Nuove tecnologie e funerali: facciamo chiarezza

Non possiamo più negarlo, la trasformazione è sotto i nostri occhi da tempo, la pandemia ha mutato il modo di concepire i funerali e la morte. In questi due anni gli impresari di pompe funebri si sono dovuti attrezzare per affrontare una duplice sfida: da una parte soddisfare le nuove esigenze dei clienti sempre più informati sulle nuove possibilità di esequie, dall’altra il dover trovare il modo di soddisfare queste richieste e offrire soluzioni che rispettino il momento della morte.

In questi due anni abbiamo parlato abbondantemente di come il mondo digitale sia entrato sempre più a far parte di questo particolare momento della vita. Abbiamo analizzato diversi aspetti e abbiamo visto diverse novità sul mondo dei funerali e, al contempo, abbiamo visto l’evoluzione dei servizi funebri lungo questa direttiva. Le cose dette e fatte sono tantissime; per questo abbiamo deciso di riordinarle, fare una sintesi e cercare di capire quali di queste soluzioni adottate in questi anni rimarranno in futuro e quali saranno accantonate.

Lo streaming

Annullare le distanze, questa era il problema più importante da risolvere. In questi anni, soprattutto nella prima fase della pandemia, c’è stato un importante aumento della mortalità. Questo voleva dire, purtroppo, dover dare l’ultimo saluto a parenti e amici che ci lasciavano prematuramente; purtroppo le regole di contenimento del covid vietavano la partecipazione alle esequie, se non ai parenti più prossimi. Per questo motivo, gli impresari di pompe funebri, hanno iniziato a offrire il servizio streaming, cioè la possibilità di seguire il rito tramite un servizio web, senza doversi muovere da casa.

Il web e i social al servizio dei vivi

La comunicazione è importante, noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis lo sappiamo bene. Infatti, anche se era già una prassi consolidata per molti, l’usare il mondo del web e dei social per comunicare delle dipartite, è diventata la norma. Questo non vuol dire sostituire i necrologi nelle bacheche o sulle pagine dei giornali, ma ampliare il pubblico che si vuole raggiungere. Il mondo web, però, non serve solo per questo tipo di comunicazioni, ma ci permette di mostrare diversi aspetti del nostro lavoro, le novità del settore e tutte le nuove soluzioni e possibilità per accompagnare il nostro caro nell’ultimo viaggio.

Funerale 2.0

L’uso prolungato, e forzato, del web in tempo di lockdown ci ha abituato sempre più a cercare e fruire di diversi servizi online, compresi quelli delle onoranze funebri. Infatti la tendenza di acquistare o chiedere informazioni e preventivi, su questa categoria di servizi, è in costante aumento, anche se con differenze sostanziali tra le varie città. I servizi per i quali si richiedono informazioni sono i più vari, dal semplice preventivo per un funerale, al costo della cremazione, alla gestione dei documenti, alla tumulazione e ai costi dei servizi cimiteriali. Questa nuova tendenza ha obbligato le agenzie funebri a tenersi costantemente informate su qualunque novità o normativa che riguarda l’intero comparto funebre, ed offrire un servizio puntuale e preciso anche sui canali online.

Nuove tecnologie per il ricordo

Il ricordo di un nostro caro scomparso è una delle armi più potenti a nostra disposizione per elaborare il lutto. Sino a qualche tempo fa il luogo del ricordo per eccellenza era il cimitero, il luogo di sepoltura. Oggi, grazie anche alle nuove possibilità del settore funebre, abbiamo altre possibilità per onorare la memoria del nostro caro: possiamo decidere di tenere le ceneri a casa o disperderle in un posto di valore simbolico, possiamo sfruttare i social o il web per tramandare la memoria e gli insegnamenti della persona scomparsa, possiamo decidere anche solo di incidere una frase significativa sulla sua lapide o, fenomeno molto recente, farla dotare di un codice qr, e collegarlo a un qualcosa che identifichi il sepolto, come la sua voce, un video, un racconto, delle foto significative.

Il cambiamento della società è sotto gli occhi di tutti noi. Abbiamo assistito a tante nuove dinamiche che hanno portato a mutare certi nostri comportamenti. Vero, il nostro rapporto con la morte è sempre irrazionale e complicato, è nella nostra natura e difficilmente potrà cambiare. Ma, grazie, anche, alle nuove tecnologie e a una nuova visione della società, siamo più aperti alle novità e a cercare alternative alla classica tumulazione cimiteriale. Questa ricerca di personalizzazione e unicità porta, conseguentemente, un aumento dell’offerta da parte degli impresari funebri. Ormai essere online e facilmente raggiungibili da tutti è fondamentale, ma anche offrire un’offerta elegante, seria e ricercata dei servizi si rivelerà indispensabile. 

Noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis abbiamo sposato questa linea e questo modo di gestione dinamico e moderno già da tempo e, sempre con la massima professionalità, siamo in grado di offrire una gamma di servizi funebri, dai più classici a quelli più personalizzati, con l’eleganza e la sobrietà che contraddistinguono da sempre il momento del lutto. 

La morte, un’analisi sociologica

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Un lettore attento potrebbe chiedersi, cosa c’entra la sociologia con la morte? 

Infatti si nasce e si muore da soli, e la sociologia è la disciplina che studia i gruppi sociali, per quanto piccoli possano essere, e le classi che ritroviamo in una società.
Il pensiero della morte inevitabile, che possiedono solamente gli esseri umani, ha però una conseguenza sociologicamente molto importante: la paura.

Non potrebbero essere degli istinti a consentirci di assolvere a questo compito – di contrastare cioè, o neutralizzare, quella «paura secondaria», la paura che non viene dall’arrivo della morte, ma trasuda dalla nostra consapevolezza che sicuramente prima o poi essa arriverà. La soluzione di tale compito dev’essere trovata e attuata, se mai possibile, dagli uomini stessi. Ed è questo ciò che bene o male accade, con maggiore o minor successo. Tutte le culture umane possono essere decodificate come ingegnosi congegni che rendono la vita vivibile, nonostante la consapevolezza della morte» ( Zigmunt Bauman, Paura liquida, Laterza, Roma, ed. Digitale 2017, cap. Paura della morte). 

In queste righe, l’accademico polacco, ci descrive come la nostra società si impegni giornalmente a contrastare la paura della morte e come non ci sia ancora riuscita e mai ci riuscirà. Abbiamo tanti esempi di gestione della morte in giro per il mondo, più o meno allegri, ma il timore di lasciare questo mondo comunque pervade tutti. Senza entrare assolutamente nel merito, e ben consci delle grandi responsabilità che comporta questa analisi, per capire questa paura basti pensare a questi ultimi due anni flagellati dal covid. 

Infatti, comunicando quotidianamente il numero di morti, agitando queste statistiche corredate di opportune immagini e immancabili pareri di specialisti medici, agitando in sostanza la paura della morte, non è stato, per lo più, necessario l’utilizzo massiccio delle forze armate e della polizia.
Attraverso questa paura si sono temporaneamente annullati dei diritti individuali ritenuti inviolabili nella maggioranza dei paesi occidentali, con le uniche eccezioni dei casi definiti dalla legge e dietro un cosiddetto giusto processo, come le libertà di movimento, di decidere dove andare e chi frequentare. Si sono modificate anche modalità di interazione da sempre ritenute essenziali al buon funzionamento della società applicando il famoso o famigerato ”distanziamento sociale”. Si sono interrotti servizi fondamentali per la società come l’istruzione.

Ed è bastato mostrare la pericolosità del covid, poche immagini emblematiche, per far capire la pericolosità di questa malattia e convincerli ad accettare restrizioni e regole. 

C’è un altro aspetto di interesse sociologico nella morte: come la società decide di tramandare il ricordo di un proprio caro o di celebrare quello di una personalità importante.

I cimiteri sono storicamente i luoghi nei quali allontaniamo i morti dai vivi ma anche i luoghi funzionali del ricordo. La natura del cimitero, e delle sepolture in generale, è mutata nel corso degli anni, assumendo sempre più caratteristiche legate al ricordo e alla celebrazione dei nostri cari e allontanando la mera funzione sanitaria per la quale originariamente erano stati pensati: consideriamo ad esempio le urne cinerarie che ci permettono di tenere il nostro caro vicino a noi.

Anche il nostro lavoro è mutato nel tempo. Le onoranze funebri hanno acquisito sempre più una rilevanza sociale, svolgendo sia il compito di trasporto della salma, sia quello di tramite tra la società nel quale abitava il defunto e il suo ultimo viaggio.  

Ci sono ancora domande senza risposta e che hanno bisogno di essere indagate; è sempre difficile tramandare il ricordo di una persona in modo che non si dimentichi nel tempo, ma la società moderna si sta muovendo in questa direzione e, noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, siamo orgogliosi di poter essere attori partecipi di questa trasformazione. 

Il post pandemia. Quali novità per il futuro dei funerali?

Ormai sono due anni che il mondo è martoriato dalla piaga del covid. Ora, grazie ai vaccini e a una consapevolezza acquisita da quasi tutti, possiamo finalmente pensare a un futuro senza pandemia e senza le limitazioni che ne conseguono. 

In questi due anni abbiamo conosciuto diversi metodi per celebrare i funerali, resi necessari dai divieti di assembramento, soprattutto nel primo lockdown. 

Ma quale sarà il futuro dei funerali?
Torneranno a essere i classici riti pre-covid o ci saranno novità?

Di sicuro in questo periodo abbiamo conosciuto diversi modi di celebrare i funerali e, nonostante tutto il dolore e la sofferenza che abbiamo e stiamo vivendo, una pandemia globale ci offre anche una possibilità: guardare agli altri Paesi, per vedere quali strategie hanno adottato per garantire un addio decorso ai nostri cari defunti, trovando spunti e idee per rivedere il modo in cui si celebrano i funerali, per offrire nuovi servizi e per sfruttare meglio e di più il mondo online.

Essere online

Nel periodo pandemico abbiamo scoperto come il mondo del web possa rivelarsi un valido alleato per poter rendere onore ai nostri cari anche se non possiamo essere fisicamente al funerale, oltre ad essere un metodo ormai consolidato per pubblicare le epigrafi. Ma, sulla scia degli acquisti online, in sempre più persone si aspettano una maggiore informazione sui prezzi e sui servizi delle agenzie funebri, consultabili magari sui siti web delle stesse. Vero, il mondo virtuale non si sostituirà a quello reale, ma comunque diventerà un valido aiuto per le persone che per lontananza, anzianità, condizioni fisiche o di salute, non possono recarsi alla funzione funebre personalmente. 

Il funerale all’aperto

Una altra tendenza che abbiamo visto durante la pandemia è stata quella del funerale all’aperto. Infatti i virus respiratori, come il covid, trovano terreno fertile per diffondersi negli spazi chiusi, e un rito celebrato all’aria aperta riduce il rischio di contagio e permette una più ampia partecipazione di persone alla funzione. Vero, in questo caso una grande incognita è data dal tempo e dalle stagioni, anche se celebrare un rito all’aperto, magari in un posto suggestivo e importante per il nostro caro, sicuramente sarà di grande valore simbolico.

Una curiosità, il funerale drive-in

Un servizio che in Giappone esiste dal 2017, e che in periodo di pandemia è risultato molto utile, è il funerale drive-in. Le persone arrivano in auto, si avvicinano a una finestrella, scrivono nome e indirizzo su un tablet, lasciano un’offerta e dicono una preghiera verso l’altare bruciando incenso (come previsto dal rito funebre buddista). Tutto questo senza scendere dall’auto e senza entrare in contatto con nessuno. Uno schermo installato nella sala del funerale rimanda le immagini di chi si presenta in auto, così i presenti sanno chi ha partecipato.

Il funerale virtuale

Anche se è sicuramente un metodo che risulta impersonale, in certi casi un funerale in streaming permette di far partecipare più persone all’ultimo saluto di un caro. La presenza, naturalmente, è sicuramente il modo migliore di omaggiare chi ci ha lasciato ma, in caso di difficoltà dettate dalla lontananza, o da condizioni di forza maggiore, è una soluzione valida, e, purtroppo, lo abbiamo sperimentato durante quest’ultimo periodo. 

Questi sono solo alcuni esempi delle nuove opportunità che il nostro lavoro potrebbe offrire in futuro. Naturalmente in nessun modo andranno a sostituire la ritualità di quel momento: il funerale non diventerà mai un qualcosa di impersonale. Ma, se dovesse esserci bisogno, noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, siamo pronti a offrire qualunque opportunità per poter salutare un’ultima volta il vostro caro.

Elaborazione del lutto durante la pandemia

Un percorso doloroso che richiede aiuto e tempo

Dire addio a una persona cara non è mai facile, sapere ed avere la consapevolezza di non vederla e non sentirla più è devastante. Spesso non si supera, a volte servono anni.

Questo periodo, che speriamo sia alle spalle, non ha sicuramente aiutato a combattere questi stati d’animo negativi: la pandemia da Coronavirus ha annullato le vicinanze, gli abbracci, i baci, gli ultimi saluti.

Soli. Tanti italiani sono morti soli. Senza un bacio sulla bara, un fiore al cimitero, un’ultima carezza…

È stato il periodo più buio e triste anche per noi, già. Non è facile lavorare con una pandemia in corso:

“Parenti che da lontano piangono e pregano per i loro cari, e sempre più sono le richieste di evitare fiori ed aumentano le richieste di fare donazioni affinchè il momento di dolore si trasformi in un gesto di solidarietà e speranza. Speranza e aiuto verso i nuovi eroi: i medici, gli infermieri e tutto il personale ospedaliero che ogni giorno, senza sosta, aiutano le persone aggredite da un virus vigliacco, che a volte può rivelarsi letale. Purtroppo non sempre l’eroe vince e qualcuno si spegne tra le loro mani. No, non è facile in un momento così subentrare perché stai lavorando. Abbiamo scelto sì un lavoro spesso deriso, offeso… del quale faremmo a meno in certe circostanze, se il momento non richiedesse la nostra presenza ancora di più.”

Ecco, a tale proposito è molto interessante la riflessione di una laureanda in Scienze e tecniche psicologiche, cattolica, pubblicata su Cremona oggi:

“Di fronte alla morte basta liquidare l’argomento con la benedizione della salma e della tomba, sospendendo i funerali? […]  Non celebrare affatto i funerali, neanche in forma privata alla presenza dei parenti stretti, introduce a mio parere un elemento di disumanità e crudeltà intollerabile, lede i diritti umani. […] Quanto può essere devastante psicologicamente e che ripercussioni può avere l’impossibilità di vivere un rito per il caro estinto se lo si desidera fortemente? Questa decisione tiene conto del dolore e dello smarrimento di chi perde un caro?”.

Ed ecco il punto centrale: cosa è successo ad amici e parenti di queste persone scomparse durante il lockdown?

Quali sono le dinamiche che si scatenano? Un bell’articolo di Nicola Ferrari su Si può dire morte, le descrive così:

  • un intenso senso di colpa (avrei potuto cercare di vederlo, potevo pensare di fargli avere un cellulare per comunicare, dovevo mandargli un messaggio tramite un infermiere o un dottore…);
  • sensazione di sconforto dovuta al pensiero di avere mancato, di avere fallito umanamente nei confronti di chi è morto (non sono stato in grado di dirti che sono qui con te, di proteggerti, di consolarti);
  • pensieri frequentissimi, a volte snervanti e molto acuti, fortemente deprimenti e carichi di angoscia perché riferiti in maniera continua a ricostruire o immaginare come la persona deceduta avrà vissuto gli ultimi giorni (cosa avrà pensato? Come si sarà sentito restando da solo?);
  • ira e rabbia per il senso di ingiustizia che si prova dovuto proprio alla causa della morte (non è giusto che mio padre sia morto così, non si può morire di qualcosa che non si vede, di un virus che arriva da lontano, non è possibile morire perché la scienza non trova un vaccino…).

Elaborare un lutto, come dicevamo all’inizio, non è una cosa semplice; basti pensare che bisogna attraversare 5 fasi:

  1. Negazione,
  2. Rabbia,
  3. Contrattazione e patteggiamento,
  4. Depressione,
  5. Accettazione.

Alcuni studiosi hanno stimato che, per non aver portato a compimento le azioni rituali necessarie, i sopravvissuti potrebbero rimanere imprigionati nella prima fase, quella della negazione e non evolvere verso lo stato di accettazione.

Tutto all’improvviso. Per tanti è stato così: quanti anziani genitori sono entrati ospedale per operazioni di routine e poi… non si rivedono più.

Come fare a superare la prima fase, quella della negazione?

Oltremagazine.com mette in risalto alcuni metodi:

  • Condividere l’esperienza dolosa con i propri conoscenti, anche tramite i social network;
  • Individuare un tempo preciso durante la giornata, anche breve, da dedicare a chi abbiamo perso;
  • Allestire lo spazio da dedicare al ricordo. Non c’è bisogno di nulla di complesso, può essere sufficiente una candela o una luce particolare;
  • Narrare quello che si prova. Si può farlo ad alta voce o in forma scritta con lettere e messaggi da condividere o da custodire per sé;
  • Mantenere viva la memoria ricordando l’intera vita del nostro caro;
  • Creare rituali, anche semplici, per salutare e ringraziare il defunto. Si può farlo con l’accensione di una candela, l’omaggio di un fiore;
  • Progettare il futuro. Tutto ciò rappresenta da un lato una modalità per ‘continuare’ la vita e dall’altro la testimonianza concreta dell’amore per chi abbiamo perso prendendoci cura di tutte le conseguenze.

Per fortuna la situazione si è placata, la Fase 3 ha riaperto spiragli di luce. E’ possibile tornare nei cimiteri e portare un fiore ai propri defunti, è possibile celebrare funerali.

Certo, per chi ha perso un caro amico o un genitore nel corso della pandemia da Covid-19, la strada del recupero è lunga e difficile.

Ma noi ci siamo, anche per loro: in collaborazione con Enkyklios – Associazione di Promozione Sociale e Culturale, infatti offriamo gratuitamente ai nostri clienti uno spazio di ascolto protetto e qualificato, finalizzato al sostegno e all’elaborazione del lutto.

Siamo sempre vicini alle famiglie in un momento così difficile come la morte di una persona cara, lo abbiamo sempre fatto e lo facciamo ora più che mai.

Il funerale da Codiv-19: alcune regole da rispettare

Dire addio alla persona cara con una preghiera, senza poterle dare l’ultimo saluto, senza poter partecipare al rito funebre.

Tutto questo è il nostro lavoro in piena pandemia da Codiv-19:

“Le imprese di onoranze funebri – in tutto questo – che compito hanno? Quello di 

consigliare ai parenti dei defunti di non far partecipare alle esequie troppa gente, e tutti rispettano le regole. Il rischio di contagio si evita abolendo di fatto i minuti di raccoglimento, le condoglianze, la possibilità di rimanere uniti nel ricordo e nel dolore. I cortei funebri non esistono più.”

È questo il nostro mestiere in tempi di Coronavirus:

“Ci esponiamo ai rischi, anche di un contagio, ritenendo che la dignità di una persona debba essere rispettata anche dopo la morte. Per noi i defunti sono persone da onorare e non merce da smaltire, come troppo spesso vediamo fare.”

Un mestiere che il virus ha modificato a livello di regole da tenere proprio per evitare contagi ma sempre nel pieno rispetto dal defunto/a.

Oggi quindi ti facciamo entrare in quelli che sono gli aspetti di legge, le regole da tenere per chi fa il nostro lavoro.

Dunque, tutto è cambiato con la nuova ordinanza della Protezione civile in data 25 marzo 2020; ordinanza n. 000655 che, all’art. 4 comma 2, stabilisce:

“Al fine di superare le criticità, dovute al crescente numero di decessi, ed all’accumulo straordinario di feretri in giacenza, contenenti salme di defunti positivi al COVID-19, con la conseguente saturazione dei cimiteri e degli impianti di cremazione, è autorizzata, anche in deroga alle procedure ordinarie previste dal D.P.R. 10 settembre 1990 n. 285, la tumulazione o l’inumazione del feretro in apposito campo a prato verde nei cimiteri in tutti i casi in cui entro 48 ore dal decesso non vi sia manifestazione di volontà da parte dei famigliari dei defunti in ordine alla sepoltura,  ovvero non sia possibile dare seguito alla volontà di cremazione del defunto entro tre giorni, nel caso in cui risultino saturi gli impianti di cremazione della Provincia”.

Nuove regole da seguire, nuovo modo di eseguire il nostro lavoro come, per esempio, la rimozione della salma e il confezionamento del feretro.

Due passaggi che devono comunque avvenire cercando di evitare forme di contagio in quanto, nel caso si tratti di salma positiva al Codiv-19, gli elementi presenti (specie in casa) restano contaminati; si potrebbe trattare di un comodino, del letto e altro ancora.

Sul sito funerali.org si legge altresì:

“Qualora ai termini dell’art. 31 del D.P.R. 285/1990, sia ammesso l’uso della plastica biodegradabile, succedanea della cassa metallica, per i tragitti verso il crematorio e per il deposito temporaneo in camera mortuaria, in attesa di cremazione e se il feretro è predisposto per defunto portatore di malattia infettivo-diffusiva, è suggerito l’impiego aggiuntivo, interno o esterno al feretro di elemento rigido o flessibile impermeabile e utilizzo di abbondante strato assorbente sul fondo della cassa, nella considerazione delle possibili interazioni nocive di tale materiale plastico con il disinfettante, di cui è imbevuto il lenzuolo che avvolge il defunto.”

Cimitero o cremazione? Al di là della volontà espressa in vita ai famigliari, è questa la scelta per chi è malato di Coronavirus e non è riuscito a superare la malattia.

Anche in questo caso noi operatori abbiamo delle regole da seguire. Se si tratta di tumulazione al cimitero, ma quest’ultimo ha richieste che eccedano la sua portata, sarà necessario:

  1. La camera mortuaria sarà sede provvisoria della custodia dei feretri provenienti dai cimiteri saturi;
  2. Sono comunque consentite, in caso di sepoltura di morto in presenza di malattia infettivo-diffusiva, sia la inumazione sia la tumulazione (solo stagna);
  3. Predisporre procedure per la gestione di materiali potenzialmente infetti derivanti da attività svolte nel cimitero, nel crematorio, in obitorio, deposito di osservazione;
  4. Sono ovviamente sospese i riti religiosi legati alla sepoltura;
  5. Si dà precedenza ai riti di sepoltura e cremazione subito dopo il funerale, mentre le attività non urgenti (esumazioni ordinarie ed estumulazioni non collegate a funerale) dovrebbero essere riprogrammate alla fine del periodo emergenziale.

Nei casi in cui si proceda alla cremazione, è necessario:

  • Provvedere all’igienizzazione del feretro, prima dell’asportazione degli elementi metallici esterni;
  • Ampliare gli orari di effettuazione delle cremazioni elaborando le opportune turnazioni del personale a disposizione;
  • Potenziare le scorte dei materiali di consumo e piccola manutenzione dell’impianto crematorio.

Insomma, non è facile lavorare quando c’è una pandemia in atto; non lo è per nessuno tanto meno per noi.

Ecco perché vogliamo chiudere con il pensiero del presidente di Assocofani Marco Ghirardotti:

Tv, giornali, Web, hanno fatto i plausi a tutti, camionisti, dipendenti dei supermercati, infermieri, dottori, volontari etc. d’accordissimo con voi e unito a voi… più che mai.
Ma alle agenzie di onoranze funebri ed agli operatori del settore, che da giorni continuano a dare la loro disponibilità e si sono messi al servizio delle famiglie e dei dolenti per organizzare nonostante tutto dei funerali dignitosi ai loro cari deceduti in questo triste periodo?
Hanno dovuto affrontare situazioni pericolose e tutt’ora le affrontano con il rischio di essere contagiati anche loro …. ma nessuno li ha ancora citati…
Alle aziende funebri del settore produttivo che stanno facendo turni doppi per sostenere ed affiancare i loro clienti rifornendoli di tutto il necessario per l’espletamento del loro indispensabile lavoro?
A questo punto oggi lo voglio fare io!
Quindi un grande applauso a tutta la categoria, con l’augurio che presto tutto torni alla normalità.

No, non è facile lavorare con una pandemia in corso

Non è facile, non è lo è per nessuno combattere contro un nemico invisibile che si chiama Covid-19 e che ha scatenato una pandemia cioè “una malattia epidemica che, diffondendosi rapidamente tra le persone, si espande in vaste aree geografiche su scala planetaria, coinvolgendo di conseguenza gran parte della popolazione mondiale, nella malattia stessa o nel semplice rischio di contrarla.” (Wikipedia)

Non è facile né per chi è costretto a restare a casa, né per coloro che devono lavorare e vivere costantemente con il rischio di ammalarsi e far ammalare i suoi cari.

Tra queste persone ci siamo anche noi che, come gli altri ci siamo ritrovati a vivere e lavorare in una situazione pesante e difficile.

La morte ai tempi del Coronavirus: “Molti infatti non possono nemmeno salutare per l’ultima volta i loro cari perché il Coronavirus ti lascia solo magari in isolamento, più probabile in ospedale nel reparto di Terapia Intensiva. E’ questo il dolore più grande che ci portiamo dentro in queste ore drammatiche; ma è il nostro lavoro e noi non ci tiriamo indietro, siamo lì, anche di fronte alle difficoltà.”

Già… l’ultimo saluto, il momento più intimo e toccante per parenti e amici e il più delicato per noi, spazzato via, negato, da questo maledetto virus.

Solo noi, la bara e il prete per un ultimo pensiero a chi non ce l’ha fatta a chi si è arreso. No, non è facile lavorare così…

La pandemia ha stravolto i funerali, i suoi riti: “Oggi chi piange, piange in solitudine, distante almeno un metro dagli altri parenti. Il coronavirus ha aggiunto dolore al dolore, ha stravolto le nostre vite e i nostri lutti.”

Vedere le camionette dell’Esercito italiano che trasporta bare da Bergamo ad altre città perché non c’è posto al cimitero, corpi cremati e famiglia in attesa delle ceneri dei loro cari… No, non è facile.

Parenti che da lontano piangono e pregano per i loro cari e sempre più sono le richieste di evitare fiori bensì aumentano le richieste di fare donazioni affinchè il momento di dolore si trasformi in un gesto di solidarietà e speranza.

Speranza e aiuto verso i nuovi eroi: i medici, gli infermieri e tutto il personale ospedaliero che ogni giorno, senza sosta, aiutano le persone aggredite da un virus vigliacco, che a volte può rivelarsi letale.

Purtroppo non sempre l’eroe vince e qualcuno si spegne tra le loro mani.

No, non è facile in un momento così subentrare perché stai lavorando.

Abbiamo scelto sì un lavoro spesso deriso, offeso… del quale faremmo volentieri a meno se il momento non richiedesse la nostra presenza.

Ci esponiamo ai rischi, anche di un contagio, ritenendo che la dignità di una persona debba essere rispettata anche dopo la morte. Per noi i defunti sono persone da onorare e non merce da smaltire, come troppo spesso vediamo fare.

Ma noi non ci tiriamo indietro, siamo lì, anche di fronte alle difficoltà.

No, non è facile ma siamo lì, rispettando le reazioni di ognuno, perché come dice un nostro amico sacerdote: abbiamo scelto una “professione che è caratterizzata per il suo servizio alla sofferenza dell’uomo”.

Non è facile lavorare quando il mondo è alle prese con una pandemia; a volte vorresti solo piangere e non pensare…

Poi accendi la Tv e un grande uomo che è il nostro Papa Francesco, pronuncia queste parole:

“Ci siamo trovati impauriti, siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa, ci siamo resi conto di trovarci tutti sulla stessa barca…tutti fragili e disorientati, ma allo stesso tempo importanti e necessari. Tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti, tutti. Non possiamo andare ciascuno per conto suo…ma solo insieme.”

È in quel momento che torna la speranza e si riaccende il motore che ci porta a fare questo lavoro, che ogni giorno ci fa dire: “Sempre al vostro fianco”.

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