Le statistiche sulla mortalità

Come ogni inizio anno l’ISTAT ha rilasciato le statistiche sulla mortalità in Italia. Lo strumento utilizzato per descrivere questo fenomeno è la statistica e in particolare il calcolo  dell’indice di mortalità. Questo può essere spiegato come lo strumento statistico per misurare la quantità di morti in una popolazione in un dato periodo di tempo. Ci sono diversi modi per calcolare l’indice di mortalità, ma uno dei più comuni è quello di utilizzare il tasso di mortalità generale (o tasso di mortalità globale), che è il numero di decessi in un anno ogni 1.000 abitanti.

L’indice di mortalità può anche essere suddiviso in diverse categorie, come ad esempio tasso di mortalità infantile (per i bambini sotto i 5 anni) o tasso di mortalità per cause specifiche come malattie cardiovascolari o cancro. Infatti ci sono diverse fonti di dati che possono essere utilizzate per calcolare l’indice di mortalità, tra cui statistiche sanitarie nazionali e internazionali, censimenti e indagini di mortalità.

Esistono molteplici fattori che influiscono sulla mortalità in una popolazione: in generale si può dire che un alto tasso di mortalità indica una scarsa qualità della vita, connesso a fattori come povertà, scarsa istruzione, malnutrizione e accesso limitato a cure mediche di qualità, ma, soprattutto nel caso di società più complesse ed evolute, un indice di mortalità alto potrebbe essere sinonimo di una diffusione di una epidemia o pandemia. 

Per calcolare l’indice di mortalità si utilizzando diversi strumenti statistici:

  • Tasso di mortalità generale (o tasso di mortalità globale): è il numero di decessi in un anno per 1.000 abitanti. Viene calcolato dividendo il numero totale di decessi in un dato periodo di tempo per la popolazione totale e moltiplicando per 1.000.
  • Tasso di mortalità specifico: è il numero di decessi per causa specifica per 100.000 abitanti. Viene calcolato dividendo il numero di decessi per una determinata causa per la popolazione totale e moltiplicando per 100.000.
  • Tasso di mortalità infantile: è il numero di morti tra i bambini sotto i 5 anni per 1.000 nati vivi. Viene calcolato dividendo il numero di decessi tra i bambini sotto i 5 anni per il numero di nati vivi in un dato periodo di tempo e moltiplicando per 1.000.
  • Indice di mortalità perinatale: è il numero di morti perinatali (ovvero morte del feto o del neonato entro la prima settimana di vita) per 1.000 nati vivi. Viene calcolato dividendo il numero di morti perinatali per il numero di nati vivi in un dato periodo di tempo e moltiplicando per 1.000.
  • Tasso di mortalità proporzionale: è il numero di decessi per una determinata causa, diviso per il numero di decessi totali, moltiplicato per 100.

Questi sono solo alcuni esempi degli strumenti statistici utilizzati per calcolare l’indice di mortalità, ci sono molti altri metodi e statistiche correlate. Tuttavia, è importante notare che per ottenere dati precisi e affidabili, è necessario utilizzare fonti di dati di alta qualità e applicare metodi statistici appropriati. Inoltre, quando cerchiamo di spiegare i dati ottenuti, dobbiamo ricordarci sempre che le statistiche vanno contestualizzate e incrociate tra di loro, in modo da ottenere la spiegazione più coerente e completa della realtà.

In Italia il compito di raccogliere i dati sulla mortalità è affidato all’istituto nazionale di statistica, l’ISTAT, che ogni anno li raccoglie in tabelle, liberamente consultabili da tutti. Grazie a questi dati, i centri di ricerca indipendenti o universitari, oltre allo stesso istituto, possono analizzare le cause e cercare di spiegarne il significato. Se, ad esempio, prendiamo in considerazione il tasso di mortalità medio in Italia, possiamo vedere che è rimasto tra il 9,1 e 10,7 per mille dal 1948 e il 2019, ma è aumentato notevolmente dopo il diffondersi della pandemia di covid dall’inizio del 2020 salendo oltre il 12 per mille. 

Ora, questo dato è facilmente interpretabile, la mortalità è aumentata a causa della pandemia che abbiamo dovuto affrontare, ma, se vogliamo analizzare un dato meno conosciuto, possiamo vedere cercare quale siano le principali cause di morte in Italia, quali sono gli anni che presentano un eccesso di mortalità e vedere a cosa è legato questo fenomeno, guardare l’età media dei decessi, ecc.

Sapere esattamente i dati della mortalità in Italia, avere statistiche precise e complete, avere più punti di vista sull’interpretazione dei dati, è importantissimo perché permette al legislatore o all’amministratore locale di intervenire in caso ci sia necessità di normare qualche situazione, pensiamo agli incidenti stradali o alle morti bianche, ma, al contempo, permette anche di capire a chi con la morte ci lavora, come noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, come dobbiamo organizzare il nostro servizio, in modo che sia sempre ai massimi livelli, seguendo le norme di legge e i regolamenti amministrativi. 

L’immobiliare dei defunti

Tutti noi sappiamo che il cimitero ha due funzioni essenziali e importanti: la prima è essere un luogo del ricordo dei nostri cari defunti, e la seconda è quella di essere il luogo nel quale si compiono i processi trasformativi del cadavere, in modo controllato, per tutelare la sanità e l’igiene pubblica. Purtroppo il sistema di tumulazione italiano non ha mai tenuto conto di un possibile aumento dei decessi e, di conseguenza, della necessità di nuovi spazi per le sepolture. La fragilità del nostro sistema cimiteriale, purtroppo, è emersa durante il periodo più duro del covid, dove l’eccesso di mortalità ha messo in difficoltà molti comuni italiani, soprattutto i più popolosi. 

Le difficoltà saranno sempre maggiori, soprattutto nelle grandi città, che registrando un aumento di popolazione, dovranno attrezzarsi per accogliere, si spera il più tardi possibile, ancora più defunti. Vero, la cremazione sta dando una grande mano al sistema, ma anche per questa pratica i tempi di attesa si stanno allungando sempre di più. È necessario ripensare all’intero sistema cimiteriale, in modo da evitare qualunque collasso e attesa, ridurre la burocrazia al minimo e, al contempo, occorre ripensare profondamente al ruolo del cimitero nelle città di questo secolo, comprendere i bisogni del lutto e integrarli con altri bisogni della nostra società.

Per tornare ad essere rilevanti per le loro comunità, i cimiteri devono creare spazi e memoriali progettati non solo per scopi funzionali, ma anche e soprattutto per attrarre le famiglie, e preservare la memoria dei nostri cari. Per muoverci su questa nuova direttiva, bisogna avere una comprensione approfondita della comunità, dei dati demografici, delle preferenze della popolazione e dei modelli di sepoltura e commemorazione. Infatti il sistema napoleonico di sepoltura, ancora usato nei nostri cimiteri, sta iniziando a mostrare tutti i suoi limiti, facendo allontanare sempre più i cittadini dalle opzioni seriali, portandoli alla ricerca di qualcosa di unico e personalizzato.

Abbiamo già parlato delle sepolture alternative e visto come i luoghi di inumazione, o gli impianti di cremazione, possano diventare dei luoghi nei quali la commemorazione del defunto assume un nuovo significato. Ed è anche guardando a questi esempi che la crisi cimiteriale italiana può trasformarsi in un’opportunità urbana.
Infatti, la grande diffusione della cremazione, permetterà di liberare negli anni delle aree nei cimiteri, che potrebbero essere destinate a un sistema di inumazione o tumulazione, in aree a prevalenza verde, non più viste come meri luoghi di sepoltura, ma come parti integranti del tessuto urbano, come spazi di rispetto, ma anche di comunità. 

È arrivato il momento di capire realmente cosa fare del sistema cimiteriale italiano, visto che molte aree destinate a questo uso hanno terminato la loro funzione, perché è finito lo spazio fisico a disposizione, e generano solo spese e non più introiti, necessari per la manutenzione ordinaria. Su questo aspetto occorre puntare i riflettori e varare rapidamente una riforma legislativa della normativa cimiteriale, affinché i cimiteri italiani possano avere un futuro che non sia, come oggi purtroppo si intravede, di abbandono quasi certo.

Le soluzioni ci sono, ma a volte difficilmente applicabili: si parla del sistema americano, dove i cimiteri sono gestiti da fondi terzi, che gestiscono una parte degli introiti e, in cambio, grazie agli interessi maturati da questi fondi, si fanno carico del decoro e del mantenimento del cimitero, oppure lasciare l’incombenza ai comuni, facendoli gestire al pari di uno spazio verde urbano, o ancora destinare una parte dei ricavi cimiteriali a questo scopo. Ci sarebbe anche una soluzione, estrema, alla quale non dovremmo mai arrivare, cioè il tassare l’uso degli spazi cimiteriali.

Noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis questo problema riusciamo a toccarlo con mano ogni giorno. Il nostro lavoro sarà sempre svolto ai massimi livelli, con una cura maniacale di ogni dettaglio e il rispetto di tutte le richieste del cliente, ma siamo consapevoli della situazione di alcuni cimiteri. Vero, la soluzione non è facile e deve contemplare una nuova visione del sistema cimiteriale italiano, coinvolgendo tutti gli attori presenti. Di sicuro bisogna ripensare questi spazi, renderli più vicini possibile alle città e ai centri abitati e, grazie anche alla cremazione, individuare, e costruire, luoghi nei quali il ricordo e il rispetto possano fondersi con la società dei vivi.

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