Nella nostra cultura, mediterranea e italiana in particolare, la morte è troppo spesso esorcizzata, se ne parla poco o niente, e siamo noi adulti per primi a bandire questo tema dai discorsi, soprattutto in presenza dei bambini, perché si pensa che il tema strida con la spensieratezza tipica dell’infanzia e possa in qualche modo traumatizzare i più piccoli.
E anche tra adulti stessi, non si tende molto a parlarne se non per lo più facendo scongiuri.
Vero, la morte è un argomento tra i più delicati e deve essere trattata con particolare attenzione.
Ma prima o poi i bambini ci faranno domande sulla morte, ci chiederanno come mai il nonno o, in casi che mai vorremmo vivere, l’amichetto non torna più.
Anche grazie alla maggiore diffusione di notizie, tramite i social o la televisione, i più piccoli possono iniziare a fare domande sulla morte anche se non hanno ancora conosciuto il lutto di una persona cara. Perciò è estremamente importante essere preparati ad affrontare questo argomento quando si presenterà.
Può succedere che il tema della morte sia delicato anche per i genitori, perché magari c’è stato nella loro vita un lutto recente non ancora elaborato e si ha paura di non saper gestire la situazione senza fare trapelare il proprio dolore. In realtà anche fare trapelare il dolore, se questo c’è, è importante perché probabilmente i bambini già lo sentono ma non sanno ancora dargli un nome e delle caratteristiche.
Dover spiegare la morte ai bambini ci mette di fronte alle nostre paure e alle nostre ansie, ed è da queste che si deve partire per poter aiutare i bambini a comprendere cosa accade quando una persona a cui si vuole bene non c’è più.
Non esiste un modo univoco e universalmente valido per trattare il tema della morte con i bambini, esiste piuttosto un canale comunicativo specifico per ciascuna famiglia, che solo chi ne fa parte (genitori, nonni, fratelli e sorelle) conosce nel profondo. La nuova realtà va costruita passo dopo passo insieme al bambino, attraverso un percorso che segua i tempi dello sviluppo. Infatti il modo in cui un bambino elabora l’esperienza del lutto dipende da diversi fattori, alcuni soggettivi, come la sua personalità o il legame affettivo che lo lega alla persona morta o che sta per morire, altri oggettivi e che riguardano la fascia di età a cui appartiene.
Qualunque strategia si decida di attuare nello spiegare la morte ai bambini, l’importante è non essere evasivi di fronte alle loro domande. Saranno domande secche, dirette, spietate. Ma i genitori non devono mai rispondere con frasi del tipo: “Lo capirai quando sarai grande”, o “Questa è una domanda complicata adesso, vedrai che un giorno ne parleremo”. Occorre trovare il modo più affine al proprio modo di pensare e con estrema delicatezza dare risposte esaurienti ai propri figli. Raccontare storie consolatorie può non essere sbagliato quando si ha a che fare coi bambini, in fondo ogni anno a Dicembre non raccontiamo loro la storiella di Babbo Natale? E allora ben vengano, finché si parla con i piccini, le storielle che addolciscono la pillola. Importante è ascoltare i bambini, perché in questo modo si aumenta la fiducia verso i genitori.
Spiegare un lutto ai bambini non è semplice, soprattutto se i genitori per primi hanno difficoltà a elaborare l’evento. Chi lo desidera e ne sente la necessità può rivolgersi a psicologi privati o associazioni che offrono un supporto psicologico rivolto sia agli adulti che ai bambini. Noi della Emidio de Florentiis, abbiamo organizzato, insieme a Spazio Enkyklios, un seminario rivolto a coloro che vogliono attraversare e condividere il doloroso momento del lutto e che vogliono individuare insieme a noi le risorse familiari per affrontare questo argomento con i più piccoli.
Chi affronta il lutto durante il periodo estivo spesso si rende conto di quanto sia più difficile vivere e tornare alla quotidianità: durante l’anno il lavoro, lo sport, la famiglia, la vita di tutti i giorni con i suoi impegni contribuiscono a “distrarre” dal peso della mancanza, mentre durante l’estate, complice anche la solitudine che si viene a creare come conseguenza dell’allentamento delle relazioni sociali, o con parenti, amici e vicini che vanno in vacanza, il percorso di elaborazione può risultare più difficoltoso.
Anche chi decide di partire in questo periodo dell’anno potrebbe vivere momenti difficili, legati ai ricordi del tempo di vacanza condiviso con la persona che non c’è più.
Lo abbiamo già visto, l’elaborazione del lutto è un percorso irto di ostacoli e che ha bisogno di tempo. Durante il periodo estivo, qualche fase classica dell’elaborazione potrebbe venire meno. Infatti, come detto sopra, non possiamo aspettarci che parenti, amici e persone vicine, rinuncino allo svago estivo o alle ferie per starci vicino. Ma, fortunatamente, ci sono altri modi per aiutarsi durante questo periodo.
Non lasciarsi andare fisicamente
Soprattutto durante la stagione calda è molto importante mangiare, magari anche poco ma spesso e senza eccessi, idratarsi e riposare il più possibile. Cercate di evitare di fare un uso eccessivo di sonniferi: possono essere utili nei primi giorni, ma alla lunga creano assuefazione e dipendenza, rischiando di bloccare il processo naturale di elaborazione del lutto.
È consigliabile fare un po’ di esercizio fisico, anche se si tratta solo di una piccola passeggiata al mare o in mezzo alla natura, magari cercando di non estraniarsi completamente.
Cercare di volersi bene
Non aspettatevi troppo da voi stessi, accettate di non riuscire a tenere tutto sotto controllo. È normale che la vostra vita e i vostri abituali ritmi siano scombussolati. Non ve la prendete con voi stessi se vi capita di fare cose stupide o sbagliate, se siete confusi o disorientati, non può essere altrimenti. Ma, in questo periodo, cercate di non farvi prendere dalla frenesia, il caldo estivo può essere fastidioso.
Cercare di essere consapevoli delle proprie emozioni
Spesso, quando ci si sente molto a disagio, non si riesce a fermare i propri pensieri e dare un nome alle proprie emozioni e ai propri vissuti, così mutevoli nel corso della stessa giornata. Molte volte è utile cercare di analizzare e descrivere quello che si prova, magari la sera prima di andare a letto, o quando le nostre giornate non riescono a riempirsi e sembrano interminabili. Successivamente, nel tempo, leggendo le vostre considerazioni potreste riconoscere quanto siete cambiati e quanto le vostre riflessioni, i vostri dubbi vi abbiano aiutato a cambiare il rapporto con il dolore e ad approfondire la conoscenza di voi stessi.
Cercare di condividere il dolore
Tenete presente che, in questo particolare periodo dell’anno, non sempre si riesce ad essere disponibili ad ascoltare o essere presenti. In questo caso, se il bisogno di parlare è così impellente, vi può dare sostegno e conforto frequentare un gruppo di auto-mutuo aiuto. La nostra agenzia, in collaborazione con Enkyklios, offre gratuitamente uno spazio di ascolto protetto e qualificato, finalizzato al sostegno e all’elaborazione del lutto.
L’estate è solitamente la stagione nella quale ci si riposa e si stacca dalle fatiche lavorative. Purtroppo, in caso di un lutto, può rivelarsi un periodo difficile da gestire, amplificando il dolore e ritardando il processo di elaborazione del lutto. La solitudine, il ricordo di momenti spensierati e le giornate lunghe, possono portare ad abbattersi se non riusciamo a far nostri determinati strumenti introspettivi. Quelli che abbiamo visto sopra sono solo alcuni di questi strumenti che possiamo far nostri per elaborare il lutto in questo determinato periodo dell’anno. Ma ricordiamoci sempre, che le agenzie funebri come la Emidio De Florentiis sono il vostro primo aiuto anche, e specialmente, in questo periodo dell’anno.
Quando si perde una persona siamo soliti essere presi da un senso di solitudine e di impotenza. La nostra vita può cambiare radicalmente e, insieme, cambiano anche le nostre abitudini di tutti i giorni. Una delle fasi più difficili che ci troviamo ad affrontare dopo una perdita è l’elaborazione del lutto.
In psicologia con elaborazione del lutto s’intende:
“tutto il processo di rielaborazione legato alla perdita di una persona cara. Questa fase può essere molto dolorosa ed è solitamente caratterizzata da sentimenti quali tristezza, rabbia, colpa o senso di vuoto”.
Si tratta comunque di un processo fondamentale per evitare che questa situazione possa trasformarsi in lutto patologico e creare un trauma che si ripresenterà nel futuro, causando la comparsa di diversi disturbi.
Abbiamo già visto quali sono le sei fasi che si affrontano durante questo processo e come queste siano da rispettare per uscire da quella sensazione di smarrimento. Ma come si affrontano queste fasi?
Nel 2003 Paolo Baiocchi, psicoterapeuta e direttore dell’istituto Gestalt di Trieste, ha sviluppato una procedura in sei fasi per l’elaborazione della perdita. Non per dimenticare in fretta, ma per stare un po’ meglio.
Le fasi della procedura possono essere eseguite da soli o con l’aiuto di uno psicoterapeuta, e secondo Paolo Baiocchi sono queste:
Rituale di separazione
L’autore invita prima di tutto a compiere delle azioni e dire delle frasi per comunicare con noi stessi e con la persona defunta, allo scopo di esprimere il senso di separazione. Ad esempio si può fare una visita alla tomba, oppure si può scrivere una lettera o semplicemente parlare ad alta voce in un luogo che ci fa pensare al nostro caro che non c’è più.
In questa fase è importante essere sinceri con noi stessi e allontanare le fantasie (che sono del tutto naturali e comprensibili) che ci fanno sognare che, in qualche modo, la perdita possa essere reversibile. Si possono esprimere frasi di congedo come “Ti lascio andare” o “Mi separo da te per sempre”, o “Chiudo la nostra relazione” e così via.
Come certamente avrai letto o sentito dire, la prima fase dell’elaborazione del lutto è quella della negazione. Può essere molto difficile e credo che esprimere questo saluto ad alta voce possa aiutare a vivere questo periodo in modo più dolce.
Espressione delle emozioni e chiusura di cose sospese
Il passo successivo è parlare di tutti quei momenti in cui abbiamo fatto soffrire l’altro o lui ci ha fatto soffrire. Lo scopo è liberarci dei pesi, di tutte le cose non dette, dei sensi di colpa e delle negatività, per poter proseguire nel percorso di elaborazione del lutto senza portarci dietro fardelli emotivi.
Alcuni input utili per questa fase sono frasi che cominciano con: “Mi dispiace molto per…” (aver fatto/non fatto o detto/non detto determinate cose) oppure “Ho sofferto quando tu…” o ancora “Non ti ho mai detto che…”
Ringraziamento all’altro
Dopo aver abbandonato tutti i ricordi negativi, si passa a ringraziare l’altro per i bei momenti passati insieme. Questo è il momento per celebrare il nostro rapporto, l’affetto reciproco, gli insegnamenti che quella persona ci ha donato, tutto ciò per cui, grazie a lui/lei ci sentiamo arricchiti. Per esempio si può iniziare il discorso con frasi come: “Sei stato molto importante per me perché…” oppure “Grazie perché…” o “Ricordo il momento in cui…” Per molti di noi infatti, quando una persona cara se ne va, il rimpianto principale è quello di non aver fatto in tempo a dire qualcosa . Di solito si tratta di frasi d’amore che non siamo riusciti a esprimere per timidezza o perché eravamo presi da mille piccoli altri problemi o non ci sembrava mai il momento giusto. Oppure volevamo scusarci per qualcosa o terminare un discorso in sospeso, e ci siamo accorti all’improvviso di non poterlo più fare perché quella persona ci ha lasciato. In questo modo possiamo dare voce a questo rimpianto e far uscire tutto quello che abbiamo dentro, per rendere il dolore un poco più leggero.
Scoperta del proprio tesoro interiore
La quarta fase è quella principale e più difficile. Secondo Baiocchi, quando amiamo vediamo il mondo in un modo diverso, più vivo, luminoso e colorato, una caratteristica che lui chiama “magia percettiva”. Inoltre abbiamo una forza interiore maggiore e siamo più propensi a correre rischi. Il passaggio cruciale è renderci conto che questa energia non è andata via. Spesso quando si affronta la perdita di una persona cara ci si sente svuotati e soli. Più fragili, come se la nostra forza dipendesse dalla vicinanza con il defunto. Si tratta di un’illusione, dice Baiocchi, perché in realtà abbiamo semplicemente proiettato all’esterno (sulla nostra relazione e sulla persona amata) qualità che sono nostre. Lo scopo di questa fase è quindi capire che il nostro caro ha soltanto facilitato questa speciale connessione con la nostra forza vitale, che appartiene a noi ed è ancora presente. Sarà utile, per valorizzare le nostre qualità e risorse interiori, ripensare a quei momenti in cui abbiamo sperimentato questa magia percettiva e chiederci: “Come vedevo me stesso/a? Come vedevo il mondo? Come vedevo la persona amata? Come vedevo gli altri? Cosa ero in grado di fare? Cosa sentivo possibile, quale progetto o sogno? Cosa in me, quale qualità o risorsa, rendeva possibile realizzare tale progetto o sogno?”
Uso individuale del proprio tesoro interiore
Il passaggio successivo è utilizzare le qualità che abbiamo scoperto di avere dentro di noi grazie al nostro caro, per evolvere e affrontare nuove sfide. Dobbiamo riflettere su quei comportamenti e attitudini per capire come portarli nella nostra vita attuale. Saranno una nuova bussola per orientarci, e aiutarci a prendere decisioni in autonomia. Le domande tipiche di questa fase sono per esempio:
“Come posso far vivere la qualità … nel mio quotidiano?” oppure “Quali scelte farei se usassi la qualità … oggi?” e così via.
Uso relazionale del tesoro interiore
Nell’ultima fase, dopo aver compreso come utilizzare i nostri doni per orientare la nostra vita, dobbiamo riflettere su come usarle per arricchire la nostra relazione con gli altri. Possiamo far dono di quelle stesse qualità alle persone a cui vogliamo bene, migliorando il nostro rapporto con loro. Chiedendoci per esempio: “Come posso far vivere la qualità … nella relazione con …?” (un figlio, un partner, un amico, ecc…) oppure “Che comportamento sceglierei con …. se usassi la qualità …?”
Questo passaggio conclusivo è molto interessante, perché rappresenta un modo per riavvicinarsi alle persone care, che magari abbiamo allontanato perché il dolore ci sembrava troppo forte. Spesso infatti quando viviamo un lutto ci sentiamo molto soli e, a volte, non riusciamo a comunicare, abbiamo paura di non essere capiti oppure di non riuscire a capire gli altri, che magari stanno soffrendo in un modo diverso dal nostro. Sapere quindi di avere delle qualità personali, che proprio la persona che ci ha lasciato ci ha aiutato a scoprire e che possono esserci utili oggi per affrontare la perdita in modo un po’ meno doloroso, può essere di conforto.
Elaborare il lutto è un percorso che può rivelarsi lungo e complesso. Ci dobbiamo abituare a una nuova quotidianità, a una mancanza nella nostra vita. Il metodo che abbiamo visto sopra ci dà un idea di come dovremmo fare per accettare rapidamente questo momento, anche se è una questione molto personale. Noi, come agenzia funebre, diamo un piccolo contributo sollevando, chi si affida a noi, dalle incombenze organizzative e burocratiche, in modo che ci si possa concentrare da subito sul superamento di questo momento.