Esistere per sempre

Forse è la domanda più grande che l’umanità si pone da sempre: c’è vita dopo la morte?

L’umanità, da quando ha la facoltà di farlo, ha sempre riflettuto sulla morte, praticando rituali e sviluppando teorie sull’aldilà, cercando di assicurarsi un posto migliore per il dopo. 

Molte persone credono nell’esistenza di una vita dopo la morte e molte religioni professano che esista un “luogo” di vita eterna a seconda della condotta sulla terra del singolo. 

Anche altre religioni come l´Ebraica, l´Induista, la Musulmana, credono nell’esistenza di un’anima immortale, mentre quella Buddista sostiene che dopo molte reincarnazioni l’energia mentale di un essere umano possa raggiungere uno stato di beatitudine, il Nirvana. La morte, dunque, può essere vista come un passaggio durante il ciclo delle vite.

Abbiamo già parlato di quello che accade dopo la morte, di come il nostro corpo torna cenere e di quello che accade alla nostra anima secondo le diverse credenze religiose. Oggi, anche a causa della pandemia, e di nuovi modi di “vivere” il momento della dipartita di un nostro caro, abbiamo scoperto che esistono diverse forme di tumulazione, da quelle più affascinanti e particolari, a quelle più funzionali, come la cremazione. Tutto questo naturalmente non sostituisce il nostro modo di celebrare il defunto, attraverso la sepoltura tradizionale, ma ci apre nuove possibilità di far vivere la memoria del nostro caro nel tempo.

Infatti, per quanto siano luoghi curati e sereni, non tutti adorano recarsi nei cimiteri a trovare il proprio caro e, anche grazie alle nuove idee di tumulazione, oggi si può scegliere tra diverse alternative, come ad esempio la già citata cremazione. In italia, al momento, questa è l’unica alternativa alla sepoltura tradizionale, ma che permette di rendere unico il momento dell’addio; infatti possiamo scegliere se conservare l’urna presso la nostra abitazione, in modo che la memoria del nostro caro riviva ogni giorno, oppure disperdere le ceneri, dando a un posto un nuovo e profondo significato. 

Ed è in quest’ottica che stanno iniziando a nascere dei progetti molto interessanti per poter celebrare il nostro caro che non c’è più e preservarne la memoria per sempre. 

Abbiamo già parlato della sepoltura silvestre, che prevede l’essere tumulati in un bosco, ma abbiamo anche visto come queste sepolture in Italia non siano permesse. Un progetto molto curioso e interessante è quello proposto da Diventare Alberi, una start-up ambientale e socioculturale che ha come obiettivo quello di sviluppare piantagioni dove poter disperdere le ceneri dei propri cari e/o animali domestici. 

Non sappiamo come si evolverà il nostro settore, non possiamo sapere se questi metodi alternativi di sepoltura avranno successo o meno, ma in un mondo sempre più pluralista, con persone con sensibilità diverse, non dobbiamo stupirci se i luoghi del ricordo muteranno negli anni. E non dobbiamo nemmeno stupirci se i cimiteri verranno affiancati da questi luoghi, l’importante è rendere omaggio e preservare il ricordo del nostro caro nel modo migliore e nel rispetto delle sue volontà.  

Lo vogliamo ricordare un altra volta, noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, siamo già attrezzati per aiutare le persone che si rivolgono a noi a realizzare qualunque desiderio (naturalmente rispettando tutte le disposizioni di legge) per la sepoltura del proprio caro, da quelle più tradizionali, a quelle più particolari, come ad esempio la dispersione delle ceneri in mare o montagna.

Il mondo muta, la consapevolezza delle persone muta e mutano anche le esigenze di onorare e ricordare i nostri cari dopo la loro dipartita. Noi, impresari funebri, abbiamo l’obbligo di trovare il modo per essere sempre al passo con i tempi e le esigenze future, offrendo il meglio per rendere meno pesante il triste momento della morte, e poter offrire la possibilità di esistere per sempre.

Dalla terra alle stelle: il crematorio di Zorgvlied

Nell’Amsteldij di Amsterdam si trova il cimitero di Zorgvlied, inaugurato il 1 novembre del 1870, a oggi è considerato il più famoso della città e dell’Olanda in generale. Al suo interno riposano celebrità del mondo della cultura e del teatro. 

Il cimitero prende spunto dallo stile del giardino inglese con prati, alberi e boschetti e si sviluppa su un’area abbastanza vasta ampliata più volte nel corso degli anni. È un luogo eclettico e insolito in cui tombe decorate, bizzarre ed originali coesistono regalandogli la bellezza di un giardino di sculture.

La particolarità principale del cimitero di Zorgvlied riguarda il suo essere un luogo vivo, colorato e leggero in cui vige l’assoluto rispetto per ogni tipo di sepoltura e credo religioso. È un perfetto mix delle differenti concezioni della morte degli abitanti della città ed è aperto ad un approccio che lascia ampio spazio di vivere il fine vita in maniera assolutamente intima, libera e personale.

Anche per questi motivi nel 2016, grazie alla visione degli architetti di Group A, è stato realizzato, all’interno dello stesso cimitero, un innovativo e futuristico crematorio. La decisione di realizzare questa struttura deriva dall’interesse crescente per la cremazione da un lato, e dalla volontà di realizzare per il dolente uno spazio idoneo al rito con la stessa valenza mistica dei luoghi adibiti a coloro che scelgono la sepoltura.

L’idea del progetto era quella di realizzare un edificio all’interno del cimitero, ma staccato dall’auditorium in cui vengono generalmente svolte le funzioni.

È raggiungibile attraverso un percorso verde significativo per lo svolgimento del rito del commiato, rispettando la tradizione antica di accompagnare la bara con il corteo funebre.

Di colore bianco e dalle linee pulite, la struttura del crematorio è alta 16 metri e svetta come una torre incastonata nel verde in cui il senso cupo del lutto svanisce completamente. È realizzato con materiali contrastanti che ne caratterizzano la forte valenza simbolica. Non a caso la struttura si erge verso il cielo regalando un senso di leggerezza visiva.

La base è in pietra e si sviluppa costeggiando una struttura semi-ipogea che si eleva ad un metro dal terreno per sottolinearne ancor più la verticalità. La pietra visivamente è pesante e simboleggia proprio la pesantezza della terra e la materialità della vita. La sovrastruttura che si appoggia al basamento è al contrario leggera e rastremandosi verso l’alto culmina con una bucatura quadrata coperta da vetro trasparente.

La pesantezza del basamento contrasta con la leggerezza della sovrastruttura che simboleggia l’inconsistenza dell’anima del defunto che ascende al cielo.

L’apertura superiore è ruotata affinché sia orientata verso il sole; tramite questo meccanismo la luce solare si riflette sulla parete di mosaico in vetro del fronte regalando una speciale sensazione agli utenti che in quel particolare luogo e in quel particolare istante stanno salutando per l’ultima volta qualcuno che ha fatto parte della loro vita e che, almeno fisicamente, da quel momento in poi non esisterà più.

La corte esterna al crematorio offre la possibilità di un addio intimo ma anche di ospitare un gran numero di persone che possono muoversi davanti la bara per un ultimo saluto.

Dopo la cremazione le ceneri del defunto vengono ospitate in una piccola nicchia esterna al crematorio per un periodo di tempo che arriva fino ad un mese. In questo modo parenti, amici e conoscenti del defunto possono recarsi al cimitero per un ultimo commiato.

La sua forma innovativa vuole quasi collegare la terra col cielo, quasi a rendere la struttura parte integrante del viaggio del defunto verso l’aldilà. Questo simbolismo, come nel caso del crematorio di Hofheide che si ispira all’acqua per chiudere il cerchio dell’ultimo viaggio, è utile per rendere più leggera la sofferenza dei cari che rimangono in terra. 

Noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis lo sappiamo, l’ultimo saluto può essere straziante e denso di tristezza. Queste strutture, non ancora presenti in Italia, hanno lo scopo di rendere meno traumatico il funerale e l’ultimo saluto al nostro caro. I luoghi simbolici, uniti a un ottimo e attento servizio di pompe funebri, possono rendere meno triste il momento dell’addio, trasformandolo in un dolce arrivederci.

ph:GroupA

Movie time: come ci vede il cinema

 

Il nostro lavoro non è affascinante: in fin dei conti lavoriamo con la morte, a contatto con la tristezza delle persone, svolgiamo un’attività burocratica e a tratti complicata.

Sappiamo di essere importanti nella società, sappiamo che i servizi che offriamo sono indispensabili per tanti aspetti.

Lavoriamo spesso nell’ombra, dobbiamo essere discreti e quasi invisibili: il nostro compito è soddisfare le esigenze dei cari del defunto per potergli offrire una sepoltura con tutti gli onori possibili e, al contempo, non dargli ulteriori preoccupazioni. 

Per questo non abbiamo mai pensato che il nostro lavoro potesse essere celebrato nei film.

Invece nella cinematografia ci sono tantissimi film e serie che parlano del nostro lavoro, che hanno come protagonisti becchini, parlandone a volte in chiave irriverente, ironica o drammatica.

Vi abbiamo già fatto conoscere la serie “six feet under” in un altro nostro articolo, e oggi vi presentiamo qualche altro film.

 

BERNIE (Richard Linklater, 2011)

Carthage, Texas. L’assistente alle pompe funebri Bernie Tiede è uno dei cittadini più apprezzati dalla comunità: sensibile nei confronti della solitudine delle numerose vedove del paese, impegnato nelle attività artistiche locali, conquista persino Marjorie Nugent, la donna più ricca e bisbetica di Carthage. I due si sposano ma la convivenza è un inferno e un giorno Bernie spara a Marjorie, uccidendola sul colpo.

Per comprendere Bernie Tiede e provare ad approcciare un film singolare come quello a lui dedicato da Richard Linklater, occorre provare a capire la contraddittoria natura del regista e del suo Texas. Una terra dove il comico e il tragico si mescolano per assumere aspetti inconsueti. Linklater lo rende evidente sin dal prologo: un gospel solenne cantato con il sorriso sulle labbra, una spiegazione su come truccare i morti per evitare, appunto, che il tragico diventi comico.

AFTER LIFE (Agnieszka Wojtowicz-Vosloo, 2009)

Eliot Deacon è un impresario di pompe funebri efficientissimo nel suo lavoro. Anna Taylor, invece, un’insegnante che da tempo non riesce più a dialogare con il fidanzato Paul.

Dopo una lite furiosa tra i due, la giovane donna si sveglia sul lettino dell’agenzia funebre di Eliot, intento a preparare il suo corpo per il funerale.

Col dono di parlare ai morti non ancora giunti oltre la soglia, l’uomo le spiega che è stata portata lì in seguito ad un incidente automobilistico in cui ha perso la vita: benché si senta viva, infatti, quella che sta attraversando è solo una fase di transizione verso l’aldilà. Intanto Paul nutre qualche dubbio su una morte di cui si sente diretto responsabile.

BARA CON VISTA (Nick Hurran, 2002)

In un piccolo e pittoresco paese del Galles, Betty vive una vita agiata ma noiosa, sposata da anni al consigliere comunale Hugh. La vita di Betty cambia quando nella sua vita entrano il serio Boris e il piccolo Willie. Willie è un bambino amante del giardinaggio che è andato ad abitare dal nonno (vicino di Betty), avendo perso i genitori. Boris, invece, è l’impresario di pompe funebri del paese ed è un uomo molto romantico, nonché un amante del ballo da sala, proprio come Betty. Ultimamente però l’uomo deve fare i conti con la bizzarra concorrenza di Frank Featherbed e del suo aiutante Derbert, che cercano in tutti i modi di accaparrarsi clienti con trovate pubblicitarie e “funerali a tema” decisamente folli, ma che il prete del paese officia senza battere ciglio. 

Secondo noi, delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, questi sono i titoli che meglio rappresentano alcuni degli aspetti del nostro lavoro. Naturalmente lo rappresentano a volte in maniera grottesca e irriverente, a volte in maniera divertente, ma comunque ne parlano.

Certo, la nostra professione è estremamente più articolata di come viene rappresentata, molto meno cinematografica, ma fa sempre piacere essere ispirazione di trame e storie.

Il ricordo positivo per affrontare il lutto

La morte è un momento difficile per tutti noi, costituito da varie situazioni che generano diverse e forti emozioni. In quel momento tutto diventa frenetico, nonostante ci sembri che il mondo si stia fermando. Ma cosa rimane dopo del nostro caro defunto? Quale è il ricordo e l’eredità che ci lasciano le persone che non ci sono più? E noi, come possiamo onorare la memoria di queste persone?  

Già, la morte ci lascia sempre molti interrogativi, che perdurano, anche quando il nostro caro è ormai scomparso da tempo. Sappiamo che tra le fasi dell’elaborazione del lutto l’ultima è quella del ricordo e, in alcuni casi, è anche la più difficile da affrontare: infatti questa può avere una duplice valenza, quella positiva e quella negativa. 

Per alcuni rimanere legati a chi non c’è più è sinonimo di una mancanza di accettazione della nuova situazione, di un legame quasi morboso col defunto.  

Ma, non c’è solo l’aspetto negativo, anzi, in molti casi possiamo individuare anche degli aspetti positivi legati al ricordo. Molti credono che il ricordo generi sofferenza, ma quella sofferenza era già presente in noi, non è qualcosa che il ricordo può generare all’improvviso. Nessuno può dimenticare la perdita di una figura importante, come un genitore o un affetto stretto, e questo ricordo si ripropone soprattutto nelle feste e nelle ricorrenze. E lo stesso vale per tutti i giorni dell’anno, nessuno dimentica nulla.

Il modo migliore è cercare di vivere questa sofferenza nella maniera più dolce possibile e portare dentro, e fuori, di noi solo i ricordi positivi, in modo da vivere meglio queste situazioni, e permetterci di fare pace col nostro passato, riuscendo ad accettare e a dare un senso alla nostra perdita. I ricordi gioiosi, gli insegnamenti di vita, le esperienze condivise che ci hanno permesso di crescere, saranno la nostra arma in più per rendere il tutto meno doloroso, e al contempo onorare il nostro caro. 

In questa fase diventa importante che anche chi sta per andarsene lasci qualcosa per chi rimane. Infatti, in quei momenti, si pensa di non aver fatto abbastanza per i nostri cari che rimarranno. Per questo, lasciare un ricordo tangibile, come un video o una lettera con dei consigli su come affrontare diverse situazioni della vita, o un’eredità storica e morale, rappresenterà un piccolo ultimo regalo per chi si è amato in vita. Tutto questo, per quanto possa sembrare doloroso, aiuterà chi rimane e chi sta andando via, a donare e conservare un ricordo che possa sostenere nel tempo e nella vita. 

Elaborare il lutto è sempre un percorso difficile e pieno di ostacoli, oltre che molto triste. Questa visione positiva che noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis vi abbiamo descritto, questa consapevolezza di poter lasciare anche un’eredità morale e storica ai nostri cari, il sapere di non essere dimenticato dopo la morte, e l’essere consapevoli che la fase del ricordo può essere vissuta anche in toni positivi, e non solo tristi, sicuramente sarà uno strumento in più per poter affrontare più serenamente questi momenti.

La morte, un’analisi sociologica

,

Un lettore attento potrebbe chiedersi, cosa c’entra la sociologia con la morte? 

Infatti si nasce e si muore da soli, e la sociologia è la disciplina che studia i gruppi sociali, per quanto piccoli possano essere, e le classi che ritroviamo in una società.
Il pensiero della morte inevitabile, che possiedono solamente gli esseri umani, ha però una conseguenza sociologicamente molto importante: la paura.

Non potrebbero essere degli istinti a consentirci di assolvere a questo compito – di contrastare cioè, o neutralizzare, quella «paura secondaria», la paura che non viene dall’arrivo della morte, ma trasuda dalla nostra consapevolezza che sicuramente prima o poi essa arriverà. La soluzione di tale compito dev’essere trovata e attuata, se mai possibile, dagli uomini stessi. Ed è questo ciò che bene o male accade, con maggiore o minor successo. Tutte le culture umane possono essere decodificate come ingegnosi congegni che rendono la vita vivibile, nonostante la consapevolezza della morte» ( Zigmunt Bauman, Paura liquida, Laterza, Roma, ed. Digitale 2017, cap. Paura della morte). 

In queste righe, l’accademico polacco, ci descrive come la nostra società si impegni giornalmente a contrastare la paura della morte e come non ci sia ancora riuscita e mai ci riuscirà. Abbiamo tanti esempi di gestione della morte in giro per il mondo, più o meno allegri, ma il timore di lasciare questo mondo comunque pervade tutti. Senza entrare assolutamente nel merito, e ben consci delle grandi responsabilità che comporta questa analisi, per capire questa paura basti pensare a questi ultimi due anni flagellati dal covid. 

Infatti, comunicando quotidianamente il numero di morti, agitando queste statistiche corredate di opportune immagini e immancabili pareri di specialisti medici, agitando in sostanza la paura della morte, non è stato, per lo più, necessario l’utilizzo massiccio delle forze armate e della polizia.
Attraverso questa paura si sono temporaneamente annullati dei diritti individuali ritenuti inviolabili nella maggioranza dei paesi occidentali, con le uniche eccezioni dei casi definiti dalla legge e dietro un cosiddetto giusto processo, come le libertà di movimento, di decidere dove andare e chi frequentare. Si sono modificate anche modalità di interazione da sempre ritenute essenziali al buon funzionamento della società applicando il famoso o famigerato ”distanziamento sociale”. Si sono interrotti servizi fondamentali per la società come l’istruzione.

Ed è bastato mostrare la pericolosità del covid, poche immagini emblematiche, per far capire la pericolosità di questa malattia e convincerli ad accettare restrizioni e regole. 

C’è un altro aspetto di interesse sociologico nella morte: come la società decide di tramandare il ricordo di un proprio caro o di celebrare quello di una personalità importante.

I cimiteri sono storicamente i luoghi nei quali allontaniamo i morti dai vivi ma anche i luoghi funzionali del ricordo. La natura del cimitero, e delle sepolture in generale, è mutata nel corso degli anni, assumendo sempre più caratteristiche legate al ricordo e alla celebrazione dei nostri cari e allontanando la mera funzione sanitaria per la quale originariamente erano stati pensati: consideriamo ad esempio le urne cinerarie che ci permettono di tenere il nostro caro vicino a noi.

Anche il nostro lavoro è mutato nel tempo. Le onoranze funebri hanno acquisito sempre più una rilevanza sociale, svolgendo sia il compito di trasporto della salma, sia quello di tramite tra la società nel quale abitava il defunto e il suo ultimo viaggio.  

Ci sono ancora domande senza risposta e che hanno bisogno di essere indagate; è sempre difficile tramandare il ricordo di una persona in modo che non si dimentichi nel tempo, ma la società moderna si sta muovendo in questa direzione e, noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, siamo orgogliosi di poter essere attori partecipi di questa trasformazione. 

La bellezza dell’acqua: il crematorio di Hofheide

È passato un altro anno, un altro anno segnato dalla pandemia e da nuove restrizioni. È stato un anno nel quale vi abbiamo portato in viaggio con noi, facendovi scoprire sempre nuove curiosità sul nostro lavoro e facendovi visitare, attraverso le nostre parole, tradizioni, riti e culti di altre popolazioni e altre parti del mondo. Abbiamo visitato cimiteri monumentali stupendi, abbiamo raccontato come la morte possa anche essere gioiosa, abbiamo affrontato le dinamiche più nascoste e tristi legate al lutto. 

Questo è l’ultimo articolo di quest’anno, e abbiamo deciso, visto il periodo di festa, di farvi conoscere un posto, un posto nel quale il concetto di morte vuole assumere un altro significato.  Parliamo del crematorio di Hofheide in Belgio. Questo edificio, inaugurato nel 2013 e con una dimensione complessiva di circa 3800 mq, è nato per soddisfare il bisogno crescente della popolazione fiamminga di un luogo in cui poter svolgere il rito del commiato e al contempo la cremazione della salma. Le richieste di cremazione infatti sono notevolmente aumentate nell’ultimo decennio e risultano ad oggi in aumento costante.

Questo aumento, come abbiamo già visto,è anche dovuto all’eccesso di mortalità causato dal covid e si ritrova in quasi tutti i Paesi del mondo. Per questo e, soprattutto, per dare un posto carico di significato nel quale dare l’ultimo saluto a un nostro caro, gli studi di architettura Coussée & Goris Architecten e RCR Arquitectes, hanno pensato a questo edificio particolare, seguendo la linea dell’approccio integrato tra architettura e natura e dando vita ad uno spazio che si fonde completamente con il paesaggio circostante. Sembra infatti che l’edificio sia incastonato tra l’acqua della palude che lo circonda e il cielo che lo sovrasta. Grande attenzione è rivolta all’impatto ambientale: l’Hofheide è riscaldato tramite il recupero del calore dei gas dei forni crematori cercando di impattare il meno possibile sull’ambiente e le acque grigie vengono trattate e convogliate nella palude antistante. Ogni elemento di questo spazio architettonico complesso è stato pensato per mantenere una continuità con l’aspetto simbolico della morte.

L’acqua è vista come il simbolo di rigenerazione e la struttura riflette un gioco infinito di riflessi e colori. I materiali e le finiture della costruzione sono contemporanee e vogliono, da un punto di vista visivo, dare forte continuità con il paesaggio circostante. La facciata è un involucro in cemento colorato che ricorda la pietra locale e l’intero edificio si confonde con il panorama degli alberi che fanno da sfondo sulla collina. Questo è un luogo in cui celebrare la funzione funebre ed accompagnare nel passaggio il defunto in un processo rituale completo che va dalla veglia alla cremazione come elemento di congiunzione del cerchio della vita che si chiude.

Il crematorio Hofheide offre una gamma di servizi per ogni tipo di cerimonia. E’ possibile richiedere la diretta streaming di tutte le celebrazioni per consentire a chiunque di partecipare anche a distanza. Le cerimonie disponibili sono di diverso tipo: il crematorio offre la possibilità di richiedere celebrazioni civili, liberali, cattoliche romane e di altre filosofie di vita. I parenti e gli amici dei defunti possono inoltre decidere come salutare i propri cari seguendo le loro ultime volontà: c’è la possibilità di lasciare una targhetta con il loro nome sull’albero della vita o sulle colonne della rimembranza; si possono spargere le ceneri sul prato di diffusione attrezzato; si possono lasciare le urne all’interno del colombario in nicchie che ospitano anche fiori o seppellirle nel campo delle urne. Infine c’è un campo stellato con il memoriale per i bambini fino ai 12 anni.

Questo è un progetto molto interessante e apre a una nuova concezione della morte, non più solo momento di riflessione interiore e del lutto ma momento di passaggio, di condivisione e di continuità con la vita terrena. E’ una visione molto romantica e adulta del lutto, ma anche un modo per elaborarlo più velocemente e rendere onore alle volontà del nostro caro che non c’è più. Questo luogo è unico al mondo, ma non è detto che in futuro l’idea non venga ripresa anche in altri paesi, compreso il nostro. 

Foto: TIM VAN DE VELDE

Le concessioni cimiteriali

In questi anni abbiamo analizzato la morte nelle sue sfaccettature più differenti, abbiamo analizzato le dinamiche del lutto e vi abbiamo fatto conoscere sempre di più, anche attraverso delle piccole curiosità, la nostra professione. 

Quando una persona a noi cara viene a mancare il primo sentimento è il lutto, dopo pensiamo al funerale e alla sepoltura. Ma cosa accade dopo le esequie? La burocrazia del mondo dei vivi ci da diverse opzioni, vediamole.

Il defunto può essere tumulato all’interno di uno spazio libero del cimitero o, nel caso se ne sia in possesso, nella cappella della famiglia, o ancora si può optare per la cremazione. In quest’ultimo caso l’urna con le ceneri può essere riposta all’interno di uno spazio cimiteriale o può essere restituita alla famiglia che deciderà, sempre nel rispetto delle norme vigenti, cosa farne anche in base alle volontà del defunto. 

Nel caso la volontà del defunto sia quella di essere inumato o custodito in un loculo nel cimitero, si va incontro alla concessione cimiteriale, che viene regolamentata dalle norme della polizia mortuaria.

Quando si parla di polizia mortuaria, come abbiamo accennato, interviene inevitabilmente la domanda sui limiti e le prerogative dell’uso privato di spazi interni al cimitero, ovvero:

per quanto tempo è possibile “affittare” uno spazio nel terreno o un loculo cimiteriale per il defunto? Dopo quanti anni la salma verrà riesumata e lo spazio affittato tornerà a disposizione del cimitero per altri defunti? Per quanto tempo si può rinnovare la concessione?

Il regime che disciplina questo diritto è quello delle concessioni cimiteriali, ovverosia, del prestito di un diritto proprio dell’ente pubblico (la proprietà dei cimiteri è parte del demanio necessario 832 codice civile), ad un altro soggetto, privato, sia esso persona fisica od ente, affinché questi vi destini il proprio sepolcro per sé o per i suoi parenti.

Il cimitero riveste una funzione pubblica. La concessione in particolare è un diritto del privato in deroga al diritto del pubblico. Esso basa la sua regolamentazione fin già nell’articolo 100 del R. d. n. 448/1892, il quale, istituendo le concessioni cimiteriali, ne creava il doppio macro genus, definendo il limite temporale delle medesime, che potevano essere a tempo determinato ovvero perpetue.

Le norme recenti in materia di concessione cimiteriale sono contenute all’interno del D.P.R. 285/1990, cioè il già ampiamente citato regolamento di polizia mortuaria.

Le modalità per il rilascio di una concessione cimiteriale sono stabilite dal regolamento comunale cimiteriale. Di norma, il richiedente, che potrebbe essere anche il futuro utilizzatore, presenta un’istanza all’ufficio competente, alla quale fare seguito il pagamento della relativa tariffa. Tale pagamento può essere dimostrato anche al momento della presentazione dell’istanza allegando alla stessa la relativa ricevuta. Con il rilascio della concessione, il titolare della stessa ha il diritto di usare la sepoltura per un periodo di tempo determinato alle condizioni stabilite dal regolamento comunale, ma rimane integro per il comune il diritto di proprietà dello spazio cimiteriale.

La durata delle concessioni è a tempo determinato. A richiesta degli interessati è consentita la proroga delle concessioni di loculi e cellette. La proroga della concessione si effettua per una sola volta e per un uguale periodo di tempo, entro i sei mesi dalla scadenza, dietro il pagamento del canone di concessione di cui in tariffa, decisa da ogni comune.

Nel caso non venga rinnovata la concessione, l’esumazione o l’estumulazione vengono effettuate d’ufficio qualora la famiglia, in tempo utile rispetto alla data delle operazioni, non prenda contatti con gli uffici e disponga altrimenti. In questo caso le spoglie vengono conservate in perpetuo nei depositi cimiteriali (non accessibili alle visite), restando a disposizione dei familiari che volessero in seguito scegliere una nuova destinazione per il defunto.

È una disciplina molto complicata: Le regole sono tante ma sono ben gestite dai comuni. Il nostro lavoro come agenzia funebre, lo abbiamo sempre ricordato, consiste anche nell’aiutarti nella parte più burocratica della sepoltura, in modo che il vostro caro possa riposare in pace e voi possiate essere liberati dal peso delle norme che, in quei momenti, può risultare insopportabile. 

Il post pandemia. Quali novità per il futuro dei funerali?

Ormai sono due anni che il mondo è martoriato dalla piaga del covid. Ora, grazie ai vaccini e a una consapevolezza acquisita da quasi tutti, possiamo finalmente pensare a un futuro senza pandemia e senza le limitazioni che ne conseguono. 

In questi due anni abbiamo conosciuto diversi metodi per celebrare i funerali, resi necessari dai divieti di assembramento, soprattutto nel primo lockdown. 

Ma quale sarà il futuro dei funerali?
Torneranno a essere i classici riti pre-covid o ci saranno novità?

Di sicuro in questo periodo abbiamo conosciuto diversi modi di celebrare i funerali e, nonostante tutto il dolore e la sofferenza che abbiamo e stiamo vivendo, una pandemia globale ci offre anche una possibilità: guardare agli altri Paesi, per vedere quali strategie hanno adottato per garantire un addio decorso ai nostri cari defunti, trovando spunti e idee per rivedere il modo in cui si celebrano i funerali, per offrire nuovi servizi e per sfruttare meglio e di più il mondo online.

Essere online

Nel periodo pandemico abbiamo scoperto come il mondo del web possa rivelarsi un valido alleato per poter rendere onore ai nostri cari anche se non possiamo essere fisicamente al funerale, oltre ad essere un metodo ormai consolidato per pubblicare le epigrafi. Ma, sulla scia degli acquisti online, in sempre più persone si aspettano una maggiore informazione sui prezzi e sui servizi delle agenzie funebri, consultabili magari sui siti web delle stesse. Vero, il mondo virtuale non si sostituirà a quello reale, ma comunque diventerà un valido aiuto per le persone che per lontananza, anzianità, condizioni fisiche o di salute, non possono recarsi alla funzione funebre personalmente. 

Il funerale all’aperto

Una altra tendenza che abbiamo visto durante la pandemia è stata quella del funerale all’aperto. Infatti i virus respiratori, come il covid, trovano terreno fertile per diffondersi negli spazi chiusi, e un rito celebrato all’aria aperta riduce il rischio di contagio e permette una più ampia partecipazione di persone alla funzione. Vero, in questo caso una grande incognita è data dal tempo e dalle stagioni, anche se celebrare un rito all’aperto, magari in un posto suggestivo e importante per il nostro caro, sicuramente sarà di grande valore simbolico.

Una curiosità, il funerale drive-in

Un servizio che in Giappone esiste dal 2017, e che in periodo di pandemia è risultato molto utile, è il funerale drive-in. Le persone arrivano in auto, si avvicinano a una finestrella, scrivono nome e indirizzo su un tablet, lasciano un’offerta e dicono una preghiera verso l’altare bruciando incenso (come previsto dal rito funebre buddista). Tutto questo senza scendere dall’auto e senza entrare in contatto con nessuno. Uno schermo installato nella sala del funerale rimanda le immagini di chi si presenta in auto, così i presenti sanno chi ha partecipato.

Il funerale virtuale

Anche se è sicuramente un metodo che risulta impersonale, in certi casi un funerale in streaming permette di far partecipare più persone all’ultimo saluto di un caro. La presenza, naturalmente, è sicuramente il modo migliore di omaggiare chi ci ha lasciato ma, in caso di difficoltà dettate dalla lontananza, o da condizioni di forza maggiore, è una soluzione valida, e, purtroppo, lo abbiamo sperimentato durante quest’ultimo periodo. 

Questi sono solo alcuni esempi delle nuove opportunità che il nostro lavoro potrebbe offrire in futuro. Naturalmente in nessun modo andranno a sostituire la ritualità di quel momento: il funerale non diventerà mai un qualcosa di impersonale. Ma, se dovesse esserci bisogno, noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, siamo pronti a offrire qualunque opportunità per poter salutare un’ultima volta il vostro caro.

Tra paganesimo e cristianesimo: Ognissanti e il Giorno dei morti

Come ogni anno, quando arriva novembre, non possiamo dimenticarci delle due ricorrenze con le quali si apre il mese, cioè la festa di Ognissanti e il Giorno dei morti. Anche se cadono in giorni successivi queste sono due feste separate, sono festeggiate per diversi motivi e hanno al loro interno diversi riti.

La Festa di Ognissanti o di Tutti i Santi cade il 1° novembre di ogni anno. Le origini di questa ricorrenza sono lontanissime e si possono rintracciare al tempo dell’antica cultura delle popolazioni celtiche. I processi storici e culturali che hanno portato questo giorno ad avere un’importanza assoluta nel mondo cattolico, sono molti. In alcuni testi, però, appaiono controversi e discordanti.

Tutto sembrerebbe risalire alla cultura celtica la cui tradizione divideva l’anno solare in due periodi. Quello in cui c’era la nascita e il rigoglio della natura e quello in cui la natura entrava in letargo passando un periodo di quiescenza.

“Se il vostro nome non ha un santo corrispondente nel calendario, oggi è la giornata migliore per festeggiare, ci sono tutti.”

Nel VII secolo, con l’avvento al soglio pontificio di Papa Bonifacio IV si tentò di andare oltre, ovvero di cambiare la festa pagana in festa cristiana dandone così un significato puramente religioso. Per togliere ogni residuo di paganesimo, l’idea originale fu quella di abolire la festa pagana. Questa decisione, però, avrebbe scatenato le ire del popolo ancora molto ancorato alle antiche tradizioni. Si optò quindi per la compensazione e il giorno di festa religioso venne chiamato Tutti i Santi, giorno in cui poter onorare i santi e che cadeva il 13 di maggio.

La conseguenza di questa decisione fu quella di avere due feste affiancate, una pagana e una cristiana. Circa due secoli più tardi, e più precisamente nell’835, Papa Gregorio IV fece coincidere la data della festa cristiana con quella pagana per diminuire ancor di più il peso dell’antico culto precristiano. Il giorno della festa di Tutti i Santi da quel momento sarebbe stata quindi il 1° novembre di ogni anno. 

Ma anche questo non bastò a sradicare del tutto il culto pagano. La Chiesa, così, introdusse nel X secolo una nuova festa, quella dedicata ai morti, che cadeva il 2 novembre. Questo diventa così il giorno dedicato a commemorare i nostri cari che non ci sono più. Secondo il calendario liturgico romano è considerata alla stregua di una solennità e ha precedenza sulla domenica; prima della riforma liturgica, invece, quando il 2 novembre cadeva di domenica la commemorazione dei defunti veniva spostata al giorno successivo, lunedì 3 novembre.

La ricorrenza è preceduta da un tempo di preparazione e preghiera in suffragio dei defunti della durata di nove giorni: la cosiddetta novena dei morti, che incomincia il giorno 24 ottobre. Alla commemorazione dei defunti è connessa la possibilità di acquistare un’indulgenza, parziale o plenaria, secondo le indicazioni della Chiesa cattolica. In Italia, benché molti lo considerino come un giorno festivo, la commemorazione dei defunti non è mai stata ufficialmente istituita come festività civile.

In tutti i paesi di tradizione cattolica ci sono feste nel giorno dei santi e in quello dei morti e anche in quelli che precedono, come, ad esempio, las dias de los muertos in Messico o quella di San Simone in Guatemala (ma anche in  Nicaragua e molti altri paesi dell’America Centrale) che hanno preso questo nome con la conquista cristiana, ma erano comunque già presenti nei riti delle popolazioni precolombiane. 

Non possiamo negarlo, col cristianesimo molte tradizioni precristiane sono mutate e sono state sostituite da riti più vicini alla chiesa. Fortunatamente, questi riti, non sono stati dimenticati del tutto e hanno continuato a esistere parallelamente ai nuovi riti cristiani. Grazie a questo oggi abbiamo un insieme di riti e tradizioni che si intrecciano tra di loro, rendendo questi due giorni densi di significato e storia.

Per altre curiosità sul nostro lavoro e sul nostro mondo, continua a seguire il blog delle  Onoranze Funebri Emidio e Alfredo De Florentiis.

Las dias de los muertos

Il Día de los Muertos (Giorno dei Morti) è una delle celebrazioni messicane più famose. Nata come festa per ricordare i defunti, la commemorazione si tiene ogni anno tra il 28 ottobre e il 2 novembre. 

È una festa sentita e importante, lunga cinque giorni, ricca di tradizioni e riti, che celebra la morte ma anche la vita tra colori, calaveras (i tipici teschi decorati con i fiori) e festosi cortei per le strade. 

Le origini di questa festa sono antichissime e risalgono alle civiltà precolombiane, quando i defunti venivano commemorati per due mesi interi. 

“nel 2008 l’UNESCO ha riconosciuto l’importanza di Día de los Muertos aggiungendo la festività alla sua lista di patrimonio culturale immateriale dell’umanità”

Ogni giornata è dedicata a diversi defunti: il 28 ottobre a chi è morto per incidente o cause violente, il 29 ai morti per annegamento, il 30 alle anime solitarie o dimenticate, il 31 ai mai nati o morti prima del battesimo, il 1° novembre ai bambini morti, l’1 e il 2 novembre al ritorno dei defunti sulla terra.

Per gli antichi mesoamericani la morte non aveva le connotazioni morali della religione cattolica, nella quale le idee di inferno e paradiso servono per punire o premiare. Al contrario, essi credevano che le rotte destinate alle anime dei morti fossero determinate dal tipo di trapasso e non causate dal loro comportamento in vita. 

Infatti, anticamente, i defunti potevano prendere la direzione del:

Tlalocan o paradiso di Tláloc, dio della pioggia. In questo luogo si dirigevano quelli che morivano in circostanze relazionate all’acqua e coloro che morivano per malattie come l’edema, la scabbia o le pustole, così come i bambini sacrificati al dio. 

Omeyocan, paradiso del sole, presieduto da Huitzilopochtli, il dio della guerra. In questo posto arrivavano solo i morti in combattimento, i prigionieri sacrificati e le donne che morivano durante il parto, considerate dello stesso rango dei guerrieri.

Mictlán, che era destinato alle morti naturali. Questo posto era abitato da Mictlantecuhtli e Mictacacíhuatl, signore e signora della morte. 

Chichihuacuauhco, cioè il luogo dove arrivavano i bambini morti, nel quale si trovava un albero dai cui rami gocciolava latte. I bambini sarebbero rimasti in questo luogo fino alla fine della razza umana, e successivamente rimandati sulla terra per ripopolarla.

Oggi le commemorazioni sono dense di riti e significati. Durante questi giorni si fa visita ai cimiteri e si adornano le tombe dei propri cari con candele, fiori, pane, vino e piatti speciali in onore degli antenati. 

Un elemento molto importante è l’altare che deve essere allestito facendo attenzione a rappresentare i quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco e viene solitamente collocato in salotto o sala da pranzo per la condivisione con tutta la famiglia. Sull’altare vengono posti diversi elementi importanti, alcuni variano da città a città,  e si tende a creare più livelli, dove ogni livello rappresenta un elemento e un passo dal cammino tra la terra e il cielo. Requisito fondamentale perché i defunti possano raggiungere la Terra è esporre sull’altare una loro foto da vivi.

I simboli più conosciuti di questa festa sono i teschi colorati, i calaveras. Le calaveras si vedono in tutto il Messico e sono ricorrenti nei disegni e nelle incisioni delle rovine preispaniche degli  Aztechi e dei Maya fino ad oggi dove vengono rappresentati in graffiti, in vestiti, in gioielli e nei tattoo.

I calaveras ci ricordano di celebrare la nostra  vita e la nostra mortalità, di guardare al passato e al futuro, ma rimanendo nel presente, e sono un modo per riconoscere che la vita è sacra, e che la morte è solo un altro rito di passaggio, non meno  sacro della vita stessa.

“i calaveras sono anche caramelle a forma di teschio. Sono  originariamente fatti di zucchero, ma oggi se ne trovano anche a base di cioccolato o di qualsiasi altra cosa dolce. Questi dolci vengono posti anche come offerta sull’altare dei defunti”

Non è la prima volta che noi di Emidio de Florentiis vi facciamo scoprire curiosità riguardanti la commemorazione della morte nelle varie parti del mondo. Ogni cultura ha i suoi riti, le sue tradizioni e il suo folklore. Celebrare la morte per celebrare la vita, potremmo riassumere così la dias de los muertos.

Per altre curiosità sul nostro lavoro e sulla tematica della morte, continua e seguire il nostro blog.

Open chat
Posso aiutarti?
Salve,
posso esserti di aiuto?