Tempo di fiere. TanExpo e Memoria Expo

Come in tutti i settori della società, anche le Onoranze funebri hanno la loro fiera, anzi, le loro fiere, che rappresentano un importante punto di incontro per professionisti del settore, aziende e operatori che si occupano di servizi funebri, cimiteriali e commemorativi. Questi eventi offrono un’occasione unica per scoprire le ultime innovazioni, dalle tecnologie per la gestione delle cerimonie e delle sepolture fino ai materiali ecologici e alle nuove tendenze nel design di cofani e urne. Inoltre, le fiere funebri, non sono solo esposizioni commerciali, ma anche momenti di confronto culturale e professionale, con convegni e seminari dedicati all’evoluzione del settore, alla sostenibilità e alle pratiche commemorative moderne. Questi eventi contribuiscono a valorizzare un ambito delicato ma fondamentale della società, promuovendo un approccio sempre più attento alla dignità e al rispetto del commiato.

In Italia abbiamo due importanti fiere espositive, TANEXPO che è la principale esposizione internazionale dedicata all’arte funeraria e cimiteriale e rappresenta un punto di riferimento per l’intero settore sia in Italia che all’estero. Questo evento, a cadenza biennale, offre ai professionisti delle onoranze funebri l’opportunità di scoprire le ultime tendenze, innovazioni e prodotti di alta qualità presenti sul mercato. A livello più locale abbiamo anche MEMORIA EXPO, riconosciuta come la più grande manifestazione del comparto funebre e cimiteriale in Italia, con una forte proiezione internazionale. Anche se più contenuta rispetto alla prima, questa esibizione vede ogni anno un aumento di espositori, visitatori e superficie occupata. 

Tanexpo

La fiera espositiva internazionale di Bologna è il punto di riferimento per l’intero settore funerario e cimiteriale, italiano ed internazionale, e TANEXPO è l’appuntamento biennale dove i professionisti del settore, operatori e onoranze funebri, incontrano la migliore produzione di arte funeraria. Questa naturalmente non è legata solo al mondo religioso, ma anche a quello laico, e tra i suoi padiglioni possiamo trovare tutte le novità del comparto funebre. Inoltre i punti di aggregazioni, i seminari e gli workshop, permettono a noi operatori di rimanere sempre aggiornati su qualunque aspetto del nostro lavoro. Una piccola mozione meritano due ribalte collaterali all’esposizione, cioè il TANEXPO Awards, cioè il contest che premia le aziende espositrici i cui prodotti o servizi si distinguono in una o più categorie, e il TANEXPO Tech che ha l’obiettivo di mettere in luce i servizi digitali per l’impresa, il cimitero, i crematori e per le famiglie. L’area TECH darà risalto alle aziende che propongono le tecnologie più avanzate per la digitalizzazione del settore.

La prossima edizione di TANEXPO si terrà dal 7 al 9 maggio 2026 presso il quartiere fieristico di BolognaFiere. Con una superficie espositiva di 23.500 mq, l’evento ospiterà 225 espositori, di cui il 30% provenienti da paesi esteri, e accoglierà circa 14.500 operatori professionali da 65 nazioni diverse. 

Memoria Expo

Sicuramente più contenuta dell’esibizione bolognese, questa fiera, di respiro internazionale, vuole mettere in mostra la massima espressione del made in Italy del settore funerario e cimiteriale. L’esposizione ha sempre un tema di partenza, e per l’edizione 2025 il concept sarà dalle radici al cielo, una metafora che rappresenta la crescita e l’innovazione nel rispetto delle tradizioni. Le radici simboleggiano le solide fondamenta e l’eredità culturale, mentre l’ascensione verso il cielo incarna l’aspirazione all’innovazione e allo sviluppo futuro. 

Per avere un’idea dei numeri della fiera bresciana, per quest’anno sono previste la partecipazione di oltre 140 espositori, si attendono più di 6.000 visitatori su una superficie espositiva di 16.000 metri quadrati. 

La quinta edizione di Memoria Expo, si terrà dal 20 al 22 marzo 2025 presso il Brixia Forum di Brescia. 

Opportunità per espositori e visitatori

Questi eventi rappresentano, per gli espositori, una piattaforma ideale per mostrare prodotti e servizi a un pubblico specializzato, favorendo l’incontro con potenziali clienti e partner commerciali. I visitatori avranno l’opportunità di esplorare le novità del mercato, partecipare a workshop, conferenze e seminari tenuti da esperti del settore, oltre a creare reti professionali e scoprire soluzioni innovative per migliorare la qualità dei servizi offerti. Oltre all’aspetto espositivo, come ogni esposizione di rilievo, i partecipanti potranno immergersi nelle tradizioni enogastronomiche locali, con degustazioni che celebrano i sapori del territorio e creano momenti di talk dove si scambiano esperienze e opinioni tra colleghi. 

Forse per qualcuno può sembrare un po’ strano che esistano queste grandi esposizioni di articoli per le Onoranze funebri, che ci si possa perdere tra padiglioni di lapidi, bauli, urne e auto funebri, e magari per le sensibilità più delicate potrebbe essere anche macabro. Ma, e ve lo assicuriamo noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, se i nostri servizi possono essere così personalizzati, sobrio, eleganti e ampi, una grande fonte di crescita viene proprio da questi eventi. Come ogni lavoro il confronto e la formazione è fondamentale anche per la nostra attività, e siamo sempre fieri e orgogliosi di condividere con voi la nostra professionalità. 

Lutto e psicologia: Giorgia de Florentiis ospite della Dott.ssa Chiara Sorino

Qualche giorno fa la nostra Giorgia De Florentiis è stata ospite dalla dottoressa Chiara Sorino, una psicologa che, durante una sua diretta Instagram, le ha dato l’opportunità di raccontare il nostro lavoro di impresari funebri, ma soprattutto cosa si cela dietro alla nostra professione. Sono stati affrontati diversi argomenti, partendo dalla psicologia e dall’analisi del lutto, cercando di spiegare come questo, in ambito psicologico, non riguardi solo la scomparsa di una persona, ma anche di un amore, di un lavoro o in generale di una situazione che arriva al suo termine, hanno parlato  della nostra attività e di come la persona dietro l’impresario affronta la sua quotidianità, cercando di dare un punto di vista nuovo e sincero.

E oggi, in questo articolo un poco diverso dal solito, sarà proprio la nostra Giorgia de Florentiis, a raccontarti questa piccola chiacchierata tra donne.

Come già detto sono stata ospite dalla psicologa Chiara Sorino, e in questa chiacchierata in diretta sul suo canale Instagram abbiamo affrontato una molteplicità di argomenti, che in questo articolo proverò a riassumere. Sicuramente la prima cosa che a tutti viene in mente quando si parla di psicologia del lutto è il periodo che ci serve per elaborarlo, percorrendo tutte le 5 fasi (negazione, rabbia, contrattazione, depressione, accettazione), ma se guardiamo il lutto in senso più ampio, scopriamo che ci sono altre tipologie di questo fenomeno, e non sono sempre basate sulla perdita fisica di una persona a noi cara, ma possono riguardare la fine di una relazione, la conclusione di un lavoro o di un corso di studi che ci ha appassionato e trasportato totalmente. Ecco, pensa a qual è in quel momento il tuo stato d’animo, e ora pensa a chi con professionalità deve aiutare ad affrontare quel momento e, magari, come accade nel caso delle Onoranze funebri, condividere scelte e attimi di quotidianità.

Questa è la sfida più grande per noi, creare empatia e offrire la totale professionalità ai nostri clienti, cercando di mantenere la nostra eleganza e non far trasparire troppo coinvolgimento, anche se a volte è veramente difficile, soprattutto quando si tratta di morti violente o giovani. E, soprattutto nel caso della nostra famiglia, visto che l’impresa è composta anche da due donne, siamo riuscite a offrire un nuovo punto di vista, meno maschile, più delicato e meno distaccato. Il paradigma del “becchino” vestito in abito nero e cravatta lascia perciò spazio a una eleganza più delicata, a una nuova empatia e a una nuova fiducia che solo una donna che opera in questo ambiente può offrire. 

E non sappiamo se chi si rivolge a noi, vedendo una figura femminile, pensi che potremmo essere più o meno coinvolte, ma sicuramente il nostro compito è rimanere più professionali possibile. Infatti, anche se si pensa che non c’è mai coinvolgimento, che siamo abituati, che vedendo queste situazioni giornalmente ci si faccia il callo, la realtà è ben diversa. Vero, il nostro è un lavoro complesso e di grande attenzione, ma non ci si abitua alla morte, non ci si abitua alle reazioni dei clienti che potrebbero vivere momenti difficili e di rabbia davanti a noi, non ci si abitua al dolore. Anche io, Giorgia, come tutti, ho paura della morte

Vero, sono cresciuta tra le bare e le corone di fiori, tutta la mia famiglia, partendo dal nonno Alfredo, si occupa di Onoranze funebri, e questo porta a pensare che sappiamo ironizzare con la morte e la nostra figura, ma in realtà non è sempre così. Penso ai gesti scaramantici quando passa il carro funebre, gesti molto brutti ma che per fortuna vedo sempre meno, oppure penso a quando eravamo a scuola e a quei gesti di bullismo che sia io che mia sorella Federica abbiamo subito. Vero, niente di tremendo e che ora fanno sorridere, ma al tempo ne ho sofferto, perché a differenza di mia sorella non riuscivo a ironizzare. Io faccio fatica ad associare l’ironia alla morte.

La nostra vita è un poco diversa da quella di un qualunque altro lavoratore, non esistono ferie, permessi, giorni liberi. Il nostro ruolo ci impone di essere sempre presenti, aggiornati e preparati a ogni evenienza e a saper rispondere prontamente a ogni chiamata. Naturalmente dobbiamo rispettare le leggi, intervenire solo quando ci è consentito e essere veloci e precisi a compilare e sbrigare le pratiche burocratiche, che sono contemporanee all’organizzazione del funerale. Questa è la vita che noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo de Florentiis viviamo nella quotidianità e siamo orgogliosi di aver potuto condividere la nostra quotidianità durante questa chiacchierata con la Dott.ssa Chiara Sorino, che è possibile rivedere QUI .

La stanza accanto: uno sguardo intimo sull’eutanasia e il fine vita

Il film La stanza accanto di Pedro Almodóvar, premio alla regia alla Mostra del Cinema di Venezia, interpretato da Julianne Moore e Tilda Swinton, oltre al grande valore artistico, offre una riflessione toccante e complessa su temi delicati come l’eutanasia, il diritto all’autodeterminazione e il fine vita. Attraverso la storia di Martha, una donna malata terminale che decide di porre fine alla propria vita, il film invita lo spettatore a confrontarsi con interrogativi profondi sulla dignità umana, il dolore e il significato della morte.

Un parallelismo evidente: la scelta di Martha e il dibattito sull’eutanasia

Il parallelismo più evidente tra il film e il tema dell’eutanasia risiede nella scelta consapevole di Martha di interrompere la propria esistenza, anche se con un metodo non legale. La sua decisione non è presentata come un atto disperato o impulsivo, ma come una scelta ponderata, frutto di una lunga riflessione sulla sua condizione e sul desiderio di evitare ulteriori sofferenze. Questo aspetto richiama direttamente il dibattito sull’eutanasia e sul diritto di una persona di scegliere come e quando morire, un tema ancora oggi controverso in molte società.

La “stanza accanto”: metafora del confine tra la vita e la morte

Il titolo stesso del film, la stanza accanto, assume un significato metaforico potente. La stanza accanto non è solo il luogo fisico in cui Martha si congeda dalla vita, ma rappresenta anche il confine sottile tra la vita e la morte, un passaggio delicato e estremamente personale. Il film esplora questo confine con la dovuta sensibilità e rispetto, mostrando il dolore della separazione, ma anche la possibilità di trovare conforto e significato negli ultimi momenti.

L’amicizia come sostegno nel percorso verso la morte

Un elemento centrale del film è il rapporto tra Martha e Ingrid, la sua amica che la accompagna in questo difficile percorso. L’amicizia tra le due donne offre un sostegno fondamentale a Martha, permettendole di affrontare la sua scelta con maggiore serenità e consapevolezza. Questo aspetto sottolinea l’importanza dell’accompagnamento e del supporto umano nelle fasi finali della vita, un tema strettamente legato alle cure palliative e all’assistenza ai malati terminali.

Oltre il dibattito: una riflessione sulla dignità umana

La stanza accanto non si limita a presentare una posizione a favore o contro l’eutanasia, ma offre una riflessione più ampia sulla dignità umana e sul diritto di ogni individuo di vivere e morire secondo le proprie scelte. Il film invita lo spettatore a confrontarsi con la complessità di questi temi, senza fornire risposte semplici o univoche. Il film che affronta con delicatezza e profondità temi complessi come l’eutanasia e il fine vita. Attraverso la storia di Martha e il suo rapporto con Ingrid, offre uno spunto di riflessione importante sulla dignità umana, il dolore e il significato della morte, aprendo un dialogo necessario su questioni che toccano profondamente la nostra società.

Noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo de Florentiis abbiamo parlato spesso di questo tema, riservandogli comprensione e le dovute attenzioni. Sappiamo che è un tema delicato, che merita comunque di essere trattato e analizzato, in quanto riguarda un dibattito sempre più acceso nella nostra società. La morte merita rispetto, lo dice la storia dell’uomo, e la necessità di onorare i nostri cari al momento della dipartita ha reso possibile, non solo la nascita, ma anche l’evoluzione del nostro lavoro, sempre a passo con i tempi e rispettoso di tutte le sensibilità. E questa sensibilità e rispetto deve esserci in tutte le manifestazioni della morte e nella scelta consapevole di lasciarsi e lasciare andare, accettando le decisioni nel rispetto di tutti, onorando sempre le scelte consapevoli e la vita del nostro caro. 

Videogiochi e la morte: un viaggio nell’aldilà

La morte, da sempre tema centrale nell’arte e nella letteratura, ha trovato negli ultimi anni una nuova casa, magari inaspettata per i più, nel mondo dei videogiochi. Già, un mondo nuovo e, soprattutto, un nuovo modo di esplorare questa tematica e renderla sempre più protagonista. Infatti se un tempo ci si limitava a rappresentare la morte come un semplice game over, come quella vita persa su Super Mario, oggi gli sviluppatori si spingono oltre, esplorando le sue sfumature più profonde e inaspettate, offrendo esperienze di gioco uniche e coinvolgenti.

La morte come meccanica di gioco

In molti videogiochi la morte sta diventando un elemento centrale del gameplay. In titoli come Dark Souls, la morte è una costante compagna di viaggio, un’opportunità per imparare dai propri errori e diventare più forti in futuro. In altri giochi, invece, la morte è un evento narrativo che innesca nuove sequenze e mondi, o apre nuove possibilità, e in alcuni videogiochi ci si spinge oltre la rappresentazione della morte, offrendo al giocatore la possibilità di esplorare l’aldilà, raccontano storie toccanti sulla morte e sulla perdita, invitando il giocatore a riflettere sulla propria mortalità.

Dall’arcaico al realistico

I videogiochi, negli anni, sono passati da semplici giochi arcade a simulazioni di vita estremamente dettagliate, dove i giocatori possono costruire relazioni, famiglie e intere città virtuali. Come già accennato inizialmente, la morte era un semplice game over, che sanciva la fine del gioco o il fallimento della missione. Oggi, invece, si sta trasformando sempre più in un evento narrativo che può innescare non solo nuovi mondi nel gioco, ma vere e proprie reazioni emotive profonde nei giocatori, tanto che giochi come Animal Crossing e The Sims hanno introdotto la possibilità di organizzare funerali virtuali, permettendo ai giocatori di elaborare il lutto in un ambiente sicuro. 

Con The Sims Life & Death Extension Pack si offre un’esperienza ancora più profonda, permettendo ai giocatori di affrontare tutte le fasi del lutto, dalla morte di un personaggio alla gestione delle pratiche funebri, mentre in A Mortician’s Tale ci si concentra sul lavoro di un impresario funebre, offrendo una prospettiva realistica e pragmatica sulla morte.

Giochi sui becchini: un tema poco esplorato

Se la morte e l’aldilà sono temi ricorrenti nei videogiochi, il mondo delle Onoranze funebri è ancora un territorio relativamente inesplorato. Eppure, questa professione, così intimamente legata alla vita e alla morte, offre un potenziale narrativo enorme.

Perché allora non esistono praticamente giochi su queste figure? Le risposte possono essere diverse, vediamole:

  • Sensibilità: il tema della morte e della decomposizione può essere delicato e difficile da trattare in un contesto videoludico.
  • Stereotipi: l’operatore funebre è spesso associato a immagini negative e stereotipi, rendendo difficile creare un personaggio complesso e sfumato.
  • Meccaniche di gioco: è complesso tradurre le attività di un onoranze funebre  in meccaniche di gioco divertenti e coinvolgenti.

I videogiochi stanno contribuendo a normalizzare la discussione sulla morte e sul lutto, rendendo questi temi più accessibili e comprensibili, oltre a offrire uno spazio sicuro per elaborare il dolore e la perdita. Inoltre stanno dimostrando di essere un mezzo sempre più efficace per esplorare temi complessi come la morte e l’aldilà. Sebbene i giochi incentrati sul nostro lavoro, quello delle Onoranze funebri, siano ancora rari, il potenziale narrativo di questo tema è enorme. In futuro, potremmo assistere a una proliferazione di titoli che affronteranno questo argomento con sensibilità e originalità. 

Noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo De Florentiis ci teniamo a chiudere questo articolo con una precisazione e una riflessione. La morte è un tema serio, forse il più serio che l’umanità ciclicamente affronta, e non dobbiamo stereotiparla né renderla un banale videogame. Ciò che ci auspichiamo, se questo tema dovesse diventare in futuro il protagonista principale di un gioco, è che questo diventi un ulteriore argomento di discussione e di comprensione per questo fatto che, speriamo il più in là possibile, riguarderà tutti noi. 

Le tecniche per la conservazione del corpo

Una delle pratiche più complesse, e al contempo tra le più importanti, che i professionisti delle onoranze funebri devono offrire, è sicuramente quella della conservazione del corpo all’interno della bara. Questo è un processo che mira a rallentare la decomposizione naturale o semplicemente ridare l’aspetto da vivo del nostro caro e le tecniche utilizzate dalle onoranze funebri variano a seconda delle circostanze e dalle richieste della famiglia, ma in generale si basano su alcuni principi fondamentali che hanno come scopo finale quello di aumentare la possibilità di esposizione del corpo per l’ultimo saluto, ma anche quello di conservare la salma in caso il decesso sia avvenuto lontano da casa o dal luogo prescelto per la sepoltura. 

Come già accennato le tecniche utilizzate per questo servizio sono diverse e dipendono da caso a caso. Vediamo le più usate:

Imbalsamazione:

Lo scopo è quello di rallentare significativamente la decomposizione, permettendo una migliore conservazione del corpo per periodi più lunghi. Il processo è antico e risale agli egizi e nella versione più moderna consiste nell’introdurre nel corpo un fluido conservante che sostituisce i liquidi corporei, disinfetta i tessuti e conferisce una rigidità temporanea. In questo modo il corpo assume un aspetto più naturale e può essere esposto più a lungo. Questa tecnica è usata solo in determinati casi, e in Italia è comunque vietata l’imbalsamazione completa, ma queste tecniche sono concesse. Naturalmente verranno eseguite da un professionista. 

Raffreddamento:

Lo scopo è quello di rallentare l’attività batterica che causa la decomposizione.

Il corpo viene conservato in celle frigorifere a temperature controllate sino al momento in cui non viene riposto nel baule che, soprattutto nel periodo di caldo estivo, sarà dotato di tutte le misure per permettere al corpo di stare fresco e conservarsi meglio. Infatti con questa tecnica la decomposizione viene notevolmente rallentata, ma non arrestata completamente. 

Tanatoprassi:

Ne Abbiamo già parlato in un articolo, dove diciamo che lo scopo di questa tecnica non è prettamente conservativo ma è quello di migliorare l’aspetto estetico del corpo. Il processo comprende una serie di trattamenti che vanno dalla pulizia e disinfezione del corpo alla ricostruzione di eventuali lesioni, per fare assumere al corpo un aspetto più naturale durante tutta l’esposizione alla veglia funebre.

Materiali della bara:

Anche se questi non sono dei trattamenti da eseguire sulla salma, anche i materiali della bara svolgono un ruolo fondamentale nelle tecniche di conservazione del corpo. Pensa che la semplice scelta del legno, e addirittura dell’imbottitura,  influiscono sulla durata della conservazione, mentre il processo di sigillatura aiuta a prevenire l’ingresso di umidità e di insetti, rallentando la decomposizione.

Condizioni ambientali:

Le condizioni ambientali, il clima e la stagione sicuramente influiscono, positivamente o meno, sulla conservazione della salma. Per quanto riguarda la temperatura il discorso è intuitivo: temperature basse e secche rallentano la decomposizione, mentre temperature elevate e umidità la accelerano. Per questo le agenzie di onoranze funebri devono essere attrezzate per poter preparare il defunto qualunque sia la condizione ambientale e la stagione.

Fattori che influenzano la conservazione:

Un’altra importante variabile da considerare è la causa del decesso. Infatti alcune cause di morte possono accelerare la decomposizione. In certi casi, se la causa della morte viene da un trauma violento, le attività delle Onoranze funebri diventano indispensabili per conferire alla salma, o con le giuste tecniche di conservazione, o con la tanatoprassi, un aspetto sereno e naturale. 

È fondamentale affidarsi a professionisti del settore, come le Onoranze Funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, per la scelta delle tecniche di conservazione più adatte e per garantire il rispetto delle normative vigenti. Infatti non possiamo liberamente decidere di cosa fare della salma del nostro caro, e nemmeno rispettare le sue ultime volontà se queste vanno contro la legge. Sicuramente dei professionisti formati come noi sapranno darti la migliore soluzione, la più discreta e sicura per permettere al caro estinto di poter essere salutato serenamente. 

Preservare il ricordo. La terapia della dignità.

La terapia della dignità, sviluppata da Harvey Max Chochinov, è un approccio psicoterapeutico innovativo che si rivolge alle persone che si trovano a fare i conti con una malattia che limita la durata della vita, e al contempo a chi resta dopo che questa persona non ci sarà più. Questa terapia si concentra sul migliorare la qualità di vita residua del paziente, aiutandolo a accettare la propria condizione, affrontare le emozioni difficili, rinforzare il senso di dignità e sistemare eventuali questioni relazionali ancora in sospeso.

Obiettivi

L’obiettivo principale è quello di accompagnare la persona verso una morte serena e dignitosa, offrendo strumenti per diminuire la sofferenza, migliorare il benessere psicologico e rafforzare i legami affettivi, oltre a lasciare un ricordo positivo dopo la morte ai suoi cari. La terapia della dignità si basa su un ascolto attivo ed empatico, e su tecniche specifiche per esplorare i bisogni profondi, favorire la comunicazione con i propri cari e sostenere la speranza e il ricordo. 

Sebbene la terapia della dignità sia principalmente focalizzata sul sostegno del paziente durante la fase terminale della vita, i suoi effetti si estendono anche al periodo successivo alla morte.

Per chi resta

La terapia della dignità non si limita al solo paziente, ma offre un supporto fondamentale anche ai familiari e agli operatori sanitari coinvolti. Attraverso colloqui e debriefing, si cerca di elaborare il lutto, favorire la comunicazione e promuovere un sano processo di elaborazione del dolore. Una delle parti più importanti della terapia della dignità incoraggia il paziente a riflettere sul proprio vissuto e a lasciare un messaggio ai propri cari. Questo può assumere diverse forme, come una lettera, una registrazione audio o video, un elaborato o semplicemente un momento di condivisione profonda. Questo lascito, sicuramente emozionante e intimo, sarà sicuramente di grande conforto per i familiari, sia nel momento immediatamente successivo al lutto, sia nel tempo.

Come farla

La terapia della dignità solitamente è integrata in un percorso di cure palliative più ampio, che prevede il coinvolgimento di diverse figure professionali (medici, infermieri, psicologi, assistenti sociali) e l’offerta di un supporto globale al paziente e alla sua famiglia. Il supporto psicologico offerto dalla terapia può aiutare i familiari a elaborare il lutto in modo più sano e completo e, attraverso un rafforzamento dei legami familiari e la condivisione di ricordi ed emozioni, si acquisisce la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per preservare il ricordo positivo che perdurerà nel tempo.

Il documento generativo

La terapia ha come ultimo lascito il Documento Generativo, cioè un elaborato, solitamente scritto, che viene lasciato come eredità spirituale alle famiglie e ai cari dopo la dipartita. Questo viene redatto grazie all’aiuto del terapista, o della figura delegata, ascoltando, accogliendo e guidando il paziente, attraverso un percorso specifico e dedicato, che permetterà di raccogliere tutte le emozioni, sensazioni e ricordi che si vogliono tramandare. Sarà il paziente stesso a decidere chi saranno i destinatari di questo elaborato, che sarà consegnato e letto solo dopo la morte. Lo scopo, soprattutto nel caso di un percorso di cure palliative, dove paziente e familiari sono considerati un’unica entità di cura, è quello di alleviare il dolore, favorire una più rapida elaborazione del lutto e lasciare un ricordo indelebile e di conforto nel tempo, soprattutto nei periodi delle ricorrenze, considerati i più difficili da metabolizzare. 

La terapia della dignità rappresenta un approccio innovativo e prezioso per affrontare le sfide del fine vita, offrendo un sostegno psicologico personalizzato e attento ai bisogni individuali. Il successo di questa terapia sicuramente è nella sua accezione dualista, da una parte la dignità del malato e dall’altra parte il sostegno che i suoi cari avranno nel momento della dipartita. La morte è un momento di passaggio importante e segnante, noi delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo de Florentiis lo ripetiamo spesso, e ogni aiuto per favorire una rapida elaborazione del lutto e garantire che il ricordo positivo si tramandi nel tempo, è importantissimo e a volte indispensabile. 

Il Muro Emotivo: una barriera protettiva

La perdita improvvisa di una persona cara, soprattutto in giovane età, lascia un vuoto incolmabile nel cuore e nella vita di chi resta. Questo vuoto, spesso accompagnato da un dolore intenso e persistente, può proiettare un’ombra lunga e oscura sulle relazioni future, in particolare quelle amorose. Molti si trovano a chiedersi se sia possibile amare di nuovo dopo aver sperimentato una perdita così devastante, e la risposta, purtroppo, non è semplice. La morte di una persona cara, soprattutto se inaspettata, innesca, come sappiamo, un processo di lutto complesso e individuale. Il dolore, la rabbia, la confusione e la paura sono emozioni intense e spesso travolgenti, che possono condizionare profondamente la nostra visione del mondo e delle relazioni interpersonali future. 

“Non ero mai stata in cimitero nel giorno dei morti. Dopo l’evento che più di ogni altro aveva segnato la mia vita, mi ero sempre astenuta da quell’annuale pellegrinaggio, riservando le visite a mio padre a momenti inusuali, nei quali sapevo di poter sostare in solitaria e indisturbata davanti alla sua tomba”

(Angela Capobianchi, I giochi di Carolina)

Il muro emotivo

È questo passaggio del libro di Capobianchi che ci ha ispirato nel parlare di questo argomento. Uno dei primi ostacoli che si incontrano nel tentativo di riaprire il cuore all’amore è la costruzione di un muro emotivo. Questo muro, eretto per proteggersi da un’ulteriore ferita, può manifestarsi in diversi modi. La paura di amare nuovamente è spesso radicata nella convinzione che un nuovo legame affettivo possa portare a un’altra perdita dolorosa e alcuni provano un senso di colpa per aver pensato di poter amare di nuovo, come se fosse un tradimento nei confronti della persona scomparsa. Questo porta alla tendenza di isolarsi ed evitare le relazioni interpersonali profonde come a creare una barriera per proteggersi da un eventuale nuovo dolore. 

Una barriera protettiva

Il muro emotivo è una sorta di corazza psicologica che costruiamo per proteggerci dal dolore, dalla paura e da altre emozioni negative. Dopo una perdita significativa, come la morte di una persona cara, questo muro può diventare particolarmente solido e difficile da abbattere. È un meccanismo di difesa naturale che ci permette di far fronte a un trauma, ma che, se non gestito correttamente, può isolarci dagli altri e impedirci di vivere appieno la nostra vita, come se entrassimo in un buco nero che risucchia le nostre emozioni. 

Come superare le difficoltà

Superare il dolore della perdita e riaprire il cuore all’amore richiede tempo, pazienza e un profondo lavoro su se stessi. Il lutto è un processo individuale e non esistono tempi prestabiliti per guarire. È importante concedersi il tempo di elaborare il dolore e di accettare la perdita. Per questo sarà molto importante parlare con amici, familiari o un terapeuta, che saranno sicuramente di grande aiuto per esprimere le proprie emozioni e ricevere il giusto sostegno. Mantenere vivo il ricordo della persona amata, e abbiamo visto in altri articoli quanti modi esistono, può aiutare a elaborare il lutto e a riaprirsi gradualmente alle relazioni interpersonali, anche quelle più superficiali, per ritrovare un senso di  connessione con gli altri.

Il giorno dei  morti: un ponte verso la guarigione

Il giorno dei morti, pur essendo un momento di commemorazione e dolore, può rappresentare anche un’opportunità per superare questo muro emotivo. questa festività, infatti, offre uno spazio sicuro e socialmente accettato per esprimere il proprio dolore e la propria tristezza. Piangere, ricordare e condividere i propri ricordi con gli altri può essere un primo passo importante per liberarsi dalle emozioni represse e per ritrovare una connessione col resto dell’umanità che ci sembra perduta. Visitando il cimitero o partecipando a riti commemorativi, si può rafforzare il legame con la persona scomparsa e sentirsi meno soli ma anche favorire l’incontro con altre persone che hanno vissuto un lutto simile, e iniziare a capire che non abbiamo questa esclusiva. Perciò questa ricorrenza può essere un’occasione per trasformare il dolore in qualcosa di positivo, come la gratitudine per il tempo trascorso insieme alla persona amata o l’impegno a vivere al meglio la propria vita in sua memoria.


È importante ricordare che il dolore della perdita, per quanto intenso, non dura per sempre. Con il tempo e il giusto supporto, è possibile guarire e riprendere a vivere. Amare di nuovo non significa dimenticare chi abbiamo perso, ma significa trovare la forza di andare avanti e di costruire un nuovo futuro. Il muro emotivo è una reazione naturale alla perdita di una persona cara, tuttavia, è importante ricordare che non è un ostacolo insormontabile. Il giorno dei morti,
insieme ad altre strategie, può rappresentare un’opportunità per iniziare a smantellare questo muro e riaprirsi alla vita. Noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo de Florentiis siamo una piccola parte di questo processo, in quanto ti aiutiamo a alleggerirti e a non dover pensare al rito funebre, ma solo ad onorare la memoria del tuo caro. 

Autunno, una stagione di parole e ombre: la letteratura di fronte alla morte

L’autunno, con la sua atmosfera malinconica e le giornate che si accorciano, è da sempre associato alla commemorazione dei defunti. Le foglie che cadono dai rami spogli sembrano riflettere la fragilità della vita e l’inevitabilità della morte, temi che hanno da sempre affascinato e inquietato l’uomo. La letteratura, con la sua capacità di evocare emozioni e sensazioni, ha spesso scelto questo periodo come sfondo per raccontare storie di lutto, di nostalgia e di perdita.

La tradizione letteraria è ricca di opere che hanno saputo cogliere l’essenza malinconica autunnale, trasformando la morte da evento tragico in un’occasione per riflettere sulla vita, sull’amore e sui legami che ci uniscono ai nostri cari. I poeti, in particolare, hanno trovato in questa stagione un’ispirazione profonda, dando voce al dolore e alla speranza.

Giovanni Pascoli: l’autunno come metafora della vita

Uno dei poeti che più ha saputo catturare l’atmosfera di questa stagione è stato Giovanni Pascoli. Nelle sue poesie, l’autunno diventa una metafora della vita che declina. In Novembre, il poeta descrive un paesaggio autunnale che sembra riflettere il suo stato d’animo: la natura morente diventa lo specchio di una perdita interiore, di un dolore profondo e intimo.

Pascoli, attraverso un linguaggio ricco di simboli e suggestioni, riesce a trasmettere al lettore un senso di malinconia e di nostalgia, ma anche una profonda consapevolezza della bellezza della vita, anche di fronte alla morte.

La morte come tema universale nella letteratura

Il tema della morte non è esclusivo della letteratura italiana. In ogni cultura e in ogni epoca, gli scrittori hanno affrontato questo argomento, cercando di dare un senso al mistero dell’esistenza e di offrire conforto a coloro che sono stati toccati dalla perdita.

Dall’antica Grecia, con le tragedie di Eschilo e Sofocle, fino ai romanzi contemporanei, la morte è sempre stata presente, sia come protagonista che come sfondo delle storie. Autori come Edgar Allan Poe, con le sue atmosfere tenebrose e i suoi racconti macabri, o Gabriel García Márquez, con la sua capacità di fondere realtà e fantasia, hanno esplorato le diverse sfaccettature della morte, dalla paura alla speranza, dalla disperazione alla redenzione.

La letteratura contemporanea: nuove sfumature di un tema eterno

Se nella letteratura classica e romantica l’autunno è spesso associato a un’atmosfera malinconica e introspettiva, nella narrativa contemporanea questo periodo assume sfumature più complesse e sfaccettate. Gli scrittori contemporanei, infatti, non si limitano a descrivere il dolore della perdita, ma esplorano le diverse modalità con cui l’individuo affronta la morte, le sue implicazioni sociali e le sue conseguenze psicologiche. Haruki Murakami esplora spesso il tema della morte attraverso atmosfere oniriche e surreali, ponendo interrogativi sulla natura della realtà e sull’identità; Don DeLillo affronta il tema della morte in modo più razionale e filosofico, esplorando le paure e le ansie dell’uomo contemporaneo di fronte all’ignoto, mentre la scrittrice italiana Elena Ferrante esplora il tema della morte attraverso le relazioni umane, mostrando come la perdita di una persona cara possa influenzare profondamente la vita degli altri.

La morte come personaggio

In molti romanzi contemporanei, la morte non è più un semplice sfondo, ma diventa un vero e proprio personaggio, con un ruolo attivo nella trama. Viene personificata, antropomorfizzata, e spesso dialoga con i personaggi vivi, ponendo interrogativi sulla natura dell’esistenza e sul senso della vita. In altri casi, funge da catalizzatore per l’azione, innescando una serie di eventi che mettono alla prova i personaggi e li costringono a confrontarsi con le proprie paure e le proprie fragilità. La morte non è più vista esclusivamente come una fine, ma anche come un’opportunità di rinascita, di liberazione dal dolore e dalle sofferenze. Molti scrittori contemporanei affrontano il tema della morte in modo più laico e razionale, integrandolo nella narrazione come un evento naturale e inevitabile, cercando di esplorare anche le implicazioni sociali, affrontando temi come l’eutanasia, il lutto e il rapporto tra la vita e la morte in una società sempre più tecnologica.

L’autunno, con la sua atmosfera malinconica e introspettiva, è una stagione che ci invita a riflettere sulla vita e sulla morte. La letteratura, con la sua capacità di evocare emozioni e sensazioni, ci offre un modo per esplorare questo tema complesso e affascinante. Le opere letterarie che parlano di questi argomenti indubbiamente sono state ispirate da questa atmosfera spesso malinconica, ma, soprattutto con gli autori contemporanei, ci ricordano che la vita è un dono prezioso, da vivere intensamente e con consapevolezza, e che la morte, pur essendo inevitabile, non è la fine di tutto. E, nel nostro piccolo, anche noi delle Onoranze Funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, siamo convinti di questo.

Detti e aforismi sulla morte: riflessioni su parole eterne

“Chi ben vive, ben muore”

“La morte è certa, l’ora è incerta”

“Chi muore da giovane va in paradiso”

“Pagare e morire c’è sempre tempo”

Chi non ha mai sentito uno di questi proverbi? E chissà quanti altri ne conoscerai. La morte, tema universale e inevitabile, ha da sempre ispirato filosofi, poeti, persone comuni e detti popolari. Nel corso dei secoli, infatti, ne sono nati innumerevoli, sia di detti che aforismi, che tentano di dare un senso a questo mistero, di consolare, di riflettere, di preparare.

Siamo italiani, non possiamo nasconderlo, e la nostra lingua è ricca di proverbi e detti che affrontano il tema della morte con una miscela di fatalismo, accettazione e speranza. Tutti noi abbiamo almeno una volta sentito un proverbio su questo argomento, o abbiamo usato un aforisma per ricordare un nostro caro che non c’è più, sempre con lo scopo di accelerare il processo di accettazione

Perché diciamo questi detti?

L’uso di detti e aforismi sulla morte serve a diversi scopi, come esprimere solidarietà e offrire parole di conforto in momenti di lutto, invitare a pensare al senso della vita e alla propria mortalità, aiutare a fare i conti con l’inevitabilità della morte, ma anche a trasmettere valori e credenze da una generazione all’altra o identificare una comunità. 

La genesi dei detti sulla morte spesso è frutto di esperienze personali, infatti la perdita di una persona cara può ispirare riflessioni profonde e dare origine a frasi memorabili, ma anche da osservazioni sulla vita e da credenze religiose e filosofiche. Le diverse culture e religioni hanno sviluppato visioni differenti della morte, influenzando il modo di parlarne e di raccontarla, a volte utilizzando frasi profonde, a volte prendendosene gioco, come ad allontanarla. 

Non solo in Italia

L’idea di confrontare i detti sulla morte in diverse culture è affascinante e ci permette di scoprire come le diverse società affrontano un tema così universale. Questo confronto risulta interessante perché ci permette di avere visioni del mondo diverse: ogni cultura ha una propria visione del mondo, dell’anima e dell’aldilà e questo si riflette inevitabilmente nei detti e nei proverbi sulla morte. Come già accennato i detti sulla morte spesso riflettono i valori fondamentali di una cultura, come la famiglia, l’onore, la religione. Ogni cultura ha i propri rituali e modi di affrontare il lutto. I detti possono offrire indicazioni su questi processi.

Esempi di detti da diverse culture

Nella cultura occidentale i detti, in genere, cercano di enfatizzare l’importanza di una vita virtuosa e rispettosa del prossimo, mentre se guardiamo al passato ritroviamo un monito alla consapevolezza della propria mortalità, soprattutto con la prima cristianizzazione.
Nelle culture orientali, la morte è solo un passaggio ad un’altra vita, pensiamo al buddismo che sottolinea la ciclicità della vita e la reincarnazione.
Le culture africane ci offrono una visione diversa e romantica della morte, infatti in queste i morti non sono mai veramente morti finché sono ricordati, sottolineando l’importanza della memoria degli antenati.
Nelle culture amerindiane quando un uomo muore, una stella nasce simboleggiando la trasformazione dell’anima dopo la morte.
Naturalmente il discorso sarebbe infinito, qui abbiamo voluto riportare alcuni esempi. 

I detti e gli aforismi sulla morte sono un prezioso patrimonio culturale che ci accompagna da secoli. Attraverso queste brevi frasi, esprimiamo le nostre emozioni più profonde e cerchiamo di dare un senso a un mistero che affascina l’umanità da sempre.

Naturalmente anche il nostro lavoro, quello delle Onoranze funebri Emidio e Alfredo De Florentiis, è pieno di detti e aforismi, fortunatamente simpatici il più delle volte, che ci rendono fieri comunque di far parte del processo di accettazione di questo fatto umano inevitabile. 

11 domande (e risposte) sulla morte

La perdita di una persona cara, lo abbiamo visto diverse volte, è un’esperienza universale che lascia un vuoto incolmabile. Il dolore, la confusione e le domande che ne derivano sono spesso travolgenti. Abbiamo già affrontato questo tipo di argomento in un precedente articolo, ma  in questo esploreremo alcune delle domande più personali e intime, e le relative risposte, che ci poniamo di fronte alla morte di una persona amata, cercando di offrire una comprensione più profonda delle emozioni e dei processi coinvolti nel lutto. in particolare vogliamo offrirti un estratto di un articolo pubblicato su la mente è meravigliosa dove l’autore cerca di dare una risposta a queste domande, apparentemente banali ma che in quel momento possono darci un grande disagio. 

  • Dimenticherò la sua voce, la sua risata, il suo viso? No, questo non succederà mai, rimarranno sempre nei nostri ricordi, anche se diventeranno meno nitidi col tempo.
  • Sto impazzendo? Riuscirò a sopportarlo? È normale sentirsi così all’inizio. È una reazione comune al dolore, e si sopravvive, ma bisogna darsi il tempo di metabolizzare la perdita.
  • Quanto durerà tutto questo? Il tempo varia da persona a persona, ma il primo anno, soprattutto quando si avvicinano le feste e le ricorrenze, è solitamente il più difficile.
  • Tornerò ad essere come prima? No, dobbiamo essere realisti, ogni perdita ci cambia, ma possiamo crescere e trovare nuovi equilibri.
  • Perché è successo a me? Perché mi ha lasciato? Perché adesso? Sono domande naturali, ma non sempre hanno risposte. Cercare di dare un senso può aiutare, ma non dobbiamo cercarlo a ogni costo. 
  • Sono malato/a? No, non si è malati, è una reazione emotiva normale, che a volte colpisce anche il fisico, ma non dobbiamo preoccuparci, passerà appena riusciremo a rilassarci. 
  • Ho bisogno di aiuto psicologico? Dipende da persona a persona. Se il dolore è troppo forte, sicuramente un professionista può aiutare.
  • Che ne faccio delle sue cose? Non c’è una risposta giusta. Ognuno decide in base alle proprie emozioni o cercando di rispettare le scelte che il nostro caro avrebbe fatto in vita.
  • Il tempo guarisce tutto? No, purtroppo il tempo non guarisce, soprattutto se è un lutto al quale non eravamo preparati, ma ci dà una nuova prospettiva e attenua il dolore.
  • Quando finisce il lutto? Quando torniamo a vivere e a investire nelle nostre relazioni, quando metabolizziamo, quando il pensiero non ci crea tristezza e quando riusciamo a raccontare il ricordo positivo che ci ha lasciato il nostro caro.
  • Che ne faccio di tutto ciò che sto provando? Esplorare le emozioni attraverso la scrittura, la musica o altre attività può aiutare. Questo periodo di forti sensazioni può essere trasformato in qualcosa di positivo.

In sintesi, il lutto è un processo individuale e complesso. È normale provare una gamma di emozioni intense e porsi molte domande. Non esiste una soluzione unica, ma è importante concedersi il tempo di elaborare il dolore e cercare il supporto necessario. Anche se alcuni di questi quesiti ci sembrano banali e poco intelligenti, non dobbiamo mai scordarci che durante questo periodo siamo estremamente fragili, la vita cambia in pochi minuti, ciò che succede nei giorni successivi al lutto ci travolge ed è solo dopo alcuni giorni, quando finalmente possiamo fermarci, che le domande ci piombano pesanti sulle spalle. L’essere consapevoli che non esiste nulla di sbagliato, e che questa è una normale reazione degli esseri umani alla morte, sicuramente sarà un piccolo appiglio per iniziare a elaborare il lutto.

Il lutto è un percorso individuale e non esiste una risposta unica a tutte le domande che sorgono in quel momento. È importante ricordare che è normale provare una vasta gamma di emozioni e che il tempo è un alleato prezioso nella guarigione. L’accettazione della perdita, seppur dolorosa, è il primo passo verso la ripresa. Ricercare il supporto di amici, familiari o di un professionista può essere di grande aiuto durante questo difficile momento. Noi, delle onoranze funebri Emidio e Alfredo de Florentiis, per via del nostro lavoro, viviamo con voi attimi di questo dolore, sollevandovi, grazie alla nostra preparazione e professionalità, da tutte quelle incombenze burocratiche e organizzative che aggiungerebbero fastidio al  dolore già intenso. Il nostro aiuto vi permetterà di onorare e celebrare la vita del vostro caro che ci ha lasciato, nel rispetto delle sue volontà e dei desideri.