Il dibattito sul suicidio assistito è sempre polarizzante e denso di argomenti che spaziano dall’etica al diritto, ed è sempre complicato trattare qualunque sfumatura collaterale che riguardi questo tema. Noi vogliamo comunque provarci, cercando di illustrare un’idea, che al momento non può esistere in realtà, ma che ci fa ragionare su come questo dibattito possa svilupparsi e fondersi con la tecnologia. Infatti il problema più complesso da affrontare per quanto riguarda il suicidio assisitito, è sicuramente quello di chi deve procedere materialmente a accompagnare la persona che decide per questa pratica. Una soluzione a questo problema cerca di offrirlo il progetto Sarco, tanto innovativo quanto chiacchierato.
Una nuova frontiera nel fine vita o un pericoloso scivolamento verso la banalizzazione della morte?
La capsula Sarco, ideata dall’inventore australiano Philip Nitschke e sviluppata in Svizzera, ha scatenato un acceso dibattito sul diritto all’autodeterminazione in materia di fine vita e sul ruolo della tecnologia nella morte. Infatti, se da una parte sembra una rivoluzione verso l’autodeterminazione di questo diritto, dall’altra alcuni osservatori più critici parlano di banalizzazione di questo passaggio così importante e segnante della vita di tutti noi. Ma andiamo con ordine e vediamo bene di capire di cosa stiamo parlando.
Come funziona Sarco:
Come suggerisce la parola, Sarco sta per sarcofago, ed è una capsula progettata per agevolare il suicidio assistito. Questa funziona facendo sdraiare la persona all’interno, per poi attivare il processo premendo un pulsante. A questo punto il gas di azoto inizia a fluire all’interno della capsula, abbassando la concentrazione di ossigeno e inducendo l’addormentamento in pochi minuti, la morte sopraggiunge per ipossia, senza dolore o panico. Un processo semplice ma che ha sollevato diverse questioni etiche, tra cui il rischio di abusi e la banalizzazione della morte.
Aspetti legali ed etici:
Sarco, sebbene esistente, non è ancora legalmente autorizzata in nessun Paese e il dibattito su un suo eventuale utilizzo è tuttora in corso. I sostenitori del progetto vedono in Sarco uno strumento per una morte dignitosa e autonoma, mentre gli oppositori temono che possa facilitare il suicidio impulsivo e depenalizzare l’eutanasia.
Le opinioni su questo metodo, come abbiamo accennato sopra, sono molto diverse e polarizzate. Alcuni la vedono come un’innovazione progressista che garantisce il diritto di ogni individuo a scegliere come e quando morire, mentre altri la considerano un macabro strumento che rischia di banalizzare la morte e di aumentare i casi di suicidio, anche per casi che possono essere affrontati con altri metodi di sostegno.
Il futuro di Sarco
Al momento, Sarco è in fase di sperimentazione in Svizzera, e l’associazione Exit International prevede di renderla disponibile per i propri membri nel 2025.
È importante valutare i potenziali benefici e rischi di Sarco con attenzione e responsabilità, considerando le implicazioni etiche, legali e sociali di questa nuova tecnologia. Infatti il problema più grande per le eutanasie, è il rendere autonomo il procedimento, in modo che chi decide di ricorrere a questa pratica possa schiacciare il bottone senza alcun ausilio esterno. La scelta di porre fine alla propria vita è una decisione estremamente complessa e personale, che deve essere presa con consapevolezza e senza pressioni, e essere comunque l’estrema ratio, e non la normalità.
Noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo de Florentiis siamo sempre informati su ciò che accade nel nostro mondo, che non comporta solo le Onoranze funebri in senso stretto, ma qualunque argomento che riguardi la morte. Anche il dibattito sul fine vita riguarda la morte, ed è un argomento che dovrà essere analizzato e normato nei prossimi anni togliendo spazio a interpretazioni e ambiguità di qualunque origine. Non possiamo schierarci, e non lo faremo mai, il nostro ruolo nella società è onorare i defunti, rendere più agevole quel momento alle famiglie e a chi resta, e accompagnare nel suo ultimo viaggio il nostro caro, nel totale rispetto delle sue volontà, senza giudizio per le sue scelte in vita.