Sepolture misteriose

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Ci sono diverse sepolture nel mondo che sono state oggetto di controversie e interpretazioni fantasiose nel corso della storia, alcune sono ancora avvolte da un alone di mistero. In questo articolo vogliamo presentarti quelle che secondo noi sono le più caratteristiche e famose, portandoti a spasso per il mondo in un viaggio intrigante.

tomba di Tutankhamon

Il nostro racconto non poteva che partire dalla tomba di Tutankhamon in Egitto: scoperta nel 1922, ha suscitato molte controversie e leggende legate alla maledizione del giovane faraone. Inoltre, la morte prematura di diverse persone coinvolte nella scoperta e nella ricerca della tomba ha alimentato superstizioni e teorie del complotto.

santo sepolcro a GerusalemmeIl santo sepolcro a Gerusalemme, la tomba di Gesù, situata nella Chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme, è stata oggetto di dispute e controversie per secoli. La questione dell'autenticità e dell'identità della tomba è ancora dibattuta tra i ricercatori e gli studiosi.

tomba di Qin Shi Huang a Xi'an, in CinaSpostandoci verso oriente troviamo la tomba di Qin Shi Huang a Xi'an, in Cina: Qin Shi Huang fu il primo imperatore della Cina ed è noto per il suo mausoleo che ospita l'esercito di terracotta, ha una tomba sotterranea che non è ancora stata aperta. La tomba stessa è stata oggetto di molte speculazioni, comprese le teorie sulla presenza di trappole mortali o di un fiume di mercurio.

tomba di William ShakespeareTornando nel vecchio continente non possiamo non menzionare la tomba del famoso drammaturgo inglese William Shakespeare, nella Chiesa della Santa Trinità a  Stratford-upon-Avon, che ha sollevato diverse controversie. Alcuni studiosi e teorici hanno messo in dubbio l'autenticità delle sue opere, portando addirittura a speculazioni sul fatto che Shakespeare potrebbe non essere sepolto nella sua tomba.

Tomba di Salvador DalíC’è poi la Tomba di Salvador Dalí, a Figueres, Spagna: la tomba del famoso pittore surrealista è stata oggetto di controversie e battaglie legali dopo la sua morte nel 1989. L'esumazione del suo corpo nel 2017 per un test di paternità ha sollevato domande sulla sua vita e sulle sue intricate relazioni sentimentali.

Queste sepolture sono solo alcuni esempi di tombe che hanno suscitato dibattiti, controversie o sono state soggette a interpretazioni fantasiose. Ma, ci sono alcune sepolture che, secondo la leggenda o la superstizione popolare, sono considerate maledette e si ritiene che portino sfortuna e conseguenze negative a coloro che le profanano. Oltre alla già menzionata tomba di Tutankhamon, possiamo menzionare:

Tomba di Montezuma1 - La Tomba di Montezuma: la tomba dell’ultimo imperatore azteco, è oggetto di una leggenda secondo cui chiunque osi profanarla si attirerebbe una maledizione. Questa credenza è stata alimentata dalla conquista spagnola del Messico e dalla sfortunata sorte degli individui associati alla tomba.

Tomba di Genghis Khan2 - La Tomba di Genghis Khan: secondo la leggenda, la tomba di Genghis Khan, il fondatore dell'Impero mongolo, è protetta da un’altra maledizione. Si ritiene che coloro che cercano di profanare la tomba subiscano conseguenze sfortunate o addirittura la morte.

Tomba di Ramses II3 - La Tomba di Ramses II: la tomba del famoso faraone egiziano Ramses II è associata a una leggenda secondo cui chiunque osi profanarla o disturbare il suo riposo subirà una maledizione e affronterà sventure.

È importante sottolineare che queste maledizioni sono basate su credenze popolari o leggende senza alcun fondamento scientifico. Non esiste alcuna prova concreta che le maledizioni siano reali o abbiano un impatto reale sulla vita delle persone. Potremmo dire che le superstizioni e le leggende legate a determinate sepolture sono spesso il risultato di una combinazione di fattori storici, culturali, religiosi e folkloristici come il mistero e segretezza che le tombe di figure storiche importanti spesso suscitano.

Le superstizioni legate alle tombe dell'età moderna sono meno comuni rispetto a quelle associate alle antiche tombe storiche. Tuttavia, in alcune circostanze, sono emerse credenze o storie popolari anche intorno a tombe di personaggi famosi o di individui coinvolti in eventi tragici come nel caso della tomba di Jim Morrison a Père Lachaise, o quella di Marilyn Monroe, di Bruce Lee o di Eva Perón che, se profanate o non rispettate, potrebbero portare a effetti e situazioni negative.

Naturalmente si tratta solo di credenze, senza alcuna controprova empirica, ma che aumentano sicuramente il fascino e il mistero di questi luoghi e di queste personalità. Noi delle onoranze funebri Emidio e Alfredo de Florentiis vi possiamo offrire professionalità e un rito adeguato e unico, rendendo immortale il vostro ricordo, per l’epicità, beh, ci stiamo lavorando.

Sepolture spettacolari

Le sepolture sono un aspetto fondamentale della storia umana, e si sono evolute in modo significativo nel corso dei millenni. Nella preistoria, le sepolture erano spesso molto semplici e si limitavano a scavare una fossa nella terra e deporre il defunto all’interno. Tuttavia, già nell’Età del Bronzo, le sepolture divennero più elaborate, e si cominciò a utilizzare la pietra per realizzare megaliti, come le tombe a tholos dei Micenei, o i menhir delle culture celtiche.

Con l’avvento delle civiltà antiche, le sepolture divennero sempre più sfarzose, a testimonianza della potenza e del prestigio dei defunti. In Egitto, i faraoni furono sepolti nelle loro mastabe, che nel corso del tempo divennero grandi piramidi, mentre in Grecia i guerrieri venivano sepolti con i loro corredi funebri in tombe a fossa. Anche i romani facevano uso di tombe monumentali, come le catacombe e le necropoli, per sepoltura delle loro élite.

Durante il medioevo, le sepolture divennero più umili e meno sfarzose, e si cominciò a utilizzare spesso solo una lapide per indicare la posizione della tomba. Tuttavia, con l’arrivo del Rinascimento, le sepolture ritornarono ad essere un’occasione per dimostrare potenza e prestigio, come nel caso della tomba di Lorenzo de’ Medici a Firenze.

Nella modernità, le sepolture hanno assunto spesso una funzione più personale, e si sono evolute in una vasta gamma di forme, dal cimitero alla cremazione, dalla sepoltura marittima alla tomba naturale. Nonostante queste variazioni, il desiderio di sfarzosità delle sepolture non è mai scomparso del tutto, e si può ancora trovare nel design di alcune tombe monumentali o nel modo in cui vengono decorate le lapidi.

Nel nostro viaggio attraverso popoli e culture abbiamo potuto vedere diversi tipi di sepolture; oggi abbiamo deciso di presentarvi quelle che secondo il nostro punto di vista, sono le più spettacolari.

  1. La Tomba di Tutankhamon: Situata nella Valle dei Re in Egitto, questa tomba fu scoperta nel 1922 dall’archeologo Howard Carter. È famosa per essere stata la tomba più intatta mai scoperta, contenente un tesoro di oggetti preziosi e artefatti. La scoperta della tomba di Tutankhamon è stata considerata uno dei più grandi eventi archeologici del XX secolo. 
  2. La Necropoli di Giza: Questa necropoli, situata sulla sponda occidentale del Nilo, ospita le famose Piramidi di Giza, tra cui quella del faraone Cheope. Le piramidi sono state costruite come tombe per i faraoni dell’Antico Regno dell’Egitto e sono considerate una delle sette meraviglie del mondo antico. 
  3. La Tomba di Qin Shi Huang: Qin Shi Huang fu il primo imperatore della Cina, e la sua tomba si trova a Xian, nella provincia di Shaanxi. La tomba è famosa per il suo esercito di terracotta, composto da migliaia di statue a grandezza naturale di soldati, cavalli e carri da guerra, che sono stati scoperti nel 1974. 
  4. La Tomba di Jules Verne: Questa tomba si trova nel cimitero di La Madeleine a Amiens, in Francia, ed è famosa per il suo design unico. La tomba rappresenta una navicella spaziale, ispirata al romanzo di Verne “Dalla Terra alla Luna”, e include una statua dell’autore seduto all’interno della navicella. 
  5. La Tomba di Shah Jahan: Situata a Agra, in India, questa tomba è stata costruita per l’imperatrice Mumtaz Mahal dal marito, l’imperatore Shah Jahan, nel XVII secolo. È famosa per il suo design mozzafiato, che include il Taj Mahal, una grande struttura di marmo bianco con dettagli in pietre preziose come lapislazzuli e giada. Il Taj Mahal è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO ed è una delle attrazioni turistiche più famose al mondo.

Tutte queste tipologie di sepolture, che si sono susseguite nei secoli, ci dimostrano come il culto dei morti sia sempre stato centrale nella storia dell’umanità e queste sepolture spettacolari ne sono un esempio. In epoca contemporanea naturalmente nessuno si sognerebbe di farsi seppellire in una piramide o in qualche tempio, al massimo ci sono i cimiteri monumentali, ma il culto dei morti è rimasto centrale anche nella nostra società.  Per questo, le agenzie funebri come la Emidio e Alfredo De Florentiis, si adoperano sempre con costanza per offrire il miglior servizio per onorare l’ultimo viaggio dei nostri cari. 

La cremazione in Italia: le ultime statistiche

Se analizziamo la situazione delle sepolture in Italia, ci rendiamo conto che negli ultimi anni c’è stato un uso sempre più costante delle pratiche di cremazione. Questo è dovuto anche all’aumento della mortalità causata dalla pandemia di Covid, ma ci sono anche altri fattori che hanno contribuito all’aumento delle richieste di cremazione in Italia negli ultimi anni:

  • Cambiamenti culturali: la cremazione sta diventando sempre più accettata come modalità di sepoltura alternativa alla sepoltura tradizionale.
  • Costi: la cremazione è solitamente più conveniente rispetto alla sepoltura tradizionale e richiede meno spazio per la sepoltura delle ceneri.
  • Urbanizzazione: la crescita delle città e la scarsità di terreno disponibile per le sepolture stanno spingendo sempre più persone a scegliere la cremazione.
  • Preoccupazioni ambientali: la cremazione è percepita come un’opzione più ecologica rispetto alla sepoltura tradizionale, poiché non richiede la preparazione di una tomba e la costruzione di una lapide.

Questi sono solo alcuni dei fattori che stanno contribuendo all’aumento delle richieste di cremazione. Tuttavia, è importante sottolineare che le preferenze personali, culturali e religiose giocano ancora un ruolo importante nella scelta delle modalità di sepoltura.

Analizzando le statistiche, possiamo notare un quadro di indubbia crescita, soprattutto per quanto riguarda la cremazione di feretri che, nel 2020, hanno raggiunto la quota di 247.840 cremazioni, con una crescita del 27,31% rispetto all’anno 2019. Una piccola inversione di tendenza c’è stata nel corso del 2021 che ha visto una diminuzione dell’1,47%, con un decremento numerico corrispondente a 3.654 unità, mentre la mortalità è diminuita del 4,97% (pari a -37.111), segno, comunque, che la tendenza a scegliere la cremazione ha avuto una accelerazione anche nel 2021.

In netto calo, invece, la cremazione di resti mortali: nel 2020 siamo scesi a 29.266 (con un calo di 9.039 rispetto all’anno 2019). Il motivo di questo calo, però, è presto spiegato: nel corso della pandemia, gli impianti per la cremazione si sono ritrovati ad affrontare un numero di defunti molto superiore alla media e le norme ministeriali hanno deciso di posticipare, a data da destinarsi, le cremazioni dei resti mortali.

Continuando a guardare le statistiche, notiamo che il 70% circa del totale delle cremazioni avviene nelle regioni del nord Italia, e si concentrano soprattutto nelle grandi città, dove grava anche il problema dello scarso spazio a disposizione per i cimiteri. 

Il lato oscuro dei dati:

Ma non tutti gli aspetti relativi alla disciplina della cremazione sono positivi: infatti, tra i tanti, si possono evidenziare i seguenti aspetti, taluni anche nuovi:

  • La diffusione di crematori di cintura urbana nelle aree metropolitane (ad. es. di Milano, Torino, Napoli).
  • Una sovra-dotazione di impianti in talune zone (del Nord), dove le autorizzazioni date per la costruzione di nuovi crematori sono superiori alle necessità effettive; si avverte così il fallimento della legge n. 130 del 2001, che imponeva piani di coordinamento regionali, poiché ben poche sono le regioni che vi hanno ottemperato.
  • L’avvio di numerose pratiche per la realizzazione di impianti nel Centro e Sud Italia, in buona parte stoppati dal rifiuto, spesso immotivato, delle popolazioni interessate dalle nuove localizzazioni (fenomeno cosiddetto NYMBY, not in my back yard, cioè non nel mio giardino), con conseguente rallentamento della installazione di nuovi crematori. In qualche caso anche le normative regionali hanno temporaneamente bloccato la realizzazione di impianti aggiuntivi rispetto a quelli esistenti o creato barriere legislative particolarmente pesanti all’ingresso di nuovi soggetti.
  • La cremazione non solo è ormai pratica funebre maggioritaria e scelta normale in ampie zone d’Italia, ma sta crescendo sempre più nel Centro e nel Sud a causa di carenze di posti feretro e per economicità del costo complessivo di un funerale.
  • La creazione di network organizzati di gestori di impianti di cremazione, che possono contare non su un singolo crematorio, ma su una rete di questi.

Non è la prima volta che parliamo di cremazione, l’abbiamo analizzata in diversi suoi aspetti, da quello tecnico a quello psicologico, ma la crescita non è mai stata così sostenuta. Infatti, anche le agenzie funebri come le Onoranze Funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, si sono attrezzate per soddisfare questo tipo di richieste, organizzandosi in tal senso per gestire la parte sia burocratica sia tecnica. 

La morte, un’analisi sociologica

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Un lettore attento potrebbe chiedersi, cosa c’entra la sociologia con la morte? 

Infatti si nasce e si muore da soli, e la sociologia è la disciplina che studia i gruppi sociali, per quanto piccoli possano essere, e le classi che ritroviamo in una società.
Il pensiero della morte inevitabile, che possiedono solamente gli esseri umani, ha però una conseguenza sociologicamente molto importante: la paura.

Non potrebbero essere degli istinti a consentirci di assolvere a questo compito – di contrastare cioè, o neutralizzare, quella «paura secondaria», la paura che non viene dall’arrivo della morte, ma trasuda dalla nostra consapevolezza che sicuramente prima o poi essa arriverà. La soluzione di tale compito dev’essere trovata e attuata, se mai possibile, dagli uomini stessi. Ed è questo ciò che bene o male accade, con maggiore o minor successo. Tutte le culture umane possono essere decodificate come ingegnosi congegni che rendono la vita vivibile, nonostante la consapevolezza della morte» ( Zigmunt Bauman, Paura liquida, Laterza, Roma, ed. Digitale 2017, cap. Paura della morte). 

In queste righe, l’accademico polacco, ci descrive come la nostra società si impegni giornalmente a contrastare la paura della morte e come non ci sia ancora riuscita e mai ci riuscirà. Abbiamo tanti esempi di gestione della morte in giro per il mondo, più o meno allegri, ma il timore di lasciare questo mondo comunque pervade tutti. Senza entrare assolutamente nel merito, e ben consci delle grandi responsabilità che comporta questa analisi, per capire questa paura basti pensare a questi ultimi due anni flagellati dal covid. 

Infatti, comunicando quotidianamente il numero di morti, agitando queste statistiche corredate di opportune immagini e immancabili pareri di specialisti medici, agitando in sostanza la paura della morte, non è stato, per lo più, necessario l’utilizzo massiccio delle forze armate e della polizia.
Attraverso questa paura si sono temporaneamente annullati dei diritti individuali ritenuti inviolabili nella maggioranza dei paesi occidentali, con le uniche eccezioni dei casi definiti dalla legge e dietro un cosiddetto giusto processo, come le libertà di movimento, di decidere dove andare e chi frequentare. Si sono modificate anche modalità di interazione da sempre ritenute essenziali al buon funzionamento della società applicando il famoso o famigerato ”distanziamento sociale”. Si sono interrotti servizi fondamentali per la società come l’istruzione.

Ed è bastato mostrare la pericolosità del covid, poche immagini emblematiche, per far capire la pericolosità di questa malattia e convincerli ad accettare restrizioni e regole. 

C’è un altro aspetto di interesse sociologico nella morte: come la società decide di tramandare il ricordo di un proprio caro o di celebrare quello di una personalità importante.

I cimiteri sono storicamente i luoghi nei quali allontaniamo i morti dai vivi ma anche i luoghi funzionali del ricordo. La natura del cimitero, e delle sepolture in generale, è mutata nel corso degli anni, assumendo sempre più caratteristiche legate al ricordo e alla celebrazione dei nostri cari e allontanando la mera funzione sanitaria per la quale originariamente erano stati pensati: consideriamo ad esempio le urne cinerarie che ci permettono di tenere il nostro caro vicino a noi.

Anche il nostro lavoro è mutato nel tempo. Le onoranze funebri hanno acquisito sempre più una rilevanza sociale, svolgendo sia il compito di trasporto della salma, sia quello di tramite tra la società nel quale abitava il defunto e il suo ultimo viaggio.  

Ci sono ancora domande senza risposta e che hanno bisogno di essere indagate; è sempre difficile tramandare il ricordo di una persona in modo che non si dimentichi nel tempo, ma la società moderna si sta muovendo in questa direzione e, noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, siamo orgogliosi di poter essere attori partecipi di questa trasformazione. 

Antropologia della morte

I vivi credono di piangere i loro morti e invece piangono una loro morte, una loro realtà che non è più nel sentimento di quelli che se ne sono andati.
(Luigi Pirandello, 1951, Colloquii coi personaggi)

La morte è per antonomasia la metafora del confine, del limite raggiungibile solo nel momento in cui non siamo più e ci troviamo perciò impossibilitati a raccontarlo. 

Come ebbe modo di evidenziare Martin Heidegger nel secolo scorso, la morte è l’unica esperienza della vita che coinvolge ineluttabilmente tutti ma che tutti possono conoscere solo attraverso l’esperienza degli altri. Gli altri, infatti, potranno dire e raccontare di noi che non ci siamo più e rendere conto del modo in cui hanno percepito la nostra realtà e contestualmente di come hanno percepito se stessi attraverso noi. 

Sebbene siamo tutti consapevoli del significato che a livello personale assume la perdita di una persona cara, spesso ai più sfugge come le esequie siano un fatto sociale prima ancora che individuale. La morte, infatti, implica anche una rottura dello status sociale, una sorta di passaggio da una condizione all’altra. 

Con la morte, atto personale e sociale insieme, ci troviamo improvvisamente di fronte a quello che in antropologia è definito rito di passaggio, il quale decreta l’assegnazione della nostra ultima denominazione: il fu. Nel momento della morte l’individuo smette di esistere nella società, anche se il suo lascito può essere eterno e celebrato, come nel caso di uomini di cultura o sport.

L’antropologia ha cercato di definire i momenti legati all’origine e alla formazione delle credenze e degli atteggiamenti relativi alla morte. Secondo Edward Burnett Tylor, uno dei primi studiosi dei momenti culturali e comportamentali legati alla morte, la cultura relativa ad essa non sarebbe stata semplicemente acquisita ma, invece, appresa attraverso un lungo apprendistato. 

Lo sappiamo, tutte le culture, dalle più arcaiche e primitive, alle più moderne, celebrano questo passaggio, attraverso riti, usanze e sepolture che si sono evoluti nel tempo. 

Avvicinarsi e parlare della morte è una delle paure più forti degli esseri umani, tanto che, nelle civiltà industrializzate del XX secolo, si tende quasi a evitare il contatto con essa.

Infatti, sempre di più si cerca di non essere presenti nel momento della dipartita e, in certi casi, i nostri cari vengono affidati alle cure amorevoli, ma impersonali, di istituti per le cure palliative. Analogamente i medici, spesso con la connivenza dei familiari, cercano di nascondere al moribondo l’imminenza della morte, e ciò a volte dà luogo a complicate finzioni in cui tutti sanno come stanno realmente le cose, ma nessuno lo ammette. 

Storicamente e antropologicamente i funerali sono dei riti di passaggio da una condizione, appunto quella di vivo, ad un altra, quella di defunto. Questi riti esistono per diversi motivi, da quello più biologico, cioè allontanare il corpo che tende a deteriorarsi dalla comunità, a quelli di aggregazione: infatti, dopo le varie fasi di un funerale, smesso il lutto, i parenti del defunto escono dallo stato di isolamento in cui il decesso li aveva confinati e le normali relazioni sociali sono ripristinate. Tale è il fine dei banchetti e delle cerimonie commemorative che seguono i funerali, in alcune società, contribuendo a rinsaldare i legami tra i membri della comunità. 

Oggi, nella società contemporanea, si assiste a un rifiuto delle emozioni: bisogna quanto prima accantonare e dimenticare il lutto. La morte di una persona cara può far precipitare i familiari superstiti in una condizione di crisi; a questa crisi bisogna reagire attraverso modelli di comportamento che la cultura ha determinato, attraverso i quali si può trascendere la crisi individuale trasformandola in valore per la sopravvivenza. 

Ora, come si è già detto, non si può sfuggire dalla morte accantonandola: bisogna assumerla, darle significato, senso, bisogna elaborare delle tecniche di difesa perché la vita deve continuare.

Il ruolo più importante, dopo la morte di una persona, è quello dell’agenzia di pompe funebri alla quale si decide di rivolgersi. 

Questa, saprà soddisfare le diverse richieste, facendo molte volte da tramite tra il defunto e la famiglia, organizzando i trasporti, preparandolo per un eventuale ultimo saluto, sbrigando la parte burocratica. Lo sappiamo, il funerale migliore è quello veloce, senza intoppi, che sappia celebrare al meglio la persona e che, in qualche modo, come attraverso la scelta dei fiori, ricordi il suo essere. La discrezione, la capacità e la possibilità di esaudire le richieste della famiglia o dei cari del defunto, contribuisce a dare un nuovo significato alla morte, rendendola più socialmente accettata.

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