioni salvo che per comprovate esigenze di salute, lavoro e urgenze;
  3. L’autocertificazione resterà a regime fino a quando saranno necessari delle restrizioni agli spostamenti;
  4. Verranno riaperte ville e giardini pubblici, ma dovranno essere mantenute le distanze di sicurezza con possibilità dei singoli comuni di dettare restrizioni e specifiche locali;
  5. Le attività sportive e motorie sanno consentite a livello individuale anche lontano dalla propria abitazione, ma con l’obbligo di mantenere la distanza di 2 metri. No agli allenamenti collettivi che saranno forse possibili dopo il 18 maggio;
  6. Saranno consentite le cerimonie funebri ma con l’esclusiva partecipazione di parenti di primo e secondo grado e, comunque fino al massimo di 15 persone. Le funzioni dovranno svolgersi preferibilmente all’aperto, indossando mascherine protettive e rispettando le distanze di sicurezza tra gli intervenuti. Il DPCM pertanto non esclude categoricamente che le funzioni possano avvenire in luoghi chiusi, purchè nel rispetto delle norme di sicurezza;
  7. Ancora stop alle messe (vige ancora la sospensione delle manifestazioni ed eventi di carattere religioso, svolti in luogo pubblico o privato, ivi comprese le cerimonie civili e religiose) ma è prevista l’apertura dei luoghi di culto condizionata all’adozione di misure organizzative tali da evitare assembramenti di persone, tenendo conto delle dimensioni e delle caratteristiche dei luoghi, e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza tra loro di almeno un metro;
  8. Saranno consentite le attività di ristorazione con asporto, rispettando le distanze e sempre con l’accesso di una sola persona per volta;
  9. Riprenderanno le attività del settore manifatturiero ed edile, ed il commercio all’ingrosso funzionale ai due settori.

Anche per noi dunque le cose cambiano profondamente e siamo contenti che finalmente i famigliari potranno dare il loro ultimo saluto alle persone care.

Questa pandemia si è portata (e si porta ancora) via la vita di tante persone, soprattutto anziani magari nonni che non sono nemmeno riusciti a salutare per l’ultima volta figli e nipoti.

E vi assicuriamo che non è facile fare il nostro lavoro con una pandemia in corso: “Abbiamo scelto sì un lavoro spesso deriso, offeso… del quale faremmo volentieri a meno se il momento non richiedesse la nostra presenza. Ci esponiamo ai rischi, anche di un contagio, ritenendo che la dignità di una persona debba essere rispettata anche dopo la morte. Per noi i defunti sono persone da onorare e non merce da smaltire, come troppo spesso vediamo fare.Ma noi non ci tiriamo indietro, siamo lì, anche di fronte alle difficoltà.”

C’è stato uno stravolgimento come mai prima nel settore funerario: “Non si celebrano più i funerali. Non ci sono più le camere ardenti, né le messe, né i commiati. Una veloce preghiera e una benedizione, a questo si riduce l’ultimo saluto. Nell’emergenza sanitaria che colpisce il mondo si muore ancora più soli e come si dice “oltre al danno le beffe”. Si consuma tutto in fretta. Le imprese di onoranze funebri – in tutto questo – che compito hanno? Quello di consigliare ai parenti dei defunti di non far partecipare alle esequie troppa gente, e tutti rispettano le regole. Il rischio di contagio si evita abolendo di fatto i minuti di raccoglimento, le condoglianze, la possibilità di rimanere uniti nel ricordo e nel dolore.”

Ora piano piano si prova a tornare alla normalità e svolgere funerali alla presenza anche solo di 15 persone, nel rispetto delle regole dettaci, è già un grande traguardo.

Attenzione: le chiese sono ancora chiuse, quindi i riti dovranno svolgersi in un luogo di culto aperto; questo vuol dire che, come scritto nel Decreto, sono vietati gli assembramenti quindi nessun corteo a seguito del feretro.

Così come, nel caso in cui venga celebrata la messa, è fatto divieto di contatto fisico durante la celebrazione come lo scambio della pace.

Il tutto sempre con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuali e nel rispetto del distanziamento sociale anche nei cimiteri.

Cosa vuol dire tutto questo per l’Abruzzo? Che sono riaperti i cimiteri a Pescara, Francavilla, Montesilvano, Chieti. Nel capoluogo teatino, l’ordinanza del sindaco ha stabilito che “sarà possibile tornare a far visita ai defunti dalle ore 8 alle 18, con l’accesso dei soli pedoni, escludendo l’ingresso mediante veicoli. Resta vietata ogni forma di assembramento.”

Finalmente si potrà tornare a deporre un fiore sulle tombe dei nostri cari, a lasciare una preghiera e salutare chi ci lasciato da solo senza una carezza per colpa di questo virus maledetto.

In merito alle nuove disposizioni contenuti nel DPCM, infine ci sono le precisazioni in una nota CEI (Conferenza Episcopale Italiano) sul tema sicurezza:

“Prima dell’accesso in chiesa dei partecipanti alle esequie funebri, sia garantita da un addetto alla sicurezza la misurazione della temperatura corporea, attraverso un termometro digitale o un termo-scanner. Questa disposizione è richiesta anche per le celebrazioni all’aperto. Venga bloccato l’accesso a chi risulti avere una temperatura corporea superiore ai 37,5°C. Il sacerdote indossi la mascherina, avendo cura di coprirsi adeguatamente naso e bocca, e mantenga a sua volta un’adeguata distanza di sicurezza.”

Con tanta attenzione e rispetto verso la comunità torneremo a quella amata quotidianità messa a dura prova dal Codiv-19; ancora un po’ di pazienza per tornare a vivere in libertà!

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