Bare, bauli e urne

Il simbolo per eccellenza del funerale è la bara. Questa, trasportata a spalla o con altri mezzi, sarà il luogo in cui il defunto riposerà in eterno. Per la sua importanza è anche la voce di spesa più consistente dell’intero servizio funebre. La bara può essere personalizzata sia per quel che concerne i materiali, sia per le forme o gli abbellimenti esterni, naturalmente ogni personalizzazione ha un costo.

Tempo fa suscitò scandalo il finto volantino ikea che pubblicizzava Defunktö, un baule al costo di 69 euro, che bisognava ordinare sul sito, veniva recapito a casa e ovviamente, come per tutte le cose vendute da Ikea, andava montata.

Vediamo ora come sono fatte le bare e cosa ruota intorno a questo mercato. Innanzitutto dobbiamo distinguere tra cassa da morto e bara. Seppur svolgano la stessa funzione, la bara si distingue per la sua forma ottagonale più larga nella parte superiore e più stretta verso il basso, la cassa, invece, ha una forma tipicamente rettangolare.

Anche se potenzialmente le bare possono essere di ogni materiale, il legno rimane la scelta migliore in assoluto, sia per le sue caratteristiche di resistenza, sia per la sua bellezza. I legni più usati sono il pino e l’abete, ma si possono scegliere anche legni più pregiati, perciò più costosi come il mogano o l’ebano. Inoltre si possono scegliere anche bare e casse in larice, noce, frassino, rovere, tiglio, castagno.

Naturalmente anche gli interni possono essere personalizzati come si vuole. Generalmente sono imbottiti e rifiniti in seta o raso, ma, anche in questo caso, si possono scegliere diverse soluzioni.

Come già visto nell’articolo sulle stagnature, la legge italiana sancisce che le bare devono essere sigillate con lo zinco e avere una valvola di sfogo. Il metallo garantisce una tenuta ermetica che isola completamente la salma dall’esterno ed evita la fuoriuscita di odori, dovuti alla decomposizione e impedisce la mummificazione. Inoltre, l’apposita valvola filtra i gas in uscita ed impedisce la rottura della bara.

Ma la zincatura non è l’unica regola imposta dalla legge.

In particolare l’articolo 74 del regolamento di polizia mortuario riporta:

“Ogni cadavere destinato alla inumazione deve essere chiuso in cassa di legno e sepolto in fossa separata dalle altre; soltanto madre e neonato, morti in concomitanza del parto, possono essere chiusi in una stessa cassa e sepolti in una stessa fossa”.

Mentre all’articolo 75:

    1. Per le inumazioni non è consentito l’uso di casse di metallo o di altro materiale non biodegradabile.
    2. Qualora si tratti di salme provenienti dall’estero o da altro comune per le quali sussiste l’obbligo della duplice cassa, le inumazioni debbono essere subordinate alla realizzazione, sulla cassa metallica, di tagli di opportune dimensioni anche asportando temporaneamente, se necessario, il coperchio della cassa di legno.
    3. L’impiego di materiale biodegradabile diverso dal legno deve essere autorizzato con decreto del Ministro della sanità, sentito il Consiglio superiore di sanità.
    4. Lo spessore delle tavole della cassa di legno non deve essere inferiore a centimetri 2.
    5. Le tavole del fondo di un solo pezzo nel senso della lunghezza potranno essere riunite nel numero di cinque nel senso della larghezza, fra loro saldamente congiunte con collante di sicura e duratura presa.
    6. Il fondo deve essere congiunto alle tavole laterali con chiodi disposti di 20 in 20 centimetri ed assicurato con idoneo mastice.
    7. Il coperchio sarà congiunto a queste tavole mediante viti disposte di 40 in 40 centimetri.
    8. Le pareti laterali della cassa devono essere saldamente congiunte tra loro con collante di sicura e duratura presa.
    9. E’ vietato l’impiego di materiali non biodegradabili nelle parti decorative delle casse.
    10. Ogni cassa deve portare il timbro a fuoco con l’indicazione della ditta costruttrice e del fornitore.
    11. Sulla cassa deve essere apposta una targhetta metallica con l’indicazione del nome, cognome, data di nascita e di morte del defunto.

Nell’ articolo sulla cremazione abbiamo visto come i cofani non siano le uniche possibilità di tumulazione. Infatti il corpo del caro può essere cremato e, successivamente, le ceneri disperse, seguendo la legge e i regolamenti comunali. Le urne per l’inumazione, in analogia con i bauli, devono essere costruite con materiali altamente biodegradabile e quindi ad es. legno massiccio, cellulosa, cartone con spessori minimi, proprio per facilitare la naturale decomposizione dell’urna a contatto con il terreno o l’acqua.

Come tutti i settori, anche questo mercato è in costante evoluzione. E allora possiamo vedere bauli e urne sempre più personalizzate, che si allontanano dai colori e forme classiche, e diventano quasi fashion. Oggi sono disponibili personalizzazioni estreme, dipende dal gusto del cliente, ma bisogna stare attenti a non esagerare, come per qualunque cosa. Ricordiamoci che il funerale è un momento solenne, serio e importante, e tale deve restare.

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Funerale 2.0

Come già visto nell’ articolo sul funerale laico, l’approccio di molte persone alla morte e ai funerali sta iniziando a cambiare. I riti funebri tradizionali stanno iniziando a essere affiancati da riti più personalizzati e che rispecchino la volontà e le disposizioni che il defunto ha lasciato quando era ancora in vita.

“Le norme sociali stanno cambiando e la competizione e la tecnologia stanno scombussolando un business che non voleva cambiare e che approfittava della situazione. I familiari dei defunti sono più informati e non vogliono più pagare, senza fare domande, quello che viene detto loro di pagare” (The Economist).

Dopo la morte di un caro, i familiari agiscono comprensibilmente con fretta e nel dolore, ma anche con poca voglia di concordare dei servizi. In questo modo i riti funebri hanno subito una forma di omologazione e spersonalizzazione.

Come sta cambiando il rito funebre?

L’Economist individua essenzialmente tre fattori che stanno portando il rito funebre a cambiare:

  • l’apertura sempre maggiore a proposte meno convenzionali come il rito laico
  • la cremazione, sempre più frequente anche nei Paesi fortemente religiosi
  • il web, perché permette di confrontare offerte, ottenere informazioni e scoprire possibilità alternative

Del rito laico e della cremazione abbiamo già parlato nei precedenti articoli. Qui cercheremo di spiegare come il web, i social e la crescente informazione, stanno influenzando sempre più i riti e i servizi funebri.

Il ruolo del web e dei social

 È innegabile, oggigiorno il web influenza gran parte delle nostre decisioni. D’altronde è il luogo nel quale tutti noi ricerchiamo le informazioni che ci servono. Lo sappiamo, sul web si trova di tutto, informazioni, pubblicità, curiosità. La quantità di materiale che possiamo reperire è enorme e potenzialmente infinito.

Come l’internet ci ha cambiato la vita, può cambiare anche la morte. Basta dare un occhiata al nostro sito web per poter  trovare facilmente tante informazioni sui servizi che offriamo ma anche tanti approfondimenti su diverse tematiche riguardanti i riti funebri. Tutte queste informazioni aiutano a formare una coscienza e un’idea personale del rito e a scoprire nuove possibilità e alternative. Inoltre, potendo confrontare diverse offerte, ma anche opinioni e testimonianze dirette, possiamo rivolgerci a quelli che reputiamo i migliori professionisti del settore, in modo da avere una cerimonia personalizzata e empatica, che fugga dalla spersonalizzazione.

Sia chiaro, non è la fine del rito tradizionale, ma è una svolta, un cambiamento nel modo di gestire quella che forse è la più personale delle decisioni, la gestione dell’addio.

Gli attori del cambiamento

 Per quanto nella maggioranza dei casi si tratti di giovani e giovanissimi, la generazione 2.0 è essenzialmente l’attore che più sta influenzando il cambiamento del rito funebre. I ragazzi sono sempre più lontani dal mondo ecclesiastico, ma, soprattutto, sono alla ricerca di unicità. Unicità che ricercano in tutti gli aspetti della propria vita. E il lasciare le disposizioni da seguire nel momento del commiato è una pratica che si sta diffondendo sempre di più, coinvolgendo così anche le decisioni degli amministratori locali e le proposte degli impresari di pompe funebri.

La sfida è capire il cambiamento, venire incontro alle nuove esigenze e offrire un servizio sempre più capillare e flessibile in modo da poter soddisfare le richieste e le esigenze di ogni cliente che si rivolge alla nostra agenzia. Il nostro impegno è anche quello di offrire un servizio di consulenza e informazione serio e puntuale che possa rispondere a qualunque curiosità o dubbio.

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Per ogni tua necessità ci trovi a Pescara, Via S. Spaventa 6/3 e siamo sempre disponibili ai numeri 085/66021 e 337664777.

Il funerale laico

La scomparsa di un caro è sempre un momento triste nella vita di ogni persona. Una cosa che accomuna tutti è la ricerca del miglior modo per salutarli l’ultima volta. Tutti noi conosciamo i riti funebri religiosi, e ci sembra ormai una prassi consolidata che qualunque defunto abbia questo rito. E anche i luoghi sono sempre legati all’aspetto religioso, dal posto nel quale si svolge il rito funebre, al cimitero comunque ricco di simbolismo religioso.

Tutti noi conosciamo il rito del matrimonio civile, ci siamo abituati e sappiamo come si svolge. Come per il matrimonio esiste anche il funerale civile o laico. In questo articolo parleremo di questo rito sempre più richiesto, anche attraverso le voci della celebrante laica Alessandra Rizzi e del responsabile della formazione dei celebranti laici, nonché coordinatore della sezione UAAR di Pordenone Loris Tissino.

Cosa si intende per funerale laico?

Ritolaico.com lo descrive come un’occasione per dare il commiato a una persona cara, senza riferimento alle religioni. Durante un funerale laico si celebrano la vita e gli affetti del dipartito e non si usano preghiere né riti religiosi.

Anche se non si crede in alcuna religione è importante dare un ultimo saluto ai nostri cari, è un momento sociale importante, dove parenti e amici possono condividere tra loro ricordi, aneddoti, storie e farsi forza in un momento triste e segnante. Il funerale, lo sappiamo, serve a chi resta, e l’elaborazione del lutto passa anche attraverso questo momento di cordoglio.

Dove si svolge un funerale laico?

Per celebrare un rito laico non ci vogliono permessi o requisiti particolari, perciò il rito si può celebrare ovunque. La legge stabilisce che ogni comune deve mettere a disposizione una “sala del commiato”. Molti comuni hanno creato una sala apposita per questa funzione, ma dove non fosse così le altre opzioni sono l’abitazione privata, un luogo caro al defunto o di particolare simbolismo, come nel caso della camera ardente di Dario Fo al teatro Piccolo di Milano, e, in alcuni casi, in presenza di parroci particolarmente sensibili, anche qualche chiesa o luogo consacrato. Come dice Loris Tissino della UAAR:

abbiamo condotto un’analisi in molti comuni cercando di capire se si fossero dotati di una sala apposita per questo tipo di funzioni. Ci sono sempre più comuni che si stanno adoperando in questa direzione, anche se a volte la resistenza culturale è ancora molto forte. Ma visto la costante richiesta di questo tipo di cerimonie confidiamo che sempre più comuni possano offrire questi spazi”.

Chi celebra un funerale laico?

A differenza dei matrimoni civili, un rito funebre laico può essere celebrato da chiunque senza bisogno di permessi o nullaosta, perciò può essere celebrato da un amico o un familiare. Esistono anche dei celebranti che hanno seguito una determinata formazione. Questi ultimi sono riuniti in un progetto supportato dalla UAAR dal nome “cerimonie uniche” (cerimonieuniche.it) e operano da circa una decina d’anni sull’intero territorio nazionale. Alessandra Rizzi, counselor e cerimoniere funebre, nonché coautrice del libro “Ritualità del silenzio. Guida per il cerimoniere funebre” (2018, Nuova Dimensione) fa parte di questa rete e ci ha spiegato che:

“è importante sottolineare che la cerimonia laico-umanista non significa atea, ma si tratta di una cerimonia personalizzata, poiché viene svolta nel rispetto delle volontà e delle scelte del defunto. Il compito del celebrante è anche quello di coordinare i vari passaggi della cerimonia, dalla chiusura del feretro alla tumulazione o alla dispersione delle ceneri. Tutti i celebranti accreditati sono formati da docenti nazionali e internazionali e sono in grado di offrire un aiuto empatico e professionale in un momento così difficile”.

Come si svolge la cerimonia funebre?

La cerimonia laica non ha nessun tipo di schema standard. Può essere totalmente personalizzata a patto che rispetti le volontà del defunto ma anche dei suoi cari che vogliono salutarlo. Quei momenti sono frenetici e molte volte un aiuto esterno è necessario. Il primo aiuto che si riceve è quello dell’impresario funebre, che si prende cura del feretro e si occupa anche della parte burocratica. Conosciamo tutti il rito religioso e la sua formula solenne fatta di preghiere e benedizioni. Le cerimonie laiche, come ci dice sempre Alessandra Rizzi devono essere uniche, personalizzate anche da musiche, racconti, epitaffi, poesie e tutto ciò che possa rendere onore al ricordo del defunto.

In un’intervista su oltremagazine.it la celebrante Liana Moca la descrive cosi:

“La cerimonia funebre laica è totalmente personalizzata, nessun testo preconfezionato: questa è la difficoltà maggiore che incontra il celebrante. Si tratta di un rito inclusivo, a priori non si escludono preghiere o momenti spirituali se questo è rispettoso della persona che è mancata. È prassi comune dedicare qualche minuto di silenzio o di raccolta in cui si invita, chi vuole, a recitare una preghiera in silenzio. Durante la cerimonia vengono in genere coinvolte altre persone. Può essere un amico, un parente o un collega che vuole contribuire al racconto della vita del defunto. A volte più semplicemente si può scegliere di leggere una poesia o un brano che amava particolarmente. Il celebrante deve essere sempre pronto ad intervenire, perché le persone coinvolte possono essere sopraffatte dall’emozione e non riuscire ad andare avanti. Il suo compito, in questi casi, sarà quello di rassicurarle e aiutarle a proseguire”.

Dove vengono seppellite le salme?

La sepoltura è disciplinata dalla legge. Tutte le salme hanno diritto a una degna sepoltura e i cimiteri sono il luogo preposto per questo. I cimiteri non sono un’esclusiva di nessun credo religioso e chiunque ha diritto a un posto. Un’altra possibilità in caso di cremazione è quella di chiedere di disperdere le ceneri in un luogo di particolare valenza per il defunto (per questa eventualità bisogna consultare i regolamenti del comune di appartenenza), si possono usare luoghi privati o, si può scegliere la sepoltura silvestre, cioè la tumulazione delle ceneri in aree boschive destinate appositamente a questo scopo (www.boschivivi.it).

La storia ci insegna che l’uomo ha sempre voluto rendere omaggio nel migliore dei modi ai suoi morti. Purtroppo, la società sempre più frenetica di oggi ha portato a una standardizzazione anche in queste occasioni. Per questo è importante offrire un insieme di servizi che possano rendere onore nel migliore dei modi al ricordo dei nostri defunti, dal trasporto alla tumulazione, passando per la cerimonia di saluto. La nostra esperienza e professionalità ci permettono di offrire servizi sempre più personalizzati e particolari in modo da aiutare a rispettare le ultime volontà dei vostri cari.

Il nostro lavoro è soddisfare tutte le richieste in un momento difficile e intenso come la morte e offrire il miglior servizio in questo particolare momento.

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La cremazione: aspetti tecnici

Elaborare un lutto, riuscire ad avere la consapevolezza che un nostro caro non c’è più, non è più con noi e non sarà più in nostra compagnia.

Un passaggio che può sembrare naturale ma non lo è soprattutto se come rito funebre si è scelta la cremazione, tema che abbiamo trattato tempo fa: “Lasciar andare una persona cara non è facile; accettare la fine della vita men che meno. Cremazione o cimitero sono riti per accompagnarlo/a nel suo ultimo viaggio ma la cosa più importante è che il loro ricordo resterà sempre vivo dentro noi.”

Abbiamo deciso di tornare sull’argomento nel nostro ultimo articolo per sottolinearne gli aspetti psichici: “Ecco perché celebrare un rito funebre anche quando si tratta di cremazione è un gesto di delicatezza e rispetto per chi rimane e deve accettare la morte, deve superare il lutto e vivere nel ricordo della persona cara.”

In questo articolo invece, cerchiamo di capire quali sono gli aspetti tecnici della cremazione: una scelta che con l’emergenza Coronavirus è stata accolta anche più frequentemente del solito.

Un rito che sembra crescere nel nostro paese come riporta il sito Federazione italiana cremazione (Fic):

“La pratica della cremazione è in Italia in costante crescita. Nel 2012 a fronte di 590.000 decessi sono state eseguite circa 91.500 cremazioni, con una incidenza percentuale che supera il 15%. Il Nord Italia è storicamente patria della pratica cremazionista ed infatti l’incidenza percentuale nelle regioni settentrionali si pone ai vertici nazionali. Nelle regioni del Centro Italia le percentuali indicano un significativo e progressivo incremento. Nelle regioni del Sud e nelle Isole si rilevano le percentuali più basse.”

Ma come avviene un corretto processo di cremazione?

In tal senso, un gruppo tecnico di esperti di Utilitalia SEFIT e della Federazione Cremazione Italiana ha elaborato le “Istruzioni per una corretta gestione dei crematori” al cui interno per esempio, si stabiliscono le caratteristiche dei feretri:

I feretri, da utilizzare per la cremazione, devono possedere i requisiti stabiliti dalla normativa statale vigente. Attualmente il regolamento di polizia mortuaria è stato approvato con D.P.R. 10/9/1990, n. 285, con le specifiche di cui alle circolari Ministero salute n. 24 del 24/6/1993 e n. 10 del 31/7/1998.

Inoltre prima dell’introduzione del feretro nel forno:

  • Deve essere verificato che la targhetta esterna riporti gli elementi di identificazione del defunto e che questi siano gli stessi riportati nell’autorizzazione al trasporto e alla cremazione;
  • Devono essere rimosse le parti metalliche del feretro non strettamente necessarie ad assicurarne la chiusura, quali le maniglie, i piedini, i simboli religiosi, la targhetta, etc…

Altro elemento caratteristico è la dimensione del feretro: se le dimensioni esterne superano in lunghezza i 205 cm., in larghezza i 70 cm. o in altezza i 60 cm., esso è definito OVERSIZE. L’impresa funebre è tenuta a segnalare tale evenienza all’ufficio comunale competente al rilascio delle autorizzazioni al trasporto e alla cremazione.

E all’interno? Ci sono regole da rispettare? Sì, ed è l’impresa funebre che è tenuta a conformarsi integralmente alle istruzioni contenute nel presente disciplinare, al tariffario e alla carta dei servizi vigente.

Per il confezionamento dei feretri destinati alla cremazione, inoltre, vanno impiegati materiali a bassa produzione di fumi e facilmente combustibili. È altresì consentito l’uso di controcassa interna in materiali, quali plastiche biodegradabili, rispondenti alle norme UNI EN 13432 o 14995 in materia di biodegradabilità e compostabilità, o altri prodotti flessibili rispondenti alle caratteristiche previste dalle norme EN 15017.

Si arriva poi a quello che è il contatto con i propri cari, ciò che rimane di tangibile: le ceneri. Anche in questo caso, prima della consegna, le Istruzioni stabiliscono delle regole.

  1. Le ceneri, le ossa calcinate e quant’altro risultante da ogni singola cremazione sono raccolti con cura dal personale addetto alla cremazione e devono essere avviati a separazione, curandone la tracciabilità. Alla procedura di separazione delle parti non corrispondenti alle ceneri del defunto si procede con specifici ausili (ad es. magnete) o con macchine che polverizzano i prodotti estratti dal forno, separandoli da residui (metallici e non metallici). Questi ultimi sono gestititi secondo quanto previsto dalla Nota del Ministero dell’Ambiente del 26 agosto 2009.
  2. Tutte le ceneri di ogni singola cremazione risultanti dalle procedure di cui al punto 7.1. sono raccolte in urna cineraria/contenitore standard avente le caratteristiche e con le modalità di cui ai punti che seguono.
  3. Ove l’avente titolo disponga per l’utilizzo di urna con particolari caratteristiche per foggia o anche in funzione del successivo destino (sepoltura, dispersione in acqua per immersione, dispersione in natura, affidamento personale), sarà cura di questi o dell’impresa funebre incaricata provvedere alla sua consegna al personale del crematorio, almeno 6 ore prima dell’orario previsto per la cremazione.
  4. Ogni urna cineraria/contenitore standard deve avere una capacità minima di 4 litri.
  5. Per le ceneri di defunti minori di anni 10 o derivanti dalla cremazione di resti ossei, sono consentite anche urne/contenitori di capacità inferiori, a condizione che possa esservi contenuto l’intero quantitativo di ceneri.
  6. Ogni urna cineraria/contenitore standard, o se questi sia sostituito da altro scelto dalla famiglia o dall’avente titolo, deve riportare all’esterno etichettatura o targhetta con i dati identificativi del defunto previsti dalla normativa vigente. Ogni urna cineraria/contenitore standard deve essere realizzata con materiale adeguatamente resistente e infrangibile. Il coperchio dell’urna/contenitore deve aderire saldamente agli altri elementi e il suo fissaggio deve essere condotto in modo da impedire che esso venga successivamente forzato senza che il fatto possa essere rilevato. La corretta chiusura e l’integrità dell’urna/contenitore sono attestati dal personale del crematorio apponendo apposito sigillo antieffrazione.
  7. All’atto della consegna ceneri viene compilato e sottoscritto da chi consegna e da chi riceve, nel numero di esemplari stabilito, il verbale di cui all’articolo 81 del regolamento di polizia mortuaria approvato con D.P.R. 10 settembre 1990, n. 285.

Un processo importante che tiene conto di tanti aspetti nonché del rispetto del defunto e delle famiglie che scelgono questo rito per l’ultimo viaggio dei propri cari.

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La cremazione: aspetti psico-sociali

Nessuno vorrebbe dire addio…

Una parola che spezza, taglia i rapporti e chiude ogni porta. Addio è non vedersi più, mai più.

Salutarsi per sempre no, non piace a nessuno specie se si tratta di cari amici o cari parenti.

Eppure morire fa parte della vita la quale è un ciclo che ci vede nascere, crescere, vivere e appunto morire.

Lasciare andare… per sempre… È questo un passaggio chiave: lasciare andare e accettare la morte; un passaggio chiave ma difficile perché è più semplice negare che non vedremo più quella persona.

Ecco perché forse, la cremazione è una pratica che si sta diffondendo parecchio nel mondo: avere con sé un ricordo tangibile del proprio caro, un’urna dove pregare, volgere lo sguardo nei momenti di difficoltà o un sorriso di ringraziamento.

L’analisi dei dati statistici elaborati e pubblicati da Sefit (Servizi funerari italiani) dal 1995 al 2005 si passa da 31 crematori a 43 crematori (+12); mentre dal 2006 al 2018 da 44 a 83 crematori (+39).

Nel dettaglio: nel 1995 si sono registrate 15.436 cremazioni pari al 2,78% dei decessi; nel 2005 48.196 cremazioni pari al 8,50% dei decessi; nel 2018 si sono registrate n. 183.146 cremazioni pari al 28,93% dei decessi (sostanzialmente il 30%).

Al di là dei numeri, in un precedente articolo sulla cremazione dicevamo: “Lasciar andare una persona cara non è facile; accettare la fine della vita men che meno. Cremazione o cimitero sono riti per accompagnarlo/a nel suo ultimo viaggio ma la cosa più importante è che il loro ricordo resterà sempre vivo dentro noi.”

A tal proposito, interessante è un articolo sui riti pubblicato sul sito Si può dire morte a firma Marina Sozzi:

“[…] Che le modalità di sepoltura siano cambiate è un dato: nel 2016 (ultimi dati disponibili) è stata scelta la cremazione dal 23% delle persone, l’inumazione dal 33% e la tumulazione dal 44%. La scelta cremazionista cresce, per ragioni in parte culturali e in parte economiche. Non credo né ho mai creduto che l’aumento della cremazione, in Italia come in altri paesi, sia sintomo di una deritualizzazione. Al contrario, nei luoghi in cui è stato proposto un rito del commiato per accompagnare l’affidamento della salma al crematorio, si è fatta un’importante operazione culturale: far riflettere i familiari sull’esigenza di un addio che abbia una struttura rituale, ma che corrisponda anche al desiderio di personalizzazione molto diffuso in Occidente: una poesia, una musica, qualche parola in memoria del defunto pronunciata da chi lo ha amato. Nei crematori dove c’è stata l’offerta di un rito, la popolazione ha maturato anche la capacità di celebrarlo a immagine e somiglianza del morto.”

Ci viene da pensare a quelle salme trasportate da Bergamo in altri posti d’Italia su camion dell’Esercito, persone che non avuto nemmeno la possibilità di sorridere, parlare, accarezzare per l’ultima volta i propri cari perché morire ai tempi del Coronavirus non è affatto naturale e facile. Nemmeno per noi:

“Non facile per chi fa il nostro lavoro sentire parlare di cifre così, di vivere una situazione così pesante, di stare vicini a famiglie colpite da un tale dolore. Molti infatti non possono nemmeno salutare per l’ultima volta i loro cari perché il Coronavirus ti lascia solo magari in isolamento, più probabile in ospedale nel reparto di Terapia Intensiva. È questo il dolore più grande che ci portiamo dentro in queste ore drammatiche; ma è il nostro lavoro e noi non ci tiriamo indietro, siamo lì, anche di fronte alle difficoltà. Ci esponiamo ai rischi, anche di un contagio, ritenendo che la dignità di una persona debba essere rispettata anche dopo la morte. Per noi i defunti sono persone da onorare e non merce da smaltire, come troppo spesso vediamo fare. Sicuramente un lavoro difficile, molte volte ci sentiamo ripetere che non tutti ne sarebbero capaci, ma lo amiamo.”

Ecco perché celebrare un rito funebre anche quando si tratta di cremazione è un gesto di delicatezza e rispetto per chi rimane che deve accettare la morte, deve superare il lutto e vivere nel ricordo della persona cara.

I riti funerari dunque, ne abbiamo già parlato in merito al Giappone e, facendo un salto nel tempo, ai Nativi d’America, dimostrano come essi siano un momento di passaggio che va celebrato e ricordato.

Eppure, quando si parla di morte c’è ancora un tabù: quello dei bambini. Come spiegare loro la fine della vita? Come spiegare la cremazione a un giovane che ha perso un caro?

Molto interessante l’intervista che Alice Spiga, direttrice SO.CREM Bologna, ha fatto sul tema al professor Francesco Campione, tanatologo, Presidente dell’Associazione Rivivere e autore del libro La domanda che vola – Educare i bambini alla morte e al lutto.

Ecco un estratto:

“La prima domanda che potremmo porci, nell’analizzare la scena cui lei ha casualmente assistito, – esordisce il prof. Campione – è per quale motivo la madre abbassi la voce nel nominare il crematorio. Dietro l’abbassamento del tono ci sono infatti tre tabù principali, molto diffusi nella società italiana contemporanea:

  1. Il tabù della morte, per cui evitiamo del tutto di parlare di morte con i bambini perché siamo convinti che la morte non debba avere nulla a che fare con loro, che debbano essere preservati e tenuti all’oscuro finché non riteniamo che possano sopportare l’esistenza della morte.
  2. Il tabù del funerale, per cui talvolta abbiamo talmente paura che la partecipazione a un funerale possa traumatizzarli che scegliamo per loro di tenerli a casa, senza coinvolgerli nella decisione se partecipare oppure no (anche perché spesso non sappiamo nemmeno come spiegargli che cosa sia un funerale).
  3. Il tabù del destino del corpo dopo la morte. È in questo tabù che risiede la cremazione, insieme al polo crematorio e alle altre forme di trattamento del cadavere: tumulazione e sepoltura.”

E se il bambino dovesse cominciare, per un motivo o per un altro, a porre delle domande sulla cremazione? Che cosa dovrebbe rispondere un genitore?

“Le risposte sulla cremazione dipendono da un primo fattore fondamentale: l’età del bambino. Secondo le tappe evolutive del concetto di morte (1) che la ricerca psicologica ha individuato allo stato attuale, i bambini:

  • Fino ai 3 anni sono convinti che la morte sia un evento reversibile e non universale del quale tende a non comprenderne le cause.
  • Tra i 4 e i 6 anni comprendono che la morte è irreversibile e universale, ma la causa può essere anche non naturale o biologica (ad esempio una magia o una volontà cattiva).
  • Tra i 6 e i 9 anni comprendono che la morte è una cessazione irreversibile delle funzioni vitali, che avviene per ragioni biologiche, che è universale e che riguarda anche loro.”

Oggi vogliamo lasciarvi con una riflessione e con l’invito a continuare a seguire il nostro blog nel quale vi faremo conoscere tutti gli aspetti del nostro lavoro.

Vita e morte non sono due estremi lontani l’uno dall’altro. Sono come due gambe che camminano insieme, ed entrambe ti appartengono. In questo stesso istante stai vivendo e morendo allo stesso tempo. Qualcosa in te muore a ogni istante. Nell’arco di settant’anni la morte arriverà a compimento. In ogni istante continui a morire, e alla fine morirai davvero.

(Osho)

Addio all’amico a 4 zampe: cosa fare?

Superare il dolore non è una cosa facile, né semplice, nè veloce. Spesso richiede anni e, stando a quanto dicono in molti, bisogna farsi attraversare dal dolore, viverlo; solo così potrà scorrere e andare via.

Come dire addio per sempre a un nostro caro? L’addio è solo una questione fisica, se è stata/o davvero importante, rimarrà sempre con noi e dentro il nostro cuore.

Salutare per sempre una persona che abbiamo amato è un momento complicato, allo stesso modo è complicato dire addio a un caro amico a 4 zampe.

I nostri amici animali sono entrati nelle nostre viste e nelle nostre case non solo come “compagnia” ma fanno parte e vivono la quotidianità.

Ci si affeziona alle loro coccole e alla loro presenza proprio come si vuole bene a un amico; ecco perché la morte di un gatto o di un cane può essere fonte di dolore e dispiacere.

Rispetto a molti anni fa quindi le cose sono profondamente cambiate, oggi un cane o gatto deceduto non è più trattato come banale rifiuto ma come un essere che merita cura e attenzione.

Un’attenzione sempre maggiore intorno all’argomento al punto che dallo scorso marzo si svolgono corsi per dire addio all’animale domestico proposto dalla Scuola Superiore di Formazione per la Funeraria di Bologna.

L’intento di un corso simile è quello di “contribuire a rafforzare il valore culturale dell’affezione all’animale da compagnia con specifiche informazioni sulla Death Education nei confronti del pet e fornire gli strumenti per accrescere le competenze volte alla corretta organizzazione di un commiato per l’animale da compagnia.”

A chi rivolgersi se il nostro amico a 4 zampe muore? Al proprio veterinario, per esempio, che ha il compito di certificare il decesso dell’animale; inoltre la legge prevede che tale documento vada portato all’Asl dai 3 ai 15 giorni a seconda delle disposizioni di ogni singola Azienda sanitaria locale. Il cane, a questo punto, verrà cancellato dall’anagrafe. Per il gatto, invece, non è necessario alcun certificato.

Sempre restando alla normativa, il sito La legge per tutti precisa che:

“Il certificato di morte del cane deve riportare il fatto che l’animale non abbia morso né una persona né un altro animale negli ultimi 15 giorni. Se così fosse stato, infatti, il cane non potrebbe essere soppresso finché non viene accertato che non abbia contagiato la rabbia a qualcuno. E’ importante riportare questo episodio: in caso di omertà, pur con tutte le buone intenzioni, sia il proprietario dell’animale domestico sia il veterinario avrebbero delle responsabilità nel peggiore dei casi.”

Dove si può seppellire un animale domestico? Quattro le strade possibili:

  1. In giardino a patto che il veterinario firmatario del certificato di morte lo sappia, perché se il microchip è rimasto all’interno del corpo dell’animale, l’Asl deve rilevarlo nel terreno del proprietario prima di disattivarlo. Inoltre, è possibile seppellire l’animale domestico in giardino solo se l’animale non è morto a causa di una malattia infettiva;
  2. Portare dal veterinario il corpo dell’animale defunto in modo da portarlo in qualche azienda che si occupi di cremazione di cadaveri;
  3. Avere le ceneri del proprio animale se si sceglie la cremazione singola;
  4. Portare il corpo dell’animale presso un cimitero per animali presentando anche il certificato di morte firmato dal veterinario.

Per tanti il rapporto con l’amico a 4 zampe è davvero unico e indissolubile e per lui vuole qualcosa di più: ecco che l’azienda funebre offre un servizio dedicato all’amico animale.

Ci siamo anche noi come impresa funebre a garantirti un servizio di cremazione per il tuo animale domestico di qualsiasi taglia. Ti offriamo quindi un servizio completo anche per i nostri amici a quattro zampe, nel pieno rispetto della normativa vigente.

Vicini ai nostri clienti in un momento di grande dolore unendo emozione e professionalità: è questo il nostro obiettivo quando lavoriamo.

Se sei curioso e vuoi conoscere tutti gli aspetti del mestiere, segui il nostro blog.

Cosa accade al corpo dopo la morte?

Si decompone!

Perché un corpo si decompone dopo la morte?

Sappiamo tutti che Quando una persona muore il corpo fisico cessa di esistere. Tuttavia, il resto della sua esistenza o coscienza continua. Secondo le religioni l’anima continua a vivere.

Esiste davvero un luogo dove le anime dei nostri cari ci guardano, guidano e proteggono?

Domande difficili alle quali dare una risposta, sicuramente una persona cara resta per sempre nei nostri cuori, l’affetto va oltre e supera la dimensione terrena.

Il legame resta intatto, non ha barriere né confini, non si ferma nemmeno quando di quel corpo restano solo i resti, che nel tempo diventano polvere.

Perché avviene tutto ciò? “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, Genesi (3,19).

Questo è l’aspetto più conosciuto della religione Cattolica che richiama alla Terra la parte fisica; tutto tornerà alla Madre Terra da dove siamo stati generati.

Ma al di là di questo c’è una spiegazione scientifica, un processo che porta il corpo ad attraversare diverse fasi di decomposizione. Oggi, in questo articolo, vogliamo approfondire questo momento delicato in cui i nostri cari lasciamo definitivamente la parte fisica e che tutti noi vivremo come atto finale del nostro passaggio.

La disgregazione del corpo umano è causata da una serie di fattori, tra cui, il principale è l’assenza di ossigeno ma anche il terreno, la temperatura, l’umidità e la chimica.

Un processo che si manifesta da subito, a poche ore con la circolazione sanguigna che si ferma generando il cosiddetto pallor mortis.

Il passaggio successivo algor mortis porta il corpo del defunto ad avvicinare la sua temperatura corporea all’ambiente circostante; fino al rigor mortis che comparta l’irrigidimento dei tessuti muscolari, che resteranno in questo stato per le successive 24-36 ore.

Si parla sempre più spesso di fattori esterni che accelerano o rallentano il processo di decomposizione.

Sembra impensabile, ma i conservanti alimentari giocano un ruolo fondamentale.

Così come questi, come sappiamo, hanno la funzione di ritardare la degradazione dei cibi, preservandone tanto le caratteristiche organolettiche, allo stesso modo pare che la presenza dei conservanti chimici alimentari nel corpo ne rallenti la decomposizione.

Qual è il nesso?

La ricerca scientifica ritiene che “la decomposizione di un cadavere è formata da una serie di processi molto complessi; mentre i conservanti sono strutturati per ottenere un obiettivo a breve termine.”

Sappiamo che sono aspetti ai quali, in momenti difficili come l’ultimo saluto a una persona cara, non si pensa assolutamente ma sono processi che importanti per noi e per il nostro lavoro.

Conoscere tali processi di tipo anche chimico, fa parte infatti della nostra professionalità insieme all’attenzione e alla vicinanza a famigliari e amici del defunto.

Possiamo dire che il nostro lavoro ha due aspetti uniti dalla parte tecnico-operativa e da quella più emozionale e delicata.

Il corpo dopo la morte si decompone, torna alla Terra e da essa ne è influenzata.

Tutto quello che è vivo, esterno rimane lì, non ha più nulla a che fare con l’ultimo viaggio che i nostri cari si apprestano a fare.

Queste informazioni di carattere generale per non cadere nelle trappole delle fake news e di tutte le non-informazioni che girano intorno all’argomento.

Il nostro blog è giovane, ma ogni mese ci teniamo ad informare e a prenderci cura delle info sane e utili per i curiosi e per chi ama approfondire gli argomenti che ruotano intorno al grande mistero della morte.

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I fiori d’autunno

Mentre Paul Claudel scrisse: “Un fiore è breve, ma la gioia che dona in un minuto è una di quelle cose che non hanno un inizio o una fine”.

Pensare di portare un fiore sulla tomba di chi non è più vicino a noi, è un modo delicato di vivere ancora quella presenza, di sentire la persona cara vicina.

Non è facile lasciare andare qualcuno che si è amato, ma attraverso i fiori noi rendiamo ancora vivo quel sentimento!

La morte nella letteratura classica

“In ambito letterario cos’è la morte? Iniziamo da uno più notevoli esponenti letterari italiani del periodo a cavallo fra Settecento e Ottocento: Ugo Foscolo.

Per lui e per gli autori romantici del suo periodo, la morte è il momento della verità per l’uomo che si misura con sé stesso. La morte è dunque confortata del compianto delle persone care e se Foscolo non crede nella presenza dell’aldilà cristiano, crede nella corrispondenza d’amorosi sensi (Dei Sepolcri) che consente ai vivi di ripercorrere le vicende esemplari degli uomini grandi del passato imitandoli.

Con il Dei sepolcri dunque la morte cessa di essere vista come evento distruttivo ed essa consente di proiettare nel futuro la fama di chi ha vissuto degnamente.”

La cremazione: ecco cosa fare

Chi decide per la Cremazione di un defunto? L’attestazione del defunto stesso, il quale esprime questa volontà in 5 modi: scopri quali nel nostro articolo.

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