Il pianto ai funerali è una pratica antica e universale, che ha radici profonde nella storia dell’umanità. Nelle culture antiche, il pianto era spesso considerato un’espressione essenziale del lutto e del rispetto per il defunto, mentre, in molte altre società, le donne erano tradizionalmente incaricate di piangere ai funerali, non solo come espressione personale di dolore, ma anche come parte di un rituale collettivo di addio.
Il pianto durante i funerali è da sempre associato ad un modo per esprimere il dolore della perdita. Nell’antico Egitto, per esempio, le donne professioniste del pianto, spesso impersonavano le dee Isis e Nephthys, piangendo e lamentandosi per mostrare il loro dolore e invocare protezione per l’anima del defunto. Questa pratica era vista come un tributo essenziale e un rito di passaggio per l’anima che lasciava il mondo dei vivi.
Nella storia, il ruolo delle donne nei funerali era perciò spesso quello di piangere per il defunto, a volte anche quando non avevano legami diretti con la persona scomparsa. In alcune culture, come quella dell’antica Grecia e di parti dell’India, esistevano addirittura donne che venivano assunte per piangere ai funerali, conosciute come rudaali in India, o nelle nostre culture prefiche. Queste donne avevano il compito di esprimere il lutto in modo visibile e udibile, contribuendo all’atmosfera di rispetto e onore per il defunto.
Anche se la pratica del pianto professionale è molto meno comune oggi, il pianto rimane un elemento fondamentale dei funerali in molte culture. È un modo per i partecipanti di condividere il loro dolore, di supportarsi a vicenda e di iniziare il processo di guarigione dal lutto. Dal punto di vista psicologico è considerato un aspetto importante del processo di elaborazione del lutto. È un modo per le persone di esprimere apertamente i propri sentimenti e emozioni, che può essere terapeutico e aiutare nel processo di guarigione. I funerali, in particolare, sono visti più come eventi per i vivi che per i defunti, incoraggiando i partecipanti a piangere e a esprimere il loro dolore liberamente senza paura di giudizi o critiche.
Infatti, la psicologia moderna, riconosce che il lutto è un’esperienza individuale e che non esiste un modo “giusto” o “sbagliato” di affrontarlo. Alcune persone possono piangere apertamente, mentre altre possono non piangere affatto, il che non riflette necessariamente la profondità del loro rapporto con il defunto o la mancanza di dolore. Inoltre la ricerca suggerisce che il cervello in lutto non mostra differenze significative in termini di razza, età o religione, indicando che il dolore è un’emozione universale, anche se espressa in modi diversi a seconda del contesto culturale e sociale di appartenenza.
In conclusione, il pianto ai funerali è una pratica che ha attraversato secoli e culture, mantenendo la sua importanza come espressione di lutto e come rituale collettivo di addio. Le donne, in particolare, hanno avuto un ruolo centrale in questa tradizione, sia come parenti in lutto che come professioniste del pianto, riflettendo le norme sociali e le aspettative di genere della loro epoca. La società contemporanea riconosce nel pianto una fase importante dell’elaborazione del lutto, che deve essere sempre rispettata e accompagnata da tutto ciò che può aiutare a superare questo momento della vita.