C’è un momento, durante ogni cerimonia funebre, in cui cala un silenzio particolare, gli sguardi si concentrano su un unico punto, i gesti rallentano, le parole lasciano spazio a un’emozione che non ha bisogno di essere spiegata.
È il momento nel quale, al centro della sala sfila il cofano funebre. Questo, ormai non è più soltanto un oggetto, ma il simbolo di un passaggio, il fulcro attorno a cui si raccoglie la comunità per salutare l’ultima volta una vita.
Il cofano ha sempre avuto questa duplice natura pratica e simbolica. Serve a custodire e proteggere il corpo, ma allo stesso tempo diventa il punto di incontro tra il dolore di chi resta e il ricordo di chi se ne va e attorno ad esso si intrecciano sguardi, fiori, frasi, parole e silenzi. È la forma visibile e tangibile dell’ultimo saluto al proprio caro.
Nel corso della storia la bara si è trasformata, passando da semplice cassa in legno grezzo a manufatti artigianali curati nei minimi dettagli, dal forte valore simbolico. Abbiamo già visto come legni pregiati, intarsi, finiture sobrie ma eleganti hanno arricchito il suo aspetto, trasformandola in un elemento che racconta anche qualcosa della persona che custodisce. In alcune epoche e culture il cofano è stato segno di status sociale, in altre, come in alcune tradizioni africane, è diventato una vera e propria opera d’arte, modellata in forme che ricordano la vita del defunto, e questo senza scomodare gli egizi.
Oggi il cofano sta vivendo una nuova interpretazione, una nuova vita e un nuovo concetto. Sempre più famiglie, infatti, scelgono di personalizzarlo, trasformandolo in un racconto visivo. I colori diversi dal tradizionale scuro, incisioni che richiamano passioni o simboli, motivi artistici ispirati a momenti importanti della vita, personalizzazioni anche non in linea con la sobrietà classica del rito funebre, ci fanno scoprire un mondo nuovo e interessante. Artigiani come Paolo Imeri hanno portato questa idea a livelli altissimi, creando cofani su misura che uniscono tradizione, arte e sentimento. Inoltre le nuove tecnologie, dalla progettazione 3D all’intelligenza artificiale, rendono possibile visualizzare e realizzare in tempi brevi un cofano unico, magari partendo da fotografie, ricordi e racconti legati alla famiglia.
Questa spinta verso la personalizzazione è sì un segno di amore, ma richiede attenzione ed equilibrio. Un cofano troppo decorato o troppo lontano dalle forme tradizionali rischia di perdere quella sobrietà che il momento richiede. L’eleganza classica, forme armoniose, materiali naturali, finiture curate, non sono incompatibili con le nuove tendenze, il segreto è trovare la giusta misura, inserendo elementi personali senza mai sovrastare la delicatezza del rito e del momento.
Qui entra in gioco il ruolo dell’impresa funebre. Per noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, il cofano non è mai un oggetto isolato, ma parte di un insieme armonico che comprende il rito, l’allestimento e la cura dei dettagli. Consigliare una famiglia nella scelta significa ascoltare, capire e guidare verso soluzioni che rispecchino la volontà del defunto, il contesto culturale e la sensibilità di chi parteciperà alla cerimonia.
Anche nella sua veste più moderna, comunque, il cofano mantiene intatta la sua funzione sociale. Infatti è il punto verso cui convergono gli sguardi, dove si posano le mani per un ultimo saluto, dove la comunità si raccoglie per condividere il dolore e iniziare il percorso del ricordo. Ed è proprio in questo ruolo che la tradizione incontra l’innovazione: il cofano continua a essere ciò che è sempre stato, ma può diventare anche un racconto, un simbolo personale, un segno di continuità tra la vita di chi se ne va e la memoria di chi resta. La tecnologia e il design possono offrire strumenti preziosi per dare forma a questo significato, ma non devono mai sostituire ciò che il cofano rappresenta, cioè la dignità, il rispetto e l’armonia, perché, ieri come oggi, il suo compito non è soltanto custodire un corpo, ma proteggere il valore e la memoria di un’intera vita.